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[Recensione] Mirror’s Edge Catalyst – Correre e uccidere aspiranti suicidi

Data di Uscita 9 Giugno 2016 Lingua Italiano
Piattaforme PC, PS4, One Versione recensita PC

Mirror’s Edge Catalyst vuol dare nuova voce a uno dei franchise più originali della passata generazione, uno di quelli meno compresi e più sottovalutati da parte del pubblico. Nonostante le recensioni più che positive, il primo Mirror’s Edge non è stato esattamente un campione di incassi, forse per colpa di meccaniche che non sono state comprese pienamente, forse per motivi che il reparto marketing di Electronic Arts avrà cercato di comprendere e analizzare durante questi anni.
Senza stravolgere le basi ancora solidissime del titolo originale ecco allora arrivare sul mercato Mirror’s Edge Catalyst, pronto a una seconda volta, deciso ad agguantare quella fetta di pubblico che non ha ancora avuto modo di conoscere questa IP.

Mirror’s Edge Catalyst

Immaginiamo un futuro dove una mega corporazione sta cercando di acquisire sempre più potere e… cosa? Sì, in effetti la trama del gioco è quanto di più scontato e banale si possa immaginare, con una storia del tutto priva di mordente e personaggi carismatici quanto uno spazzolino. Per fortuna Electronic Arts è riuscita ad ammortizzare il problema offrendo ai giocatori una mappa open e una struttura progressiva che lascia il giocatore libero di avvicinarsi all’avventura nella maniera che preferisce.

Se infatti da una parte abbiamo una dozzina di missioni principali (poche delle quali realmente interessanti e in genere poco ispirate) dall’altra la città in cui si svolge l’azione è vasta e offre un numero considerevole di attività secondarie a cui potersi dedicare.

Le meccaniche di base sono quelle del primo capitolo: in Mirror’s Edge Catalyst correremo con una visuale in prima persona superando ostacoli e dando sfoggio delle nostre capacità atletiche arrampicandoci, scalando pareti e palazzi, scivolando in spazi angusti, destreggiandoci tra impalcature per costruzioni e saltando con leggerezza attraverso baratri mortali. Fondamentalmente parliamo di parkour e free running della miglior specie.
I percorsi da seguire potranno essere più o meno chiari in base agli aiuti che decideremo di avere. Si va da una scia colorata che ci indicherà con precisione tutto ciò che dobbiamo fare alla totale assenza di supporto che ci costringerà a guardarci intorno per comprendere in che modo proseguire. Il primo approccio è leggero e divertente, il secondo spezza fin troppo il ritmo della progressione e costringe a pause che si sposano male con il cuore del prodotto. Buona la soluzione intermedia, che come nel primo capitolo si limita a indicarci gli elementi con cui possiamo interagire portandoci a ragionare in corsa e a proseguire con fluidità su un percorso che in qualche modo viene suggerito.

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Come dicevamo esistono numerose attività secondarie utili a staccare da una trama che difficilmente riuscirà a prendervi. Abbiamo trovato gratificante correre da una parte all’altra della città anche soltanto per esplorare gli ambienti e scoprire in che modo raggiungere determinati luoghi, mentre gli sviluppatori hanno pensato di inserire dei collezionabili sparsi un po’ ovunque che impegneranno i completionist per un bel po’ di tempo. Tante volte capiterà di non capire come raggiungere un determinato posto, dunque saremo costretti a sperimentare e ad andare un po’ alla cieca. Se andrà male finiremo per precipitare verso una morte certa. Il sistema di salvataggio automatico e la buona velocità di caricamento su SSD rendono l’esperienza meno frustrante di quanto non potrebbe essere.
Interessanti alcune delle missioni secondarie, che rivaleggiano per qualità con le migliori della storyline principale, ma nella maggior parte dei casi si tratterà di un semplice andare dal punto A al punto B, esperienza divertente in molti casi, ma qualche volta meno valida a causa di un level design incostante, che alterna segmenti progettati per essere davvero spettacolari ad altri del tutto anonimi.
Una delle attività su cui vi ritroverete a investire parecchio tempo sarà la creazione di percorsi all’interno della città che potrete poi caricare online e condividere con i vostri amici. Questi potranno fare ovviamente lo stesso, e in giro per la mappa troverete delle icone che indicheranno la presenza di sfide del genere messe lì proprio dalla community per stuzzicare la vostra vena competitiva.
Si tratta di una feature che anche da sola garantisce un’ottima longevità, anche perché il perfezionamento dei tempi, l’ottimizzazione delle animazioni e la precisione tra salti, arrampicate e scivolate richiede una dedizione notevole, e ci aspettiamo che una base di hardcore players continuerà a giocare a questo Mirror’s Edge Catalyst nei mesi a venire per mettersi alla prova con le più ingegnose produzioni degli altri utenti.

