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[Recensione] The Witcher 3: Wild Hunt – L’ultima avventura

Cinque anni di gestazione sono un periodo decisamente lungo per lo sviluppo di qualsiasi videogame, ma è forse il giusto prezzo da pagare quando si lavora alla conclusione di una delle serie ruolistiche più apprezzate della scorsa generazione. Il primo The Witcher è arrivato su PC senza avere in realtà troppe pretese, un gioco caratterizzato da una trama solidissima, meccaniche di combattimento piuttosto insipide ma una caratterizzazione dei personaggi stellare. The Witcher 2 ha abbracciato gli standard del gaming moderno implementando un combattimento tattico, impegnativo fino a divenire frustrante, ma garantendo un prodotto hardcore per la playerbase di appassionati. Ora è tempo di addentrarci nella terza avventura dello Strigo Geralt di Rivia. L’ultima.

The Witcher 3: Wild Hunt

L’ultimo capitolo della saga di Geralt è molto più “personale” rispetto ai due prequel. Dopo aver avuto a che fare con intrighi, tradimenti, assassini di re e rivolte popolari, è tempo di concentrarsi sull’aspetto più umano di un personaggio tra i più riusciti della storia dei videogame.
Aver giocato ai precedenti episodi della serie vi permetterà di cogliere molte sfumature, di riconoscere immediatamente i personaggi, magari ricorderete a memoria come creare alcune delle pozioni. Tuttavia, The Witcher 3 si fa apprezzare anche da chi non ha mai toccato uno dei prequel, grazie a dialoghi intelligenti e ad un compendio ingame in linea con il passato.

A dirla tutta, gli unici in grado di comprendere appieno le motivazioni e le relazioni tra i personaggi chiave saranno quei giocatori che avranno letto i romanzi della saga. Questo perché la trama del gioco verte intorno a Ciri, quasi una figlia per Geralt, eppure personaggio assente dai due giochi precedenti. Ciri è in effetti il nodo centrale della vicenda: durante l’infanzia ha ricevuto un addestramento da witcher, mostrando però di possedere delle abilità uniche, che ne faranno oggetto di interesse della Caccia Selvaggia (Wild Hunt), un gruppo di spettri demoniaci dai poteri sconfinati.
Il legame tra Geralt e la ragazza verrà approfondito nel corso delle cinquanta ore necessarie per completare la storia principale, una storia che non ha i ritmi serrati del secondo capitolo, e che appare meno pretenziosa in quanto a epicità.
E’ comunque una trama appassionante, ben sceneggiata, che si poggia su dialoghi eccellenti, interpretati in modo splendido dai doppiatori americani. Tornano i menu a scelta multipla, che ci permetteranno di condurre le conversazioni nella maniera desiderata. Non ci sarà giusto o sbagliato, le nostre parole potranno avere sfumature diverse, le conseguenze saranno spesso radicali.
Tanti giochi si vantano di possedere una trama dinamica legata a dialoghi stabiliti dall’utente: The Witcher 3 è il primo gioco dove è possibile toccare con mano tale libertà, dove le nostre scelte avranno un effetto tangibile sugli NPC e sulle comunità che incontreremo nel nostro peregrinare.

Se nei precedenti episodi avevamo viaggiato per il mondo cercando di risolvere questioni più grandi di noi, adesso le cose appaiono nettamente ridimensionate, Geralt è poco più di un uomo in un mondo aperto e palpitante, un mondo caotico, confuso e splendidamente sfumato. Proprio questo mondo è il vero capolavoro di CD Projekt Red, l’elemento di distacco col passato, la promessa fatta al giocatore di poter andare ovunque desideriamo, quando lo desideriamo, senza tempi di caricamento e con una sensazione di continuità straordinaria. Il mondo di The Witcher 3 è enorme, vario, disseminato di insidie, tesori e segreti, villaggi sperduti e persone in difficoltà, creature potenti che non vedono l’ora di farci la pelle. E nei panni di Geralt saremo del tutto liberi di esplorare tanta magnificenza, a piedi o in groppa al nostro destriero, apprezzando la bellezza del meteo variabile, le luci del giorno e della notte, sotto il sole, le raffiche di vento, la pioggia battente.
Fortunatamente è stato implementato un sistema di spostamento rapido, che ci permetterà di raggiungere istantaneamente i luoghi già visitati. In questo caso, entrambe le edizioni console del gioco soffrono di tempi di caricamento piuttosto lunghi, cosa molto meno evidente su PC, inesistente se installate il gioco su SSD.
L’open world alla The Elder Scrolls ha portato con sé tutta una serie di problematiche tecniche davvero difficili da evitare. Mettersi a saltare per scalare ostacoli potrebbe portare ai classici errori di compenetrazione poligonale, a calcoli sbagliati nelle inclinazioni dei modelli, a posizioni irreali assunte da Geralt, dal cavallo o dagli NPC, e qualche volta potremo anche “bloccarci” tra un poligono e l’altro, cosa che richiede di ripristinare il precedente salvataggio. Quando si realizza un mondo di gioco così vasto e si cerca una struttura open, difetti del genere sono quasi fisiologici, vanno certamente compresi, ma non giustificati. A onor del vero non si tratta di problemi che rovinano l’esperienza di gioco, ma vedere il proprio cavallo in diagonale tra la strada e una roccia è triste, e di certo non aiuta nell’immersività dell’ambiente.
Altro difetto riguarda le collisioni: in più circostanze abbiamo trovato errata la quantità di danni riportati a seguito di una caduta da altezze in realtà irrisorie. Nulla di trascendentale, ed è più che probabile che gli sviluppatori correggano tutto con la release di qualche patch più avanti.

