Simon the Sorcerer Origins – Recensione | Un grande ritorno!

Simon the Sorcerer: Origins è il prequel ufficiale della storica serie Simon the Sorcerer, uno dei più iconici e famosi franchise di avventure punta e clicca dei tempi passati. L’obiettivo è raccontare le prime avventure di Simon, quando era ancora un apprendista impacciato, con quella miscela di fantasia assurda, battute taglienti e situazioni surreali che ha sempre definito il tono della serie. Ma sarà all’altezza degli illustri predecessori?
Il publisher ININ e lo sviluppatore Smallthingstudios ci hanno mandato un codice di attivazione per poter testare il gioco nella nostra recensione. Simon the Sorcerer Origins è disponibile a partire dal 27 Ottobre 2025 per PC Windows tramite Steam (lo abbiamo giocato quasi tutto su Steam Deck senza particolari problemi), PS5, Xbox Series e Nintendo Switch, sia in versione fisica che digitale. Sono presenti i sottotitoli in lingua italiana.

La storia segue Simon nei suoi primi passi nel mondo della magia, più goffo che eroico, più sarcastico che epico. È insomma un viaggio di formazione dentro un regno fantastico popolato da spiriti dispettosi, animali parlanti, mentori discutibili e via dicendo. Il tono è quindi dichiaratamente comico, con battute che giocano con i cliché del fantasy classico e che attingono a piene mani dalla storia del franchise. Anche i personaggi secondari, pur comparendo per brevi segmenti, non sono riempitivi: servono tanto alla scrittura quanto alla progressione di gioco, ogni incontro è memorabile.

Proprio il tono e la scrittura dei dialoghi sono due grandi punti di forza del gioco. Simon è sarcastico, fa sorridere grazie anche alla rottura della quarta parete, ricorda per certi versi il nostro mitico Guybrush Treepwood. Proprio l’umorismo serve anche a caratterizzare il mondo di gioco e non è solo vernice sopra gli enigmi, creando un’esperienza autoironica e dai toni leggeri. Le situazioni che incontri, gli scambi con creature magiche, gli stratagemmi per aggirare ostacoli: tutto è costruito per dare la sensazione di essere dentro una fiaba fantasy che sa benissimo quanto sia assurda. Chi conosce la saga riconoscerà certe sfumature del suo carattere futuro; chi è nuovo non si sentirà escluso, perché Simon the Sorcerer Origins funziona anche da storia d’inizio a sé stante.

Dal punto di vista del gameplay, Origins abbraccia la struttura punta-e-clicca tradizionale. Il giocatore si muove con lo stick analogico tra schermate disegnate a mano, osserva l’ambiente, raccoglie oggetti, li combina in modi spesso poco ortodossi e li usa per sbloccare nuove situazioni. Non è quindi necessario utilizzare il mouse per spostarsi, il funzionamento è simile a quanto visto in classici più liberi come Grim Fandango.

Gli enigmi sono costruiti per premiare l’attenzione ai dettagli e il pensiero laterale: spesso la soluzione non è semplicemente “trova la chiave”, ma “capisci come convincere, ingannare o aggirare un personaggio usando quello che hai trovato in un’altra area”. Se avete giocato uno qualunque dei precedenti capitoli della serie, o anche un qualsiasi Monkey Island vi sentirete sicuramente a casa.
L’interfaccia è piuttosto pulita, agevole, e non manca un diario che tiene nota degli obiettivi e delle informazioni raccolte. Questo riduce il rischio di rimanere bloccati solo perché ti sei perso una battuta importante. Il ritmo generale funziona: esplorazione e dialogo si alternano senza che la storia si fermi troppo a lungo, e i puzzle più tosti di solito arrivano quando il gioco ti ha già messo in confidenza con le regole del suo mondo.

Attenzione però, perché alcuni enigmi puntano ancora su quella logica alla vecchia scuola che può sembrare un po’ criptica a chi non è cresciuto con le avventure grafiche anni ’90: capita di dover tornare su una scena precedente o provare una combinazione di oggetti che non è del tutto ovvia, o comunque non strettamente logica. È una caratteristica intrinseca di molte avventure punta e clicca, e personalmente la cosa non mi pesa. Aggiunge quel livello di difficoltà in più che ti fa incazzare giusto il necessario, senza raggiungere i livelli di astrusità di prodotti quali Myst o Riven.

Le illustrazioni sono nitide e leggibili, ma non ho trovato le animazioni dei personaggi sempre convincenti, qualche fotogramma in più sarebbe stato apprezzato. In ogni caso, la direzione artistica trova un buon equilibrio tra nostalgia e leggibilità.
Chi conosce la serie sarà lieto di apprendere che sono tornati i due più celebri doppiatori originali, quindi le voci di Simon sia in inglese che in tedesco coincidono con quelle del passato. In questo senso il lavoro di doppiaggio è più che buono (ho giocato con voci in inglese e sono presenti i sottotitoli in italiano), c’è un’ottima interpretazione.
Su Steam Deck il gioco è funziona alla grande, senza mancanze di alcun tipo, si tratta di un videogame molto leggero.: il touch per puntare e cliccare funziona bene e anche la mappatura dei controlli su stick e tasti è più che accettabile.

Consigliato
Nel complesso, Simon the Sorcerer: Origins centra l’obiettivo: è un’avventura che si appoggia senza vergogna alla tradizione punta-e-clicca, ne riprende l’umorismo e la struttura a enigmi, ma la rende più accessibile con una buona interfaccia, un diario utile e un sistema di controllo ottimizzato sia per controller tradizionali che per dispositivi portatili come Steam Deck. È un gioco che rispetta l’eredità del franchise senza diventare un esercizio di fanservice puro. Allo stesso tempo è abbastanza autonomo da poter essere il primo Simon per chi non ne ha mai giocato uno. È una storia buffa, stralunata e volutamente teatrale su un mago alle prime armi che non è pronto per il mondo, in un continuo di autoironia che diverte dall’inizio alla fine. Ora però vogliamo i remake degli altri capitoli!

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *