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Metal Gear Survive e i giochi progettati per essere incompleti

Nonostante nessuno di noi sappia realmente cosa sia successo dietro le quinte, la separazione tra Konami e Hideo Kojima ci ha portati a parteggiare per il designer giapponese. Abbiamo detestato Konami, ed è stato un sentimento del tutto irrazionale, senza dubbio. In effetti però, tantissimi giocatori si sono amareggiati per la “morte” di Metal Gear Solid così come lo conoscevamo, è umano.
Adesso, col Kojima impegnato nel nuovo team di sviluppo, Konami ha carta bianca e propone Metal Gear Survive, un action che non sembra avere molto in comune con il franchise.

Il gioco non mi è sembrato una porcheria in termini di giocabilità, anzi è possibile che si riveli anche decente. Il problema è ovviamente l’odio che si è scatenato verso questo progetto, un odio diretto non tanto verso il gioco in sé, quanto piuttosto verso ciò che rappresenta. I PR hanno cercato di metterci una pezza, ma la ferita era troppo profonda, non sanabile.

Sfortunatamente sembra però che Metal Gear Survive ci metterà anche del proprio per farci incazzare ulteriormente: il gioco richiederà una connessione ad internet costante, anche per il gioco in singolo, e conterà sulla presenza di micro transazioni con effetti diretti sul gameplay.

La notizia è apparsa inizialmente su GameSpot, che ha avuto modo di scattare una fotografia dello store del gioco.

L’immagine incriminata di Metal Gear Survive, clicca per ingrandire

Come potete vedere voi stessi dalle descrizioni, acquistare gli oggetti in Metal Gear Survive garantirà dei bonus sulla velocità di progressione del personaggio. I valori non sembrano tali da far urlare al pay to win, ma mi domando quanto senso abbia implementare le micro transazioni in un gioco detestato dalla community prima ancora del lancio. Se sai che la situazione è questa fatti furbo, evita i loot box, evita le micro transazioni, evita l’always online. Evidentemente era un ragionamento troppo complicato.

Adesso i giocatori avranno un motivo in più per incazzarsi. Siamo ancora reduci del casino scatenato da Electronic Arts con Star Wars Battlefront, siamo sul piede di guerra, non siamo disposti a tollerare comportamenti di un certo tipo. Basti pensare alla maniera in cui i forum di Destiny 2 continuano giorno per giorno a infiammarsi con una community a dir poco furiosa.

Onestamente penso sia un bene. Forse si è creato un ecosistema “tossico”, una realtà in cui gli sviluppatori devono stare sempre sul chi vive, stando attenti a non commettere passi falsi. Ma quando ci sono milioni e milioni di dollari in mezzo credo sia anche comprensibile. Penso sia giusto che queste persone inizino ad ascoltare le richieste dei consumatori, invece che continuare ad ignorarle come hanno fatto per anni.

I giochi sviluppati per restare incompleti

Il fatto che Metal Gear Survive conti sull’always online mi ha portato a riflettere sull’attuale stato del mercato. Il punto focale è fondamentalmente uno: quasi tutti i videogame multiplayer vengono sviluppati con l’intenzione di essere commercializzati in forma incompleta.

E’ lo stesso concetto che si applica a qualunque MMO, ovvero vendere un gioco con contenuti appena sufficienti, lasciando il consumatore col desiderio di avere di più. Pensiamo a Destiny 2, che ha ottenuto voti positivi da parte della stampa specialistica, ma che nell’endgame vero e proprio ha mostrato tutte le proprie mancanze. La settimana scorsa gli sviluppatori hanno fatto sapere che entro la fine del 2018 sistemeranno buona parte dei problemi che i giocatori hanno portato alla luce.

Entro la fine del 2018.


Vendere un gioco completo non è sempre la soluzione più remunerativa

destiny 2 la maledizione di osiride nrsIn pratica voi comprate un gioco, probabilmente pagate anche per un Season Pass, poi dovete però aspettare un annetto e mezzo per poter giocare alla versione completa di quello stesso gioco. E se Destiny 2 non vi bastasse allora pensate a The Division. Pensate a Final Fantasy XV, che tra l’altro è un titolo single player.
Che ci sia o meno la scritta “early access”, in tantissimi casi ciò che compriamo non sono altro che delle beta di videogame ancora in pieno sviluppo. Perché dovrebbero vendervi il 100% di un gioco, se siete disposti a pagare la stessa cifra per averne il 50%? Perché non vendervi ciò che manca come contenuti addizionali?