Ciò che aiuta sono invece i corollari alla trama di base, le innumerevoli missioni secondarie in cui potremo imbatterci per approfondire il lore del franchise, migliorare il nostro personaggio e gestire tutta la sfera ruolistica della produzione. Le quest potranno riguardare le classiche taglie messe sui mostri che infestano le varie zone di gioco, che in quanto witcher rappresenteranno la miglior fonte di guadagno per le nostre finanze. Alternativamente alcuni paesani potranno chiederci di collezionare un certo numero di oggetti e via dicendo, nulla di particolarmente innovativo o diverso rispetto al passato. Si tratta tuttavia di una maniera per staccare un po’ dalla storia principale, che in linea di massima consisterà nel viaggiare da una parte all’altra della mappa di gioco alla ricerca di indizi su Ciri, indizi che riceveremo solo dopo aver fatto dei “favori” a determinati NPC. Se la struttura appare poco entusiasmante, gli ottimi dialoghi di gioco rendono le cose più interessanti e sempre piacevoli.
Tra le missioni secondarie sono presenti anche delle quest più impegnative, che richiederanno un buon numero di ore per essere portate a termine, coinvolgendo più aree di gioco. Dopo aver passato circa un centinaio di ore con questo The Witcher 3 ci renderemo conto di quanti contenuti gli sviluppatori siano realmente stati capaci di inserire, per una longevità complessiva che dovrebbe aggirarsi intorno alle 200 ore, nel caso dei completionist.

Ad assisterci nelle nostre avventure è un nuovo sistema di combattimento, molto diverso rispetto al passato, più immediato, semplice da apprendere ma comunque abbastanza complesso da padroneggiare. Si è cercato in qualche modo di miscelare quanto visto nel secondo capitolo con lo stile più action dei vari Batman Arkham, mantenendo la possibilità di parare e di schivare, ma rendendo le fasi di attacco più semplici.
Geralt sceglierà in autonomia la spada corretta in base alle diverse situazioni (acciaio per gli umani, argento per i mostri), continueremo a disporre di un attacco leggero e uno pesante, la schivata è stata ampiamente migliorata e l’uso della magia risulta ora più determinante e sensato. Sarà possibile potenziare il nostro witcher creandone uno fortemente votato ai Segni (la magia per l’appunto), che potranno da soli sopperire all’uso delle armi da taglio. I diversi elementi avranno effetti diversi e potenziabili in base alla skill, offrendo una notevole diversificazione sia in fase di attacco che di difesa. I giocatori più tradizionalisti potranno comunque affidarsi alle classiche spade, ancora ottime nello svolgere il proprio lavoro.
Non pensiate però che il gioco sia divenuto in qualche modo casual o troppo semplice. E’ comunque necessaria una buona dose di attenzione durante gli scontri più importanti, e se buttare al tappeto un drowner sarà un gioco da ragazzi vi assicuriamo che alcuni scontri vi porteranno ad imprecare non poco. Gli sviluppatori hanno comunque dato la possibilità di scegliere un livello di difficoltà in base ai propri gusti: il livello Normale risulta in effetti molto più accessibile di quanto visto in The Witcher 2, e consigliamo ai veterani di impostare lo step successivo, qualora foste alla ricerca di un’esperienza altrettanto impegnativa.

