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Ark Survival Evolved – Shame, shame, shame, dlindlin

Ark: Survival Evolved è un noto survival a tema preistorico che milita in early access su Steam da più di un anno, forte dell’enorme popolarità che lo ha visto scalare a suon di record le classifiche di vendita.
Recentemente, però, il titolo di Studio Wildcard ha subito un drastico calo di apprezzamenti da parte del pubblico, passando da una valutazione mediamente buona a una per lo più negativa.
Perché? In sostanza gli sviluppatori hanno deciso di rilasciare un’espansione a pagamento, Scorched Earth, ancor prima di uscire dall’accesso anticipato.

Ark è partito con le giuste premesse, sembrava uno di quei pochi progetti destinati a capitalizzare ogni secondo del tempo trascorso in early access e le magagne tecniche tipiche del suo genere passavano in secondo piano rispetto alla struttura estremamente coinvolgente del sistema di gioco.
Questo finché Wildcard non ha scelto di dedicarsi alla creazione di versioni console e di uno spin-off free to play denominato Ark: Survival of the Fittest, mosse viste dalla community come una violazione dei patti stipulati in precedenza.

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In particolare i finanziatori (lo sono a tutti gli effetti) hanno posto l’accento sulla scorrettezza di utilizzare i proventi dell’early access per sviluppare un prodotto da vendere separatamente mentre il gioco base rimaneva ancora incompleto.
Si sarebbe potuta auspicare l’aggiunta della suddetta espansione come contenuto gratuito parte dell’offerta, oppure persino a pagamento ma comunque dopo il lancio, eppure la repentina virata pretenziosa del team con sede a Seattle ha preso il verso più errato in assoluto.
Il tempo trascorso a lavorare al DLC avrebbe dovuto essere impiegato a rifinire il progetto principale, quello per cui gli utenti hanno pagato, e invece così facendo si sono ottenuti due prodotti incompleti venduti separatamente.
Non sarebbe neanche troppo strano se a un certo punto decidessero di realizzare un sequel, sempre con i soldi dell’early access.

Il problema, comunque, risiede maggiormente nella mancanza di una regolamentazione ferrea da parte di Valve, la quale non dovrebbe permettere comportamenti simili, a nostro parere alquanto anti-consumatore.
Gli early access necessitano di restrizioni, nel senso che gli sviluppatori dovrebbero avere scadenze da rispettare e obblighi verso chi acquista, non aggiungere qualche sporadico contenuto o fix con il contagocce al fine di rimanere in un comodo limbo anche per anni.

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La pessima reputazione dei titoli ad accesso anticipato è oggi motivata dalla crescente furbizia di team indipendenti che sfruttano la pratica giustificando la lentezza nello sviluppo insieme a bug e scarsa ottimizzazione con la mancanza di esperienza, una scusa fin troppo banale peraltro lontana dalla realtà dei fatti se prendiamo in considerazione titoli del calibro di Prison Architect e Darkest Dungeon.
Da che mondo è mondo i DLC dovrebbero essere creati dopo la fine dei lavori sul gioco base, non prima o durante come accade ormai sempre in riguardo ai tripla A.
Questa prassi scorrettissima è destinata ad espandersi velocemente in ogni angolo del mercato videoludico, a causa dell’accettazione silente di un pubblico che rende possibili eventi altrimenti impensabili, tra cui appunto il record di vendite su Steam di Ark – Scorched Earth.

Se prima dovevamo guardarci dalle pre-alpha mai completate e vendute a prezzo pieno dietro false promesse, adesso riusciamo addirittura a imbatterci in espansioni per prodotti in fase di sviluppo.
Il problema, come al solito, sta nella probabilità che questo pericoloso precedente possa avere un seguito.
Dal momento che parte dell’utenza sembra aver accettato il modus operandi di Wildcard, molti altri sviluppatori potrebbero essere spinti ad emularli.
L’aumentare di DLC, microtransazioni, bonus preorder e patch del day one dimostra la mancanza di capacità d’analisi dei giocatori d’oggi, convinti che accettare un sopruso commerciale alla volta non comporti conseguenze a lungo termine.
E ciò, purtroppo, si sta rivelando quanto mai infondato.

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