Assassin's Creed Chronicles India

[Recensione] Assassin’s Creed Chronicles India – Il progresso che non c’è

Data di Uscita 12 Gennaio 2016 Lingua Italiano
Piattaforme PC, PS4, One Versione recensita PC

Quando Ubisoft annunciò la propria volontà di realizzare degli spin off in 2D di Assassin’s Creed, molti utenti accolsero favorevolmente la notizia, sperando in produzioni qualitativamente alla pari con Child of Light e Valiant Hearts, due splendidi giochi rilasciati poco tempo prima. Assassin’s Creed Chronicles India non si discosta più di tanto da quanto avevamo visto nel precedente China, e per quanto la direzione artistica di Ubisoft continui ad essere eccelsa, chi è alla ricerca di uno stealth ai livelli di Mark of the Ninja rimarrà probabilmente deluso. Ma cerchiamo di procedere con ordine.

Assassin’s Creed Chronicles India

Come il titolo del gioco lascia intendere questa volta ci ritroveremo in India, nel 1841, nei panni di un assassino chiamato Arbaaz Mir. Il nostro ultimo furto è il celebre diamante Koh-i-Noor, fatto che porterà le guardie locali a non essere più di tanto amichevoli nei nostri confronti. La trama resta molto semplice per tutta la durata dell’avventura, che vuole chiaramente dedicarsi al gameplay vero e proprio.

Assassin’s Creed Chronicles India è stato progettato intorno all’idea che un approccio stealth dovesse essere assolutamente necessario per procedere nelle diverse situazioni, quindi possiamo anche dimenticarci di lanciarci a coltelli sguainati con l’intenzione di fare a prezzi questa o quell’altra guardia. I punti vita a nostra disposizione saranno infatti molto limitati, una chiara scelta di design che spinge a evitare lo scontro diretto.
Per nostra fortuna sia il level design che gli strumenti messi a nostra disposizione dagli sviluppatori ci permetteranno di risolvere ogni situazione, a patto di avere un minimo di pazienza e un approccio più calcolato rispetto agli episodi della serie regolare. Potremo sfruttare delle rientranze entro cui nasconderci, osservare il movimento dei nemici e sbucare alle loro spalle per ucciderli in maniera pulita e silenziosa, e allo stesso modo potremo usare il rampino in modo creativo per portare il nostro personaggio in una posizione vantaggiosa, o ancora creare dei diversivi fischiando. L’importante è appunto affrontare ciascun aversario come se fosse di per sé un piccolo puzzle.

Il gameplay risulta essere quindi un buon ibrido tra platform e stealth, dove la bellissima grafica in 2,5D rende tutto assolutamente splendido per l’occhio del giocatore. La cura per i dettagli che tanto avevamo apprezzato nell’episodio ambientato in Cina fa un trionfale ritorno in Assassin’s Creed Chronicles India, applicandosi ad ambientazioni diverse, che sembrano quasi chiedere al giocatore di tenere il dito sul tasto per scattare gli screenshot. Le tinte dei colori, gli edifici, gli scorci di paesaggio quando la prospettiva cambia e le eccellenti animazioni ci portano a chiederci perché il 2D sia così poco utilizzato da parte dei giganti del settore, soprattutto dopo aver apprezzato gli splendidi lavori svolti dalla stessa Ubisoft con Child of Light e Valiant Hearts, o il sublime Ori and the Blind Forest di Moon Studios.

assassin's creed chronicles indiaA dispetto di una cura generale piuttosto buona, Assassin’s Creed Chronicles India cade per le stesse mancanze del suo predecessore, ovvero una ripetitività di fondo che ci porterà ad affrontare le stesse situazioni più e più volte, con poche variazioni sul tema.
Ubisoft cerca di metterci una pezza con ben due modalità New Game Plus, che innalzano il livello di difficoltà proponendosi di offrire una sfida ardua per chi abbia apprezzato il primo playthrought. Consideriamo anche che stiamo parlando di un gioco venduto al lancio a 10 euro, cifra non esattamente altissima per un prodotto che sa comunque divertire, pur senza sconvolgere le esistenze di nessuno.

Conclusioni
Assassin’s Creed Chronicles India si rivolge alla stessa fascia di pubblico che aveva apprezzato l’episodio ambientato in Cina. Il cambiamento del setting e qualche aggiunta alle meccaniche di gioco (l’utilizzo del rampino in primis) sono sufficienti per rendere l’esperienza interessante, e la straordinaria direzione artistica potrebbe valere da sola il prezzo del biglietto, almeno per alcuni giocatori. Non parliamo in alcun caso di un capolavoro, non siamo di fronte a un nuovo Mark of the Ninja, ma piuttosto a una specie di riempitivo per gli amanti del franchise Ubisoft, nell’attesa del prossimo capitolo della serie regolare.
Valutazione

7.4
+ Splendida direzione artistica
+ Carino per tamponare fino al prossimo episodio regolare
– Poche novità
– Pochi contenuti
– Una certa ripetitività di situazioni

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