Semplificazioni anche per quanto concerne il sistema di alchimia e in generale il crafting. Potremo creare i nostri oggetti molto più liberamente, senza la necessità di ricorrere alla meditazione, ma semplicemente accedendo al nostro inventario e utilizzando gli ingredienti richiesti. Le piante, i fiori e le erbe saranno adesso indicate con un’icona nella mini mappa in alto a destra sullo schermo, esattamente come avviene nel franchise di Far Cry. In pratica non sarà più necessario aguzzare la vista e cercare in lontananza, ma basterà farsi una corsa tenendo d’occhio il radar per controllare i diversi punti di interesse.
Rimangono gli schemi da trovare all’interno di casse del tesoro o all’interno di dungeon oscuri, che potremo poi portare all’armaiolo per creare equipaggiamenti ad hoc.

Abbiamo testato il gioco su più configurazioni, e dobbiamo ammettere che la versione console non è esattamente soddisfacente. Tralasciando l’ovvio downgrade grafico rispetto al PC, vi sono dei cali di framerate evidenti sia su PlayStation 4 che su Xbox One, e i tanto agognati 30fps non sono affatto una presenza costante. Ora, non stiamo dicendo che il prodotto sia ingiocabile, ma alcune sessioni in groppa al cavallo e alcuni combattimenti risultano più difficili da quanto non dovrebbero, a causa appunto di un framerate che a occhio si posa tra i 15 e i 30fps.
Su PC abbiamo ottenuto risultati migliori di quanto i requisiti hardware del gioco facessero credere. L’engine è meno esoso di quanto potrebbe apparire: su i5 3570K e HD 7870 siamo riusciti a giocare con tutto su Ultra a 1080p e risultati tra i 30 e i 20fps. Con lo stesso processore e una GTX 980 si mantengono senza problemi i 60fps in Full HD, mentre in 2K non siamo scesi sotto i 35fps. Su A10 7850K e R9 280 abbiamo giocato senza problemi con tutto su Alto a 1080p. In tutti i casi abbiamo utilizzato delle RAM Corsair Vengeance da 1866MHz, in moduli da 8GB, che a rigor di logica dovrebbero aver castrato i risultati ottenuti in 2K.
Per comparare i nostri risultati con la vostra configurazione vi consigliamo di dare un’occhiata alla nostra Scala delle Prestazioni.
In linea di massima se disponete di un PC di fascia media riuscirete tranquillamente a gestire il gioco con risultati superiori rispetto a una console. Sia Xbox One che PlayStation 4 hanno a video una complessità paragonabile alle impostazioni medio/alte della versione PC, con shader leggermente diversi. Nel caso di Xbox One la risoluzione è una 900p, contro i 1080p di PS4.

Ciò che invece ci ha parecchio contrariati è l’evidente downgrade grafico del gioco rispetto a quanto mostrato durante i video di presentazione. La grafica conta su shader molto diversi rispetto a quanto eravamo stati portati a credere con i primi video, evidentemente creati per alimentare l’hype ma basati su un engine troppo pesante. Ciò che infastidisce è come l’azienda abbia in qualche modo preso in giro la playerbase, probabilmente per aumentare il numero di prenotazioni, senza però far parola di tale downgrade. Realizzeremo al più presto uno speciale in merito, perché riteniamo il marketing fuorviante una delle cose più scorrette nei confronti del consumatore, cosa tra l’altro già avvenuta durante questa generazione sia con Watch Dogs di Ubisoft che con Destiny di Activision.
Fortunatamente, essendo The Witcher un franchise molto amato, i modder si sono immediatamente messi al lavoro sulla versione PC del gioco, creando un kit che riporta il gioco alla bellezza inizialmente promessa dagli sviluppatori. Il kit si chiama SweetFX, è attualmente in lavorazione ma può essere già scaricato in versione preliminare. Potete documentarvi ulteriormente cliccando sul link.

Conclusioni
The Witcher 3 è la degna conclusione delle avventure di Geralt di Rivia, un prodotto non perfetto, ma che ridefinisce il concetto stesso di open world, impressionando ancora più di quanto non avesse fatto Grand Theft Auto V. La trama si concentra sull’aspetto più umano di Geralt, manca dell’epicità del secondo capitolo, ma è comunque appassionante, immerge il giocatore in una ricerca di cui è protagonista, in un mondo vastissimo e soggetto al cambiamento. Le novità introdotte sono tutte valide, a partire dal sistema di combattimento, meno legnoso rispetto al passato, più dinamico ma comunque impegnativo. Se siete alla ricerca di un RPG longevo, maturo e profondo The Witcher 3 è un acquisto obbligato.
+ Open world splendido
+ Trama intrigante, personaggi eccellenti
+ Influenzeremo lo sviluppo della trama in modo determinante
+ Il nuovo sistema di combattimento diverte
+ Tantissimi contenuti
– Bug tipici da open world
– Evidente downgrade grafico

Valutazione: 9.3

Metascore 93/100
The Witcher 3: Wild Hunt | Steam | 59.99€

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