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[Recensione] Song of the Deep – Il design non basta

Song of the Deep è il primo gioco pubblicato in edizione fisica da GameStop, che sembra volersi lanciare in un’avventura da publisher tamponando i mancati introiti causati dal mercato digitale. La nuova produzione di Insomniac sta a metà strada fra un metroidvania e un più classico adventure, portando alla memoria il bellissimo (e troppo poco conosciuto) titolo indie Aquaria ma anche la ricercatezza stilistica di Ori and the Blind Forest, per quanto l’ambientazione sia per forza di cose molto diversa. Un gioco sperimentale se vogliamo, lontano dai canoni dello sviluppatore e più “piccolo” nel dispiegamento di denaro e risorse. Non che questo sia un male, ma bisogna vedere se il prodotto finito riesca o meno a fare ciò che deve, ovvero divertire.

Song of the Deep

Uscita 12 Luglio 2016
Lingua Italiano
Piattaforme PC, PS4
Versione recensita PC
Prezzo al lancio 14,99€

Il primo impatto con Song of the Deep è senza dubbio impressionante, grazie prima di tutto a una direzione artistica d’eccezione, tra le migliori che ci sia capitato di incontrare nella nostra esperienza di videogiocatori. L’avventura si svolge nelle profondità marine, dunque i ragazzi di Insomniac hanno avuto modo di sbizzarrirsi sia per quanto riguarda la ricchissima palette cromatica che nella progettazione di fondali ed elementi che sembrano farci sprofondare dolcemente all’interno di una fiaba.
A supportare questa sensazione è la particolare narrativa del gioco, affidata a una voce fuori campo che sembra proprio star leggendo un libro, raccontandoci della nostra protagonista e del suo viaggio in fondo al mare per cercare il padre disperso. La maniera in cui la trama si sviluppa e la sapiente sceneggiatura rendono la storia vera e propria molto piacevole, coinvolgente e particolare. Insieme al comparto visivo proprio la trama di Song of the Deep è uno degli elementi più riusciti del titolo, dispiace dunque che il resto del lavoro non sia andato altrettanto bene.

Song of the Deep è afflitto da un consistente numero di difetti che non ci è possibile trascurare e che non rendono merito allo splendido lavoro svolto da designer e scrittori.
Sviluppare un buon sistema di controllo acquatico non è mai stata un’impresa semplice, tantissimi prodotti hanno fallito nel corso dei decenni e solo in pochi casi è stato possibile raggiungere risultati di buon livello. Con ogni probabilità la serie di Donkey Kong è da questo punto di vista una delle più riuscite, senza nulla togliere al buon vecchio Super Mario.
Insomniac sembra invece aver voluto imboccare una strada diversa, utilizzando il sistema di controllo quasi come un mezzo per amplificare artificialmente la difficoltà del suo nuovo gioco. Il sottomarino che controlleremo è reattivo, risponde bene ai comandi, ma un consistente numero di puzzle si basa sulla precisione negli spostamenti o sulla velocità degli stessi, tutti casi in cui le meccaniche passano rapidamente dall’impegnativo al frustrante. Doversi muovere agganciati a una bomba pronta a esplodere al minimo contatto con una parete non è la cosa più divertente del mondo, specie se tale meccanica viene utilizzata più e più volte all’interno dell’avventura e se saremo costretti ad attendere girandoci i pollici per il successivo respawn della bomba.
Proprio la ripetitività è un altro dei difetti principali del gioco, che sa aggiungere con buone tempistiche meccaniche o varianti, ma che in definitiva pecca nel voler insistere troppo a lungo su puzzle fin troppo simili, una situazione praticamente opposta a quanto abbiamo sperimentato di recente nel bellissimo Inside o nel già menzionato Ori and the Blind Forest.
Nella quasi totalità della situazioni non avremo tra l’altro a che fare con idee originali: se siete dei veterani dei metroidvania o degli adventure 2D è più che probabile che Song of the Deep vi porti a sensazioni di già visto per buona parte della sua durata, che si attesta sulle 7/9 ore di gioco.

song of the deep

Ci sono dei contenuti extra a cui potremo puntare man mano che sbloccheremo nuove abilità, spingendo in questo modo al backtracking che comunque non è mai eccessivo. E meno male, perché tante volte i nostri obiettivi sembrano essere strutturati in maniera tale da farci perdere tempo solo per allungare la durata del gioco, portandoci alle diverse estremità di una mappa per ottenere la classica triade di oggetti e situazioni similari. Ci sono fondamentalmente troppe attese, sia causate dai viaggi verso i nostri obiettivi che appaiono inutilmente lunghi (per quanto la direzione artistica tenda ad ammorbidire questo difetto regalandoci degli scorci mozzafiato), sia per la natura stessa dei puzzle o per il respawn di determinati oggetti. In sintesi c’è molta frustrazione, un po’ di noia e poco divertimento.

Segnaliamo inoltre qualche imperfezione tecnica che riguarda l’ottimizzazione del prodotto: Song of the Deep non scatta e non è pesante, ma è afflitto da uno stuttering evidente in molte sezioni, prescindendo dalla configurazione del PC. Ci auguriamo che un update possa risolvere il problema nel più breve tempo possibile.

In sintesi
Song of the Deep è un prodotto trainato da una direzione artistica stellare e da una narrativa d’eccezione, che accompagna l’esplorazione con incisiva delicatezza. E’ un peccato che una storia del genere e lo splendido lavoro dei designer vengano martoriati da un gameplay per nulla originale, che perde il confronto con il metroidvania medio e risulta incapace di portare nuove idee. A ciò si aggiunge un sistema di controllo frustrante, non tanto a causa dell’ambientazione sottomarina, ma piuttosto per la presenza di puzzle ed enigmi che puntano molto sulla probabilità che il giocatore commetta degli errore durante i movimenti. Il riciclo delle meccaniche e il voler insistere troppo a lungo sulle stesse scelte di design rendono alla fine l’esperienza noiosa, con una giocabilità che non rende davvero giustizia al potenziale del prodotto.
Valutazione scala 1/10

6.9
+ Narrativa splendida
+ Una delle migliori direzioni artistiche di sempre
– Nessuna innovazione
– Meccaniche ripetute troppo a lungo
– Controlli utilizzati a mo’ di ostacolo per il giocatore
– Frustrazione
– Male ottimizzato con evidente stuttering

*Recensione basata su una copia acquistata dalla redazione*

2 commenti

  1. questa recensione è la dimostrazione che questi articoli vengono commissionati a gente incapace , e soprattutto sembra che non abbiam mai giocato ad un games. Siam d accordo che ormai siamo abituati a giocare a giochi per paralitici dalla difficoltà quasi inesistente (tutti dicono che dark soul e annessi sian difficili…ma allora che cos è ghouls ‘n ghost? ) ma dire che le meccaniche sn frustranti è una bestemmia…

    • Considero Dark Souls e affini come impegnativi, sicuramente non “difficili”. Giochi difficili sono Super Meat Boy, Super Hexagon, VVVVVV.
      Una recensione è un parere, e a mio parere le meccaniche di Song of the Deep sono pesantemente riciclate e frustranti nel voler giocare con un sistema di controllo che per forza di cose non può essere preciso come quello di un platform.
      Naturalmente in questi casi la cosa migliore da fare è cercare dei siti web (o dei redattori) che abbiano gusti il più possibile allineati con i propri per potersi “fidare” delle recensioni.
      Per il resto le offese puoi anche tenertele, ho tanti anni e tanta cultura sulle spalle.

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