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Dead Cells – Recensione | Metroidvania e roguelite insieme con successo

L’estate dei metroidvania è finalmente entrata nel vivo in un agosto super-affollato di uscite. Chasm e La-Mulana 2 hanno aperto le danze in modo esaltante, attesi da una schiera di altri titoli indie di spessore quali Death’s Gambit e Guacamelee 2, in arrivo nelle prossime settimane. A completare il quadro arriva uno tra i più attesi del genere, Dead Cells, appena saltato fuori dall’accesso anticipato. Il lavoro del team francese Motion Twin non ci ha messo molto a giungere nella sua forma finale. Poco più di un anno nella fucina di Steam, modellato anche grazie ai feedback degli utenti, e ce lo troviamo in mano in forma smagliante. Che sia il metroidvania o, come lo definiscono gli sviluppatori, il roguevania definitivo? Scopriamolo in questa recensione.

dead cellsDead Cells – Recensione

Data di uscita: 06/08/2018
Versione recensita: PC
Disponibile su: PC, PS4, XBO, NSW
Lingua: Italiano
Prezzo di lancio: €24.99
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Dead Cells è, prima di ogni altra cosa, un action in 2D. Focalizzandosi quasi del tutto su combattimenti ed esplorazione, tralascia il comparto narrativo e lo chiude in piccole camere stagne dov’è possibile rinvenire tracce di un lore magari affascinante ma appena abbozzato. Il protagonista non ha un vero corpo e si limita a possedere dei cadaveri, elemento che giustifica il tema di morte e rinascita continua del titolo. Nel corso del gioco incontreremo diversi NPC, in prevalenza mercanti, e vari oggetti con cui interagire in modo sempre ironico e a cuor leggero. Un bel segno, senz’altro, del fatto che il gioco non intenda minimamente prendersi sul serio come tanti competitor.

Ma cosa significa roguevania? Strutturalmente abbiamo sia gli elementi di un metroidvania sia quelli di un roguelite. Dai primi, specie da Castlevania Symphony of the Night, Dead Cells prende in prestito il principio di interconnessione dei suoi dungeon, le abilità da sbloccare e i segreti nascosti a regola d’arte. Dai secondi, invece, ricava una composizione procedurale dei livelli, la permadeath, e degli upgrade permanenti in grado di aumentare la rigiocabilità. Sembra un mix bizzarro ma alla prova dei fatti il sistema funziona, diverte e crea dipendenza. Non ha importanza se una partita duri 5 o 50 minuti: la voglia di riprovarci subito dopo non mancherà di certo.

Dead Cells – Video recensione

Ciò è dovuto in primis alla varietà garantita dal numero spropositato di armi, scudi e gadget offensivi che si possono ottenere come ricompense, scovare nei meandri delle mappe oppure addirittura craftare. Attraverso l’utilizzo di cellule rilasciate dai nemici morti, infatti, saremo in grado di forgiare qualsiasi oggetto di cui abbiamo raccolto il progetto. Inoltre, sempre investendo una quantità di cellule, avremo la possibilità di potenziarci in modo significativo e duraturo. Un esempio può essere l’aumento del numero di fiale curative a nostra disposizione, un altro il re-roll delle mercanzie ai negozi e così via. Spendere bene le cellule aiuta non poco nel lungo termine.

L’oro, invece, è destinato ai potenziamenti dell’equipaggiamento e ai mutageni. Anche un centinaio di danni per secondo in più su uno spadone possono fare la differenza, per non parlare dell’efficacia di certi bonus passivi, ad esempio quello che offre una seconda chance dopo la morte. E tornando al fattore rigiocabilità è impossibile non notare l’impatto delle statistiche. Il nostro personaggio parte con 1 punto in brutalità (rossa), 1 in strategia (viola) e 1 in sopravvivenza (verde). Ognuna di queste tre dona una percentuale di salute in più e un danno maggiorato alle armi dello stesso colore.

Guadagnare punti è relativamente semplice. Basta trovare le pergamene sparse per i livelli e scegliere la statistica da potenziare. Ai novizi consigliamo di puntare sulla sopravvivenza in quanto fornisce un ottimo quantitativo di punti vita consentendo di incassare più colpi. Nella stragrande maggioranza dei casi, però, tendiamo a scegliere la brutalità, che favorisce l’incremento di potenza in alcune delle armi migliori. Non esiste, comunque, una strategia perfetta. Ognuno plasma la propria esperienza a seconda dello stile di gioco preferito.

