Tormented Souls 2 – Recensione | Horror vecchia scuola

Tormented Souls 2 è il nuovo capitolo del survival horror sviluppato da Dual Effect e pubblicato da PQube, che riprende in modo eccellente la vecchia impostazione dei Resident Evil proponendola in una versione aggiornata e ottimizzata. Questo seguito resta fedele alle proprie radici, continuando a rifinire la formula del survival horror classico grazie ad enigmi di alto livello, un game design solidissimo e situazioni survival da cardiopalma.
Il gioco è disponibile a partire dal 23 Ottobre 2025 su PC Windows tramite Steam (certificazione “Giocabile” su Steam Deck), PS5 e Xbox per circa 30 euro. Sono presenti i sottotitoli in lingua italiana.
Il publisher ci ha gentilmente mandato un codice di attivazione per PC in modo che potessimo procedere con la nostra analisi.

Tormented Souls 2 rientra a pieno titolo nel survival horror classico, sullo stile dei primi Silent Hill e dei primi tre capitoli di Resident Evil: inquadrature fisse o quasi, gestione oculata delle risorse e un’atmosfera opprimente, intrisa di angoscia.
La storia segue di nuovo Caroline Walker, protagonista del primo capitolo. Sopravvissuta agli orrori del primo capitolo, ora si ritrova trascinata in un altro incubo: la città abbandonata di Puerto Miller.
Il racconto torna su temi come colpa, fede e trauma psicologico, con le lotte interiori di Caroline in primo piano. A differenza di molti sequel horror che riciclano mostri e spaventi, Tormented Souls 2 prova ad ampliare la profondità emotiva di Caroline, mostrandola insieme segnata e determinata. Ne esce fuori un personaggio interessante, diverso dal monodimensionale a cui siamo abituati in tanti videogame di questo genere.

    Il cast di supporto è ridotto ma incisivo, con una buona caratterizzazione, per quanto non ci sia il tempo per creare sfaccettature o una profondità psicologica degna di nota. In ogni caso, la sensazione costante è che realtà e delirio si intreccino, lasciandoci sempre con il dubbio su cosa stia davvero accadendo.
    La buona qualità dei doppiaggi (in inglese, ma ci sono i sottotitoli in italiano) e in generale la direzione, sostengono bene la narrazione e spingono a procedere in una trama tutto sommato ben scritta e interessante.

    Dal punto di vista del gameplay, Tormented Souls 2 non vuole fare miracoli, e questo non è per forza un male. Come accennato, si rifà a piene mani sullo stile dei vecchi survival horror, in un mix tra esplorazione, risoluzione di enigmi (di ottima qualità) e fasi action che ci vedranno sempre attenti alle munizioni disponibili. Questo approccio volutamente retrò è parte del fascino del gioco. Restano le inquadrature fisse (o quasi fisse, c’è un po’ di scroll che aumenta il dinamismo), i controlli tank e gli enigmi basati sull’inventario che definivano sia il primo episodio che i classici da cui prende ispirazione.
    Va da sé che il sistema di controllo in particolare non è per tutti: risulta più “difficile” rispetto ai videogame moderni, con ogni probabilità i giocatori più giovani lo disprezzeranno. È tuttavia parte del retaggio dei vecchi survival horror, e non dubito che molti giocatori più navigati ne apprezzeranno la presenza in Tormented Souls 2.

    Esplorazione e risoluzione di puzzle sono il cuore dell’esperienza. Il level design è davvero molto valido, intricato e interconnesso. C’è parecchio backtracking funzionale, l’invito a tornare sui propri passi quando si trovano nuove chiavi o strumenti. Gli enigmi sono ben congegnati e richiedono osservazione attenta e combinazioni di oggetti. In linea di massima ho trovato i puzzle appaganti: danno quella giusta sensazione di “eureka” senza sfociare nella frustrazione. C’è una buona varietà, da macchinari ad elementi dell’ambiente, a cifrari e situazioni più complesse. Qualche volta capita che gli indizi per comprendere alcuni enigmi siano un pelino troppo criptici, ma non mi sono mai davvero bloccato abbastanza a lungo da voler cercare la soluzione online, tutto sommato siamo nel range dell’accettabile. Direi che in assoluto la difficoltà degli enigmi è medio-alta, con puzzle progettati con sapienza ma senza scadere nella cattiveria.

    I combattimenti sono volutamente lenti e tesi. Munizioni e cure sono limitate, quindi ogni scontro pesa, tanto che in più frangenti vorremo evitare di utilizzare proiettili. I controlli tank hanno un ruolo determinante nella reattività del personaggio, ed anche in questo caso vale il discorso fatto poco sopra. È probabile che ai giocatori moderni sembrerà tutto un tantino legnoso, ma si tratta di una deliberata scelta di design, volta a ricreare il fascino (e i limiti) dei vecchi survival horror.
    Ottimo il design dei nemici, tutti grotteschi e disturbanti, con un accompagnamento sonoro che amplifica la tensione attraverso scricchiolii, lamenti, echi lontani e versi che mantengono alti i battiti del cuore.

    Dove Tormented Souls 2 colpisce nel segno è nella dedizione ad atmosfera e tensione. Illuminazione, sound design ambientale e stile visivo inquietante aiutano a costruire una sensazione di ansia costante, senza abusare dei classici jump scare. È chiaro che gli autori sanno che l’horror vive di isolamento, incertezza e vulnerabilità, e il gioco lo cattura alla perfezione.

    Il sistema di illuminazione, uno dei punti forti, costruisce gran parte dell’oppressione ma può mettere in evidenza qualche incoerenza nelle texture ai settaggi più bassi. Il supporto al controller è ottimo e le transizioni tra inquadrature fisse risultano più fluide che nel titolo precedente
    Su Steam Deck, Tormented Souls 2 si comporta in modo più che dignitoso. A impostazioni medio/basse sta stabile attorno ai 40–50 FPS. Lo schermo più piccolo accentua la claustrofobia, anche se leggere le descrizioni degli oggetti può risultare a volte un po’ scomodo. Il consumo di batteria è ok e i controlli si adattano bene al portatile.

    Consigliato
    Tormented Souls 2 riesce sia come continuazione sia come affinamento di ciò che aveva reso speciale il primo capitolo. È inquietante, atmosferico e orgogliosamente old-school. Ciò significa anche che è legnoso nei suoi controlli tank, che i nuovi giocatori lamenteranno imprecisione e difficoltà nell’esplorazione. Ma è esattamente ciò che volevano gli sviluppatori, ricreando quelle sensazioni tipiche dei vecchi Resident Evil e Silent Hill. Un plauso per gli enigmi, curati, diversificati, impegnativi e progettati con creatività. Non farà cambiare idea a chi detesta i tank controls o i ritmi lenti, ma per gli appassionati del design d’epoca è un must.

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