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What Remains of Edith Finch – Recensione

Dai tempi di Dear Esther, le cosiddette avventure interattive hanno percorso parecchia strada. What Remains of Edith Finch è il più recente titolo appartenente a questo genere, sviluppato da Giant Sparrow, gli stessi ragazzi che hanno dato vita al particolarissimo The Unfinished Swan.
Concentrandosi sul concetto della morte, questo racconto è in realtà una grande celebrazione della vita e del tempo. Le storie di ciascuno vengono scolpite e immortalate, i segni del nostro passaggio rimangono impressi nella memoria dei nostri cari.
Se i contenuti sono di per sé interessanti, lo è anche la maniera in cui gli sviluppatori hanno voluto giocare col gameplay.
Per quanto le tematiche siano piuttosto simili a quelle di The Unfinished Swan, questo è a mio avviso un prodotto nettamente superiore.

What Remains of Edith Finch

La stirpe dei Finch è particolarmente sfortunata. Per qualche oscuro motivo, tutti i membri di questa famiglia vanno incontro a morti tragiche e spesso incomprensibili. Sembra che il destino si sia voluto accanire contro queste persone, strappate alla vita anche in giovanissima età. E’ una sorta di maledizione che accompagna questo nome ormai da tanti anni e attraverso più generazioni.
Vestiremo i panni di Edith Finch, ultima in vita tra i Finch, una donna perfettamente consapevole di questo strano destino. La madre di Edith è morta da poco, lasciandole una chiave che le darà accesso alla vecchia dimora di famiglia. Qui tanta gente è vissuta ed è morta, per Edith sarà il momento di far luce su tante storie. Sarà un modo per scoprire le nostre radici, capire perché le cose siano andate in un certo modo. E qualora non ci fosse una motivazione… beh, potremo forse trovare un qualche significato.

Casa Finch si erge su un’altura immersa tra i boschi. Alla morte di ciascun membro della famiglia, i Finch si sono sempre limitati a chiudere a chiave la sua stanza personale, lasciando tutto così com’era. Con le stanze che diminuivano e la gente che aumentava, la casa si è allargata in verticale, assumendo una forma assurda e che sembra quasi voler sfidare il cielo.
Esploreremo la dimora utilizzando la chiave e attraversando una sfilza di passaggi secondari. L’interazione ambientale è molto limitata, la narrativa è ovviamente protagonista.
What Remains of Edith Finch richiede circa un paio d’ore per essere portato a termine. Il gioco è piuttosto breve, e il nostro scopo sarà entrare nelle stanze di ciascuno dei membri deceduti della famiglia. Sia la casa che le stanze sono molto diverse rispetto a come potremmo immaginarcele. C’è un senso di vissuto e di movimento che stride fortemente con l’idea stessa della morte. Le stanze sono spesso in disordine, ricche di fotografie, note, oggetti, elementi personalissimi. E’ come se quella persona vivesse ancora lì, come se il suo ricordo le permettesse di restare in questo mondo.
Attraverso alcune scenette che avranno luogo nelle camere sigillate scopriremo gli ultimi momenti di vita dei nostri parenti. I racconti, di qualità elevatissima, sono narrati con una forte carica allegorica, affascinano e coinvolgono.
Gli sviluppatori hanno profuso una straordinaria inventiva nella maniera di raccontare i diversi episodi. In ciascun caso saremo infatti chiamati a vivere in prima persona lo svolgersi degli eventi. La varietà che incontreremo in termini di approccio e gameplay è straordinaria. Dallo scattare delle fotografie al controllare un aquilone, What Remains of Edith Finch sorprende con costanza, sia in quanto a narrativa che per il modo in cui ci chiede di interagire. E’ davvero notevole.

what remains of edith finch

Così come in The Unfinished Swan, anche qui il tema portante è la caducità della vita. La drammaticità che permea l’intera famiglia Finch è evidente, a volte struggente, a volte ridicola nel suo essere gratuita, fino a fare molto Final Destination. In realtà c’è più una cappa di negativismo e nero costante, come se il destino fosse già segnato. I personaggi sono da questo punto di vista totalmente inermi, incapaci di ribellarvisi. Non c’è alcun modo di opporsi alla morte, questa arriva e basta, senza preavviso, senza ripensamenti.
What Remains of Edith Finch vuole essere una celebrazione della vita proprio nel suo ricordarci della sua caducità, un invito a vivere al meglio nel tempo che ci resta, a prescindere che la nostra morte avvenga per un infarto quando saremo nonni, o annegando da bambini nella vasca da bagno. Cose del genere possono accadere in qualsiasi momento, senza alcuna motivazione apparente, tanto che ci si può convincere di maledizioni, mostri e quant’altro. Un neonato che annega durante il bagnetto o una bambina che si avvelena da sola non ha la possibilità di scegliere né di capire. Noi possiamo farlo, è questo che conta adesso.
Nella vita e nella morte il nostro ricordo rimane e condiziona chi ha un legame con noi. E’ proprio questo legame che può consegnarci all’immortalità, almeno fino al momento in cui esisterà un affetto, una connessione reale, sia essa di sangue o meno. Siamo quello che siamo, ma siamo anche il prodotto della nostra storia.

In sintesi

What Remains of Edith finch è un’avventura narrativa molto piacevole, che offre una manciata di storie brevi di altissimo livello e un filo conduttore generale ben intrecciato. I messaggi comunicati dagli sviluppatori sono davvero belli, molto più positivi di quanto non si potrebbe inizialmente credere. Qui non si parla della sfiga di una famiglia né della tragedia della morte. Si riflette invece sull’impermanenza, sul fatto che il nostro tempo debba essere sfruttato nel migliore dei modi. Perché in fondo non abbiamo alcuna certezza, se non il fatto che la destinazione di questo viaggio sia per tutti la stessa.

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