phantom trigger

Phantom Trigger – Recensione

Phantom Trigger è un hack and slash bidimensionale abbastanza classico, che colpisce prima di tutto per la particolare veste grafica in pixel art. Chiaramente parliamo di un genere in cui è già stato detto molto, riuscire a emergere non è facilissimo. Oltre a grafica e tecnica serve qualche idea nuova in termini di gameplay, quantomeno la volontà di proporre qualcosa di diverso rispetto a ciò che il mercato già offre.
Gli sviluppatori di Phantom Trigger ci hanno provato con una trama narrata in maniera originale e alcune piccole meccaniche che cercano di aggiungere un minimo di varietà. Il risultato purtroppo non è entuasiasmante, ma non tutto è da buttare. Addentriamoci nella nostra analisi.

Phantom Trigger

Pur essendo un hack and slash, Phantom Trigger ha una trama. Non è certamente un caso unico, ma capita di rado.
All’inizio del gioco vedremo un uomo perdere i sensi nella propria abitazione, colto da un qualche malore. Subito dopo ci ritroveremo all’interno di un mondo oscuro, pseudo-fantastico, pieno di mostri e pericoli. Impersoneremo un eroe misterioso, e nei suoi panni dovremo sbrogliare la matassa e avanzare tra i livelli che compongono l’avventura.

Phantom Trigger – Trailer di lancio

Siamo all’interno della nostra mente? E’ tutto un sogno? Non ne parleremo qui, ma di tanto in tanto il gioco interromperà le nostre sessioni per riportarci alla realtà. Scopriremo quindi della malattia cerebrale del nostro personaggio.
La storia viene raccontata in questo modo, attraverso delle brevi scenette che lasciano anche spazio all’immaginazione. Sarà il giocatore a capire cosa sia effettivamente il mondo in cui si ritroverà a muoversi e a combattere.

Phantom Trigger ha una struttura di base molto ordinaria. Ci sono i livelli, ci sono una serie di creature da uccidere, alcuni piccoli puzzle da risolvere e gli immancabili boss.
Disporremo di tre attacchi principali utili a coprire diverse distanze. Potremo sfruttare dei sistemi di combo che cercano di rendere i combattimenti più fluidi, ma nulla di profondo né evoluto.

Cos’è il mondo che stiamo esplorando?

phantom triggerMan mano che procederemo tra i livelli incontreremo più tipi di avversari, ciascuno caratterizzato da attacchi differenti. C’è chi andrà in linea retta, chi lascerà delle pozze velenose per terra, chi caricherà a suon di cannonate laser e chi si lancerà su di noi stile kamikaze. Il bestiario non è proprio variegato, impareremo a conoscere i diversi nemici abbastanza in fretta. Nei livelli avanzati c’è inoltre un pesante riutilizzo degli asset, con avversari che ricevono dei semplici reskin e vengono proposti come se fossero nuovi.
Considerato che uccidere mostri è l’unica cosa che faremo, una maggiore diversificazione non avrebbe affatto guastato.

Gli sviluppatori hanno cercato di aggiungere in Phantom Trigger quella mezza idea in più che facesse la differenza. Ciascuna delle armi a nostra disposizione è associata ad un particolare colore. Nel corso del gioco incontreremo alcuni piccoli puzzle che richiedono appunto di destreggiarsi con i colori. Peccato che anche in questo caso la ripetitività sia estrema e in generale ci si richieda solo un semplice esercizio mnemonico. L’idea poteva anche essere carina, ma l’implementazione è pessima.

Le ambientazioni sono cupe

Altro difetto riguarda una delle abilità a nostra disposizione, una sorta di teletrasporto da usare a piacimento. Questo ci permette di spostarci da una parte all’altra del quadro per spiazzare i nemici. In effetti è molto utile quando siamo accerchiati, o semplicemente per trovare una posizione di vantaggio. Il problema è che è un’abilità fin troppo comoda e potente.
Saremo liberi di utilizzarla a rotazione, tanto che potremo teleportarci attraverso interi livelli senza toccare neanche un nemico. Una maniera decisamente rapida per affrontare le diverse situazioni. Magari sarebbe stato il caso di implementare un qualche cooldown?

Alla fine non so nemmeno se sia davvero un problema, dato che dopo un’oretta avrete già visto tutto ciò che il gioco ha da offrire. Poi si tratterà solo di un more of the same, avrete voglia di non perdere tempo in inutili combattimenti.

Graficamente Phantom Trigger si presenta in maniera piacevole. Gli scenari sono oscuri, hanno un qualcosa di misterioso. Di contro gli avversari e le animazioni sono sgargianti, creano un forte contrasto. Questo permette anche di identificare al volo le minacce, e in un gioco del genere è importante.
C’è qualche piccolo rallentamento, ma nulla di trascendentale. Eccessivi invece i tempi di caricamento per i livelli, e non ha alcun senso considerata la natura del prodotto.

Animazioni ed effetti sono piacevoli

phantom triggerPhantom Trigger è un hack and slash che non riesce ad alzarsi sopra la sufficienza, risultando alla fine senza infamia e senza lode. E’ troppo ripetitivo, il sistema di combattimento è poco profondo, il teletrasporto è quasi un cheat implementato all’interno del gioco stesso. L’idea dei colori associati alle armi sarebbe di per sé buona, ma i puzzle sono davvero troppo semplici e privi di originalità. Non va bene.
Ci sono prodotti migliori in giro. Alla fine gli unici elementi che spiccano qui sono la veste grafica e la maniera in cui la trama viene raccontata. Magari con i saldi. Magari.

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