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Fable Fortune – Recensione

Quando penso a cos’era Fable una decina d’anni fa, ai tempi della prima Xbox, e poi a cos’è adesso, non nego che mi salga un po’ la depressione. Molyneux sarà pure un mezzo cialtrone ma i primi due capitoli del franchise erano degli action GDR di tutto rispetto. Sapevano intrattenere per centinaia di ore offrendo meccaniche appaganti e una vastissima libertà d’azione. Peccato che dopo quelli si sia andati in picchiata verso la mediocrità, il dimenticatoio e infine la tomba. Il Fable che conoscevamo, infatti, è morto. L’unico lascito di Blue Box e Lionhead viene oggi ereditato da Flaming Fowl Studios, sviluppatore indipendente fondato da veterani dell’industria. Dalle loro menti sbuca fuori Fable Fortune, un card game free to play basato appunto sull’universo creato da Molyneux e colleghi. Non era certo il gioco che aspettavamo ma per lo meno le premesse sembravano interessanti. Sarà bastato a riqualificare anche lievemente il nome del brand?

Fable Fortune

Fable Fortune, in realtà, aveva già visto la luce sullo store di Xbox One nello scorso luglio, passando del tutto inosservato. Adesso si è deciso di portarlo su Steam sperando che venisse notato dagli appassionati di card game, più presenti su PC. Ciò comporta dei rischi, d’altronde al crescere della piattaforma cresce anche la concorrenza e molti definirebbero saturo il mercato dei CCG su computer. A buona ragione, considerando che persino degli ottimi titoli come Gwent e Elder Scrolls Legends fanno fatica ad emergere a causa del dominio incontrastato di Hearthstone (non dimentichiamo inoltre l’uscita imminente di Artifact e Magic The Gathering Arena). Di conseguenza per primeggiare in questo genere servono una discreta dose di marketing e tanta, tanta originalità. Pur non essendo affatto un titolo scadente, a Fortune mancano un po’ entrambe.

La struttura ricalca a grandi linee quella della produzione Blizzard, con due eroi dotati di 30 punti vita ciascuno che evocano creature e lanciano magie nell’intento di ridurre a zero la salute dell’avversario. Per compiere azioni si spende oro, l’equivalente del mana, che aumenta di un’unità a turno. Pescaggio, mulligan, statistiche e la maggior parte degli effetti funzionano esattamente allo stesso modo di Hearthstone. Le differenze risiedono nella gestione dell’eroe, dotato di due poteri e protagonista di un sistema di allineamento bene/male basato su mini-obiettivi. Un potere, uguale per tutti, consente di spendere una moneta d’oro per mettere una creatura in posizione difensiva (provocazione). L’altro, dal costo raddoppiato, varia a seconda dell’eroe e si lega in modo sinergico alla classe d’appartenenza.

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Fable Fortune tenta la sorte su PC

Esse sono complessivamente 6, diversificate a sufficienza grazie al possesso di carte esclusive che permettono strategie multiple. Il sistema di quest funziona in modo abbastanza intuitivo. In certe fasi del match si chiede al giocatore di scegliere una fra tre missioni disponibili, generate casualmente. Alcuni esempi potrebbero essere l’evocazione di un certo numero di creature, dispendio di oro o lancio di magie. Al completamento viene data la possibilità di scegliere tra due poteri avanzati che trasformeranno il nostro personaggio nella sua versione eroica oppure in quella malvagia. Portando a termine altre due quest si possono aumentare i punti karma e ottenere bonus da alcune carte, come quelle che presentano opzioni binarie ed effetti unici a seconda dell’allineamento.

Nonostante tutto, però, l’esperienza rimane fin troppo simile a quanto mostrato dai concorrenti. Forse perché i punti karma avrebbero dovuto avere maggior impatto, forse perché le carte realmente interessanti sono poche. Sta di fatto che alla fine della fiera ci si ritrova alle prese con un card game valido ma fin troppo simile ad Hearthstone, dunque capace di intrattenere un pubblico smaliziato giusto per un paio d’ore. Peccato, d’altronde si tratta di un free to play generoso nelle ricompense e privo di quegli elementi casuali che tanto ho odiato in altri card game. Ha persino una modalità storia suddivisa per classi e una serie di eventi online cooperativi di buona fattura che ho completato con piacere. Discreto anche il PvP, cross platform con Xbox, da cui si evince un bilanciamento di carte e fazioni nel complesso soddisfacente.

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Fable Fortune non riesce a distinguersi dalla massa

Dove Fortune cade è nell’interfaccia, elemento di vitale importanza in un CCG. Qualsiasi azione, fuori e dentro le partite, richiede qualche secondo di troppo. Caricamenti e input lag la fanno da padrone, rendendo l’esperienza almeno due volte più lenta e tediosa del normale. Le arene, seppur dal look gradevole e ricche di dettagli, presentano enormi quantità di spazio sprecato in cui avrebbero dovuto apparire informazioni vitali assenti come, tra le altre cose, la cronologia dei turni, il numero di carte nel mazzo e un cimitero. Insomma, c’è troppa enfasi sugli elementi scenici dei campi di battaglia e poca sulle componenti dell’interfaccia, generalmente piccole e confusionarie. Servivano molto più ordine e pulizia, su questo non ci piove.

In sostanza, comunque, Fable Fortune risulta giocabile, soprattutto se avete familiarità con il genere e venite da Hearthstone e Shadowverse. Gli accenni di novità ci sono, anche se si tratta appunto di accenni e non di rivoluzioni in grado di donare la dovuta personalità al titolo. Se non altro è un buon modo per trascorrere qualche ora in compagnia dei personaggi e delle ambientazioni dei primi Fable senza avvelenarsi il sangue con The Journey e Anniversary. Di certo non parliamo di un CCG destinato a rimanere a lungo nella mente di pubblico e critica ma neanche di un completo fallimento.

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