Spindle è un omaggio nostalgico ai classici adventure a 16 bit, e in particolare all’immortale The Legend of Zelda nella sua declinazione isometrica (da A Link to the Past a Minish Cap). Ma attenzione, questo non è né un clone né un videogame poco ispirato: narra una storia personale, malinconica e allo stesso tempo tenera, costruita attorno a un’idea insolita. Il protagonista è letteralmente la Morte, in viaggio in un mondo dove il ciclo naturale della vita si è inceppato. Le anime non passano più nell’aldilà, gli esseri viventi restano bloccati in uno stato innaturale.
Lo sviluppatore Wobble Ghost e gli attentissimi ragazzi di Deck13 (publisher) ci hanno inviato una chiave di attivazione del gioco in modo che potessimo procedere con la nostra recensione. Il gioco è disponibile dal 13 Ottobre 2025 su PC Windows tramite Steam (Verificato su Steam Deck), dove viene proposto al prezzo di 19,99€. Sono presenti i sottotitoli in lingua italiana.
Dal punto di vista del racconto, Spindle non insiste su spiegoni o cutscene interminabili. Ci svegliamo come incarnazione della Morte, senza sapere bene cosa fare. Il problema è semplice: non si muore più. Animali che soffrono perché non possono finire di soffrire, persone che vivono come zombi e fantasmi. La nostra missione quindi non è uccidere ma ripristinare il ciclo naturale delle cose.
Ad accompagnarci c’è un maialino, che fa in qualche modo da contrappeso emotivo: con le sue reazioni e piccole animazioni trasmette leggerezza, affetto, lealtà. È una relazione quasi da fiaba, e dà identità al tono del gioco. Funziona perché umanizza il tema senza svuotarlo.
Insieme attraverseremo foreste, rovine, templi e villaggi per capire cosa ha rotto l’ordine naturale. Lungo la strada incontrereremo creature e personaggi sospesi tra i due mondi: spiriti che non trovano pace, persone comuni che non sanno più come elaborare la perdita (toccante una madre che perde il giovane figlio). Il gioco preferisce le sfumature ai grandi discorsi. I dialoghi sono brevi ma sono perfettamente adeguati a tratteggiare i personaggi senza finire per essere ridondanti. Anche gli elementi ambientali – un villaggio fermo nel lutto – sanno raccontare più di un monologo.
Giocato pad alla mano, Spindle si presenta come un adventure classico con visuale dall’alto in pixel art, assolutamente allineato ai classici The Legend of Zelda. con esplorazione, combattimenti e puzzle intrecciati. Ci muoviamo tra aree collegate tra loro all’interno di una mappa concettualmente simile a quella di A Link to the Past, quindi con scroll più cambio area. I luoghi che visiteremo – villaggi, vulcani, paludi, foreste, e tanto altro – avranno segreti, passaggi nascosti e piccoli enigmi ambientali. Gli enigmi non raggiungono mai i livelli di difficoltà e complessità tipici degli Zelda o Alundra, sono molto accessibili, non dovrebbero mettere in difficoltà i giocatori meno esperti. Non è esattamente un pregio, personalmente avrei gradito qualcosa di un po’ più stimolante.

Il combattimento, in Spindle, è molto semplice: impugniamo la falce tipica della Morte, ma non ci sono particolari manovre evasive per buona parte del gioco (poco oltre la metà potremo incrementare un minimo le nostre possibilità di movimento. Senza poter contare su una vera e propria schivata, contano soprattutto tempismo e posizionamento. Non è un sistema che mi ha convinto particolarmente, credo si sarebbe potuto fare di più.
Per fortuna i boss (a parte magari i primi due che sono proprio banali) sono progettati in modo piuttosto intelligente, richiedono di capire in che modo eliminarne le difese per poi procedere con i danni veri e propri. Senza dubbio una soluzione più elegante del classico button mashing, nonché una scelta obbligata considerati i limiti del sistema di combattimento.
I dungeon sono costruiti con un ritmo preciso: un po’ di scontri, un po’ di enigmi, un po’ di esplorazione. Ogni nuova zona aggiunge qualcosa – un’abilità, una variazione meccanica, un nemico che ti costringe a cambiare approccio – senza appesantire. Di nuovo, non c’è la complessità dei migliori adventure in circolazione, ma sono comunque strutturati piuttosto bene nonostante la linearità, in assoluto li ho trovati più che adeguati, piacevoli da affrontare.
Nuove abilità sbloccano vie alternative o scorciatoie, e spesso ti spingono a tornare in luoghi visitati prima per scoprire passaggi che non potevi raggiungere. È una struttura classica, ma resta efficace perché Spindle ti lascia respirare. Non c’è fretta: è un’avventura che ti fa sentire dentro uno spazio vivo, pieno di piccole cose da osservare.
Sul piano tecnico, Spindle è molto solido. Su PC la pixel art è pulita e leggibilissima anche a risoluzioni alte: animazioni morbide, piccoli tocchi d’espressione, palette vivaci che evitano il grigiore tipico del “mondo della morte” e puntano invece sul contrasto tra luce e decadenza. La colonna sonora accompagna, ma non esalta, l’ho trovato forse l’elemento meno convincente della produzione, ed è un po’ un peccato. Giochi di questo tipo guadagnano tantissimo dalla presenza di una soundtrack all’altezza, e qui credo ci fosse davvero molto margine di miglioramento.
Su Steam Deck Spindle gira benissimo. Lo stile grafico leggero e l’impostazione 2D in pixel art si adattano bene allo schermo portatile. I controlli con stick e tasti sono reattivi, i menu si leggono bene, non ci sono cali di frame significativi, e il consumo di batteria è contenuto.
Consigliato
Il risultato finale è un titolo che ha una sua voce precisa. Spindle parla della morte senza voler scioccare e senza voler deprimere. Parla di equilibrio. Di lasciare andare. Di proteggere ciò che vive proprio accettando che tutto, prima o poi, deve finire. Lo fa con una leggerezza rara, grazie alla relazione tra la Morte e il suo maialino. È difficile non affezionarsi alla coppia, e difficile non leggere tra le righe il messaggio: la fine non è sempre violenza, a volte è cura.
A parte una eccessiva semplicità di puzzle e sistema di combattimento, Spindle è comunque una raccomandazione facile per tutti gli amanti di adventure game.