Dead Cells miscela con personalità i metroidvania e i roguelite

L’arsenale, d’altra parte, lo consente in pieno. Ci sono pugnali, lance, archi, trappole di vario tipo, granate, magie e chi più ne ha più ne metta. Non mancano easter egg e citazioni, come quelle dei sandali spartani di Leonida in 300, della kamehameha di Goku e delle fruste di Castlevania. Ovviamente i moveset cambiano di conseguenza e così l’approccio al combattimento. Non solo, ma potenziando certi pezzi di equip si ottengono effetti unici in grado di mettere altra carne al fuoco in termini profondità meccanica durante gli scontri.

A proposito, parliamo un po’ di nemici e combat system. In questo senso Dead Cells eccelle a tal punto da eguagliare, se non addirittura superare, Hollow Knight. Il perché è presto detto. Immaginate Dark Souls in 2D, però fatto bene. Controlli responsivi e calibrati al millimetro, feedback delle armi soddisfacente, schivata con frame di invulnerabilità, scudi con parata e parry a cui si sommano doppi salti, schiacciata verso il basso e walljumping. La natura coriacea e letale di praticamente tutti i nemici del gioco, dotati di almeno 2 mosse ciascuno, rende indispensabile padroneggiare le manovre a nostra disposizione, in particolare la schivata.

Il risultato è una danza spettacolare e sanguinolenta che dà il meglio nelle battaglie con i boss. Questi ultimi, nonostante il numero ridotto, hanno pattern elaborati e due o più fasi dalla difficoltà crescente. Anche qui, come in Dark Souls, sconfiggerne uno significa sentirsi realizzati. Se non altro per le corpose ricompense ottenute alla fine.

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Dead Cells è stilisticamente ottimo

Attenzione, però. Non pensate di poterli sconfiggere al primo tentativo, non funziona così. Trattandosi pur sempre di un roguelite vi scontrerete con un livello di sfida piuttosto alto nelle prime ore di gioco. Per intenderci, senza una conoscenza pregressa verrete uccisi con un paio di colpi persino dal più misero tra i nemici. È bene rendersene conto prima di iniziare a giocare. Dead Cells non perdona.

Sta di fatto che abbiamo visto delle speedrun di 15 minuti, prove che con la dovuta skill non ci si mette poi tanta fatica per arrivare in fondo. Chiaro, bisogna mettere da parte almeno 10-20 ore di gameplay per accumulare esperienza e potenziamenti tali da raggiungere quei tempi record. Ma non siamo di certo a La-Mulana 2, e per fortuna. Ogni zona, una dozzina in totale, ha due uscite. Una standard e l’altra da sbloccare ottenendo alcune abilità permanenti come il walljump. La proceduralità dei livelli fa sì che certe run siano più abbordabili di altre e dunque si riesca ad arrivare prima alla zona successiva.

Sul design non possiamo dire molto per ovvie ragioni. Ci limitiamo giusto a dire che sebbene la generazione semi-casuale delle ambientazioni doni un pizzico di rigiocabilità in più, la gestione dei nemici non è sempre perfetta. Capita di imbattersi in sezioni enormi totalmente vuote come in stanze minuscole e sovraffollate dove si viene letteralmente coperti dai mostri e storditi fino alla morte senza capirci una mazza. Si tratta di un problema così grave? No. Avremmo preferito una costruzione da metroidvania puro? Sì. Alla fine, comunque, sono gusti personali.

Il framerate di Dead Cells è sbloccato su PC, i controlli rispondono splendidamente

Al contrario, il comparto artistico di Dead Cells è oggettivamente notevole. La solita pixel art, direte voi. No, questa entra di diritto nell’olimpo delle pixel art di recente memoria grazie a un’incredibile dovizia di dettagli, dai fondali suggestivi alle animazioni accuratissime, e nondimeno a scelte cromatiche davvero azzeccate. Anche la colonna sonora, nonostante alcune sporadiche eccezioni, sta su un livello piuttosto pregiato. Si fatica, in certi contesti, a non rimanere a bocca aperta. Non c’è che dire: Motion Twin ha degli artisti di tutto rispetto.

Consigliato

Ma tiriamo le somme di questa recensione. Dead Cells vale l’acquisto? Lo avrete già capito, la risposta è sì. Parliamo di un titolo bello sia da vedere che da giocare, un caratteristico roguevania dotato di enorme profondità dentro cui riversare decine e decine di ore del nostro tempo. Lo standard dei giochi in accesso anticipato ha subito un netto miglioramento anche solo grazie alla qualità e onestà del lavoro dello studio con sede a Bordeaux. Chissà se altri sviluppatori seguiranno la scia e si decideranno a usare Steam come vetrina d’arte e non come discarica per le loro schifezze. Utopia portami via.

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