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[Recensione] Shipwreck – Esperimenti e primi passi

Data di Uscita 25/02/2015 Lingua Inglese
Piattaforme PC, Mac, Linux Versione provata PC

Da ultratrentenne appassionato di videogame dai tempi del NES, mi rendo conto di quanto saghe storiche come The Legend of Zelda possano aver segnato l’infanzia e l’immaginario di milioni di giocatori di tutto il mondo. E se è vero che gli anni passano per tutti, è altrettanto vero che i ricordi rimangono talvolta talmente impressi che quei giocatori, crescendo, continuano a coltivare una passione profonda per alcuni franchise, decidendo magari di diventare a propria volta sviluppatori, e di tributare quei piccoli capolavori a 8bit che in qualche modo ne hanno segnato un percorso di vita e professionale.
Shipwreck è l’esperimento di un piccolissimo team di sviluppo che, rifacendosi per l’appunto al primissimo The Legend of Zelda, cerca di esprimersi come può, con mezzi che sanno di amatoriale e con una produzione che infine risulta piuttosto acerba.

Shipwreck

Il gioco non ha una trama elaborata, e attinge a piene mani dal primo episodio di Zelda per NES e da quello per GameBoy. Il pretesto narrativo è il più classico dei naufragi, che confinerà la nostra protagonista in un’isola sconosciuta, dove troveremo comunque un piccolo villaggio e delle persone disposte ad aiutarci.

La visuale isometrica e un sistema di combattimento all’arma bianca saranno il fulcro centrale del gameplay, insieme ai quattro dungeon che saremo chiamati ad esplorare per salvare l’isola stessa.

L’intera produzione soffre di un semplicismo e di una cronica mancanza di spessore che sottolinea la natura sperimentale del titolo, come se gli sviluppatori volessero solo fare un po’ di esperienza sul campo, piuttosto che realizzare un vero e proprio titolo da rivendere sul mercato. Se infatti le citazioni a Zelda sono molto più che ovvie, è anche vero che Shipwreck non riesce a intrigare come invece potrebbe fare un Evoland o un Oceanhorn.
La trama è praticamente assente, il livello di difficoltà è molto basso, il mondo di gioco è minuscolo e l’esplorazione è noiosa e del tutto inutile. Aggirarsi per le diverse aree del gioco è un’esperienza affatto gratificante, a causa di un design deficitario e della totale assenza di avversari in giro per il mondo. Gli unici luoghi dove potremo dar sfoggio delle nostre capacità di spadaccini saranno per l’appunto i dungeon, quattro in tutto, ancora una volta chiaro riferimento alla saga di Miyamoto e Aonuma.
L’estensione di tali livelli è comunque discreta, per quanto non necessariamente funzionale al divertimento: l’esplorazione procederà infatti in maniera molto lineare, ed è davvero improbabile che qualcuno possa bloccarsi o avere reali difficoltà nella risoluzione dei semplici puzzle creati per l’occasione dagli sviluppatori. Si tratterà principalmente di pressare degli switch o pulsanti a parete, sbloccare porte, uccidere alcuni nemici, disattivare trappole e poco altro, tutte attività che ovviamente non aggiungono nulla di nuovo a un genere dove la creatività potrebbe ancora dire parecchio.

Immancabili sono i boss di fine livello, caratterizzati com’è giusto da dimensioni imponenti, e fortunatamente dotati di un minimo di varietà per quanto concerne design e diversificazione negli attacchi. Purtroppo i pattern sono comunque pochi, e in generale il livello di difficoltà resta parecchio basso, fatta una piccola eccezione per il boss finale, che risulta un gradevolmente impegnativo, per fortuna.

Anche in Shipwreck potremo contare su alcuni oggetti addizionali che ci aiuteranno nella nostra avventura, ma considerate le dimensioni del mondo, l’approccio semplicistico e la scarsa quantità di contenuti, è ovvio che anche in questo frangente non ci si debba aspettare la varietà di produzioni più altisonanti.

L’aspetto visivo del gioco è scarso: gli sviluppatori hanno investito a nostro avviso poche risorse nella creazione degli asset, che risultano davvero troppo ripetitivi, con texture tutte uguali spalmate un po’ ovunque e che danno una fastidiosa sensazione di cheap o di antiquato, con paradossali reminiscenze che riportano alla memoria i fondali di Wolfenstein 3D, praticamente uno spam costante dello stesso modelli 2D.
Migliore la situazione in campo sonoro, con musiche che si lasciano ascoltare e un’effettistica che riesce a raggiungere la sufficienza.

Conclusioni
Shipwreck non deve essere considerato un vero e proprio gioco, ma piuttosto la volontà di un team di sviluppo giovanissimo di farsi le ossa e di lanciarsi sul campo, con una produzione che tributa uno dei più grandi classici della storia dei videogame. Il gioco è semplicissimo, breve, estremamente grezzo e privo di rifiniture, dunque se siete alla ricerca di un prodotto realmente simile a The Legend of Zelda il nostro consiglio è di cercare altrove.
+ Buone le intenzioni
+ Prezzo molto accessibile
– Manca la sostanza
– Tecnicamente e artisticamente insufficiente

Metascore ND
Shipwreck | Steam | 2.99€

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