Senza ombra di dubbio l’elemento più deficitario di Mirror’s Edge Catalyst è il sistema di combattimento. Durante le nostre esplorazioni capiterà spesso (più che nel primo capitolo) di imbatterci in guardie che ci attaccheranno sia nel corpo a corpo che dalla distanza. Faith potrà fare affidamento solo sulla propria agilità, dunque sarà necessario accorciare gli spazi e, se possibile, eliminare i nemici in corsa.
Il problema è che attaccare un nemico mentalmente ritardato sferrando calci da una parte e dall’altra e cercando allo stesso tempo di centrare la telecamera è davvero poco divertente, in molti casi addirittura frustrante. Capiterà più volte di beccare l’avversario in corsa e sbaragliarlo con un colpo bene assestato, ma gli sviluppatori hanno pensato di aumentare artificialmente il livello di difficoltà inserendo più e più soldati da affrontare in contemporanea. Oddio, “in contemporanea” per modo di dire, in quanto l’intelligenza artificiale è talmente arretrata da far sembrare gli avversari del primo Assassin’s Creed dei geni del male.

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In Mirror’s Edge Catalyst i soldati se ne staranno spesso a guardare, attaccheranno in melee di solito uno alla volta e, qualora ne spingeremo uno abbastanza vicino a una balconata, questo sarà colto da un improvviso istinto suicida e si lancerà di sotto senza fare complimenti. Ora, non sappiamo con certezza se i calci di Faith siano dotati di qualche particolare potere per cui possano indurre a depressione e conseguente salto nel vuoto, ma vedere un avversario semplicemente vicino a una parete di protezione, balcone o simile scaraventarsi oltre il bordo senza un motivo preciso è contemporaneamente esilarante e scandaloso. C’è un muro, è alto minimo 80 centimetri, non 8.
Il sistema di combattimento è in generale poco fluido quando ci scontreremo con troppi avversari, divertendo solo quando riusciremo ad effettuare i nostri attacchi spettacolari in salto o magari in corsa.

Mirror’s Edge Catalyst accompagna la propria struttura open world con un sistema di progressione di Faith che le permetterà di sbloccare abilità e migliorare quelle già presenti. Tra i nuovi elementi si segnala un interessante rampino/corda che espande notevolmente le possibilità offerte dal gameplay, ma che purtroppo viene sfruttato troppo di rado per apportare un qualsivoglia tipo di rivoluzione all’interno delle meccaniche di base.

Dal punto di vista tecnico e visivo Mirror’s Edge Catalyst è molto in linea con il suo predecessore, presentando una grafica molto particolare, gradevole alla vista, basata su pochissimi colori e su tonalità fredde che accentuano una sensazione di futurismo, dando spazio a vetro e metallo.
Il motore grafico scorre fluido anche su configurazioni non più prestanti, e non dovreste avere difficoltà a raggiungere i 60 frame al secondo anche con GPU di fascia alta del 2014 o fascia media dello scorso anno. Buoni poi i tempi di caricamento per quanto riguarda gli SSD, mentre su Hard Disk tradizionali le cose peggiorano parecchio, consigliamo senza dubbio di optare per una memoria a stato solido.

Conclusioni
Mirror’s Edge Catalyst vince in ciò che è open world, nel mettere a disposizione una mappa dalle dimensioni generose, nell’aprirsi ai percorsi creati dalla community e nell’inserimento di missioni secondarie che danno respiro al gameplay variando e distraendo da una trama assolutamente banale e da personaggi fastidiosi.
Il potenziale per una sceneggiatura di alto livello c’era tutta, anche perché il nome di DICE in genere non viene associato a prodotti mediocri da questo punto di vista.
Sorprende in negativo l’intelligenza artificiale, una delle peggiori che ci sia capitato di vedere negli ultimi anni.
In linea di massima Mirror’s Edge Catalyst diverte, ma sono presenti delle pecche consistenti che non permettono al gioco di raggiungere le elevate aspettative degli appassionati del primo capitolo.
Valutazione scala 1/10

7.3
+ Veloce, frenetico e divertente
+ Tre diversi livelli di aiuti
+ Struttura open che funziona
+ Ottima l’idea dei tracciati della community
+ Longevità potenzialmente buona
– Sistema di combattimento insufficiente
– Level design altalenante
– Sistema di progressione sfruttato male
– Trama e personaggi da Razzie Award

*Recensione basata su una copia acquistata dalla redazione*

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