death road to canada

Death Road to Canada – Recensione | Massacri zombi in salsa pixel

Da qualche tempo ci siamo fortunatamente lasciati alle spalle quella pioggia ininterrotta di videogiochi a tema zombie che affliggeva in modo particolare la sezione accesso anticipato di Steam. La situazione si è normalizzata, come sicuramente accadrà anche con i Battle Royale, e noi redattori possiamo tornare a prendere in considerazione una manciata di titoli che in precedenza avremmo saltato a piè pari per la noia. Tra quelli più degni di attenzione che abbiamo adocchiato salta fuori Death Road to Canada. Si tratta di un action roguelite in 2D dal taglio umoristico basato su una struttura completamente procedurale. Il lavoro di Rocketcat Games è disponibile su Steam e mobile da qualche anno ma, a fronte dell’uscita su Switch, abbiamo deciso di dargli una chance proprio sull’ammiraglia Nintendo. Vediamo come si presenta.

Death Road to Canada

Data di uscita: 08/05/2018
Versione recensita: NSW
Disponibile su: PC, NSW, iOS, AND
Lingua: Inglese

Death Road to Canada potrebbe essere definito un The Walking Dead pixelato in salsa comedy. Non c’è una vera e propria trama e l’obiettivo del gioco consiste nella fuga dagli Stati Uniti, invasi dagli zombie, per arrivare nella zona apparentemente sicura del Canada. All’inizio ci verrà richiesto di creare il nostro personaggio e l’eventuale alleato (controllato da un altro giocatore o dalla CPU) attraverso un editor piuttosto scarno ma in fin dei conti accettabile che offre una gamma limitata di opzioni estetiche. Viene inoltre data la possibilità di selezionare i tratti caratteriali dell’alter ego, di forte impatto sulle partite. Parliamo al plurale poiché, trattandosi di un roguelite vecchia scuola, la morte comporterà perdita dei progressi e game over. Tra una run e l’altra sarà comunque concesso di migliorare, appunto, i suddetti tratti.

Uno è definito perk e consiste in particolari attributi, circa 21, che modificano statistiche ed equipaggiamenti iniziali. Alcuni garantiscono addirittura delle abilità uniche. Possono essere acquistati tramite dei punti detti Zombo Points (piuttosto rari) nell’hub di gioco, insieme agli upgrade della skill passiva secondaria, il trait. Esso definisce la personalità dei sopravvissuti, fornendogli vantaggi o svantaggi in certe situazioni. Sono in tutto 26 e godono di un’ottima varietà, oltre ad essere spesso esilaranti. Le variabili riguardano generalmente aumenti e diminuzioni delle statistiche base quali morale, vitalità, destrezza, forza, intelligenza, lealtà e così via. Troviamo ad esempio il fan di anime che parte con una katana e si trasforma in una ragazzina giapponese quando il morale è alle stelle, il paranoico, capace di individuare pericoli con facilità e allo stesso tempo irritare chi gli sta intorno, o la fenice, dotato del potere di resuscitare e tornare in piena salute una sola volta per run.

Death Road to Canada – Video Recensione

Questo, secondo me, è l’aspetto più interessante di Death Road to Canada. La completa proceduralità dell’avventura, unita agli effetti schizzati e originali dei tratti dei personaggi, riesce a creare situazioni comiche al limite dell’assurdo che sono sicuro molti gradiranno. Purtroppo la generazione procedurale comporta anche magagne di non poco conto. Come ben sappiamo l’elemento randomico nei videogame è un’arma a doppio taglio. Se da un lato amplia l’esperienza rendendola meno lineare e con l’effetto sorpresa, dall’altro può far sorgere parecchi problemi nel bilanciamento. Il problema, qui, consiste nella totale ingovernabilità del fattore C. Trattandosi di un’avventura sullo stile di The Banner Saga, si prosegue il viaggio in automatico consumando risorse quali cibo, carburante e kit medici il cui dispendio, insieme alla salute dei personaggi, dipende dal tipo di evento capitato a sorte. E parliamo quasi sempre di eventi brutali in grado di terminare la partita senza preavviso.

Naturalmente è consigliabile espandere il proprio team reclutando sopravvissuti quando se ne presenti l’occasione, nonostante ciò comporti un consumo maggiore di risorse. In linea di massima il gameplay consiste nell’esplorazione di location strutturate come mini-dungeon al fine di recuperare loot e poi fuggire. Anche con un team di 5 personaggi e provviste in abbondanza, però, la morte è dietro l’angolo. Specialmente nei momenti (frequentissimi) in cui saremo costretti a sopravvivere a orde di zombie per un certo lasso di tempo prima di poter tornare in viaggio. A volte succede anche 2-3 volte di fila. E per non parlare degli eventi che richiedono una risoluzione diplomatica, indecifrabili a tal punto che ci puniscono per aver selezionato la risposta più logica. Capisco il voler essere hardcore ma così il sentimento prevalente diventa la frustrazione. Peccato perché l’idea di fondo, se concretizzata con un bilanciamento adeguato, sarebbe stata gradevolissima.

Death Road to Canada viene tradito dalla propria natura da titolo mobile

Sulle parti di gameplay tradizionale sostanzialmente poco da dire. La natura da gioco casual studiato per touchscreen porta con sé una serie di limitazioni. In primis la presenza di un solo attacco corpo a corpo, che dovrebbe essere il fulcro del combat system. In secondo luogo la lentezza cronica dei personaggi e il fastidioso buffering tra un attacco e l’altro che contribuisce a rendere l’esperienza troppo metodica e compassata. Numerose le armi a disposizione, tra bianche e da fuoco. Sfortunatamente se ne possono equipaggiare solo tre alla volta, si rompono con facilità e i proiettili scarseggiano. Ci si ritrova spesso a combattere ondate di non morti con dei grissini finendo miseramente sbudellati. Per lo meno pixel art e soundtrack di buona fattura rendono il tutto più sopportabile.

ACCETTABILE

Esperienza stimolante, dunque? Solo se siete appassionati di survival e proceduralità spinta al massimo. Death Road to Canada ha un senso su smartphone, dove l’immediatezza e la semplicità sono enormi pregi. Sulle console, invece, risulta eccessivamente scarno e inadatto a sessioni più lunghe di 15 minuti. Rimane un titolo sufficiente ma nulla di più. Se cercate un roguelite tecnico e bilanciato, pur nel suo ripido livello di difficoltà, vi rimando piuttosto a titoli come Synthetik.

 

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