Quasi tutti i videogame con l’always online si basano su questo criterio. Il sistema per massimizzare gli introiti può essere il DLC, la micro transazione, il loot box, l’oggetto cosmetico o il pay to win, può essere la sottoscrizione mensile. Il punto fondamentale è che dopo aver acquistato il prodotto voi continuiate in un modo o nell’altro a pagare.
Metal Gear Survive adotterà le micro transazioni, e non mi sorprenderei se più avanti spuntassero dei simpaticissimi loot box. I giocatori se la prendono, perché la maggior parte di noi non vuole dover pagare ulteriormente.
Ma in tutto questo c’è qualcosa di molto ironico.

Metal Gear Survive

All’inizio di novembre 2017 Take-Two aveva rilasciato un’intervista a GamesIndustry parlando dei risultati delle micro transazioni nei suoi giochi. Volendo sintetizzare in due parole, quello che succede è che i giocatori sono sempre più incazzati, ma allo stesso tempo comprano sempre di più, proprio tramite micro transazioni. In pratica la gente si lamenta, ma compra lo stesso. Diciamo che le cose non ci stanno bene, ma non siamo disposti a far nulla per uscire da questo meccanismo.

La cosa davvero brillante, con le micro transazioni, è che non servano numeri di chissà che tipo. Tutti gli studi condotti concordano su un’unica verità: chi compra tramite micro transazioni spende infinitamente più dei giocatori tradizionali. Se per me è giusto pagare 70 euro per un videogame, chi accetta la cultura della micro transazione non si pone un vero limite, ma si appoggia sull’idea che la spesa venga dilazionata nel tempo.
Figuratevi che secondo i dati dei maggiori publisher i giocatori che comprano con questo sistema sono tra lo 0,2 e l’1,5% del totale. Una percentuale così bassa è sufficiente per tenere a galla la baracca.


I giocatori tradizionali creano un ecosistema competitivo, spingendo piccolissime percentuali all’acquisto in app 

metal gear surviveA conti fatti i giocatori hardcore hanno un unico ruolo: creare un ambiente competitivo e interessante, affinché pochissimi vengano spinti alle micro transazioni. Se lo zoccolo duro della community si perde i giochi tendono a morire, esattamente come sta avvenendo in questo periodo a Destiny 2. A causa delle insofferenze dei fan e del pessimo dialogo da parte del team di sviluppo, il gioco si è ridotto a meno di un milione di utenti connessi contemporaneamente fra tutte le piattaforme disponibili. A quel punto o si crea una spirale che porta al tracollo (pensiamo a Lawbreakers), o ci si assesta su numeri relativamente modesti.

Dobbiamo assolutamente guardarci dai grandi giochi multiplayer, quelli rilasciati per restare incompleti, per essere montati pezzo per pezzo nel corso dei mesi, degli anni. Oggi The Division è un bel gioco, il primo Destiny è diventato solidissimo. Ma quanto tempo abbiamo dovuto aspettare?

La cultura dell’incompleto

Questo problema colpisce anche i giochi single player, sia bene inteso. Avete presente Mass Effect Andromeda? E’ stato rilasciato nel marzo dello scorso anno, immagino che lo ricordiate. Beh, quello non era un gioco pronto per la commercializzazione. Street Fighter V non doveva arrivare sul mercato in quel modo. Assassin’s Creed Unity?  Homefront The Revolution? Mafia 3? La lista è lunga ragazzi.
Il problema è che siamo stati abituati a comprare prodotti incompleti. Nel presente è diventato quasi assurdo iniziare a giocare a qualcosa al day one. E’ sempre opportuno aspettare almeno un paio di mesi, giusto il tempo necessario al rilascio di qualche patch correttiva.

Abitudine. Sul serio, si limita tutto al fatto che ci siamo abituati a una situazione di questo tipo. Ci hanno insegnato poco per volta che va bene anche così.
Adesso ovviamente la mia paura principale si chiama Anthem. Ci sono prodotti che mostrano di avere un potenziale notevolissimo, e che rischiano di perdersi in un bicchier d’acqua solo perché i tempi sono quelli che sono. Solo perché gli utenti sono quelli che sono. E perché le aspettative sono quelle che sono.

Ultimamente siamo riusciti ad essere molto rumorosi, tanto da causare un tracollo in Borsa ai danni di Electronic Arts. Probabilmente siamo anche i responsabili del cambio ai vertici di Activision, o almeno mi piace pensarlo.
Che i giocatori acquisiscano potere è un bene, ma a dirla tutta non saremmo mai dovuti arrivare a questo punto. Non puoi dare 70 euro a qualcuno sulla fiducia, sperando che un giorno il suo prodotto li valga.
C’è chi dice che siamo una community pericolosa, che siamo aggressivi e blablabla. Molto più semplicemente, io credo che abbiamo solo tenuto la testa china troppo a lungo.

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