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Star Wars Battlefront 2: tornano le micro transazioni, ma è una situazione accettabile?

Electronic Arts ha da poco comunicato che le micro transazioni ritorneranno a giorni in Star Wars Battlefront 2. Nonostante il macello che si è scatenato lo scorso anno sapevamo che prima o poi sarebbe successo. La situazione è senza dubbio migliorata, ma bisogna chiedersi se sia comunque accettabile o meno. Vediamo intanto come cambiano le cose.

Il sistema di progressione sarà modificato pesantemente. Le Star Card – oggetti che hanno effettivamente un impatto sul gameplay – saranno ottenibili soltanto con i punti esperienza, e verranno del tutto eliminate dai loot box.
I giocatori potranno spendere i propri soldi attraverso micro transazioni, e non direttamente nei loot box. Questi rimangono all’interno del gioco, ma funzionano ora diversamente. Conterranno soltanto oggetti cosmetici, nulla che possa avere un effetto sul gameplay. Si fa menzione in particolare ad emote, pose del personaggio e crediti di gioco.
I crediti potranno essere utilizzati per acquistare contenuti che saranno rilasciati nel nuovo store ingame, in arrivo in aprile. In pratica utilizzate questi crediti oppure soldi reali, a voi la scelta.

Un fatto è chiaro: non sarà più possibile spendere denaro per ottenere vantaggi nel gioco, e questo è senza dubbio un bene.

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Le cose migliorano per Battlefront 2, ma restiamo contrariati

Electronic Arts non è da premiare per quanto sta facendo. La sua è stata solo una risposta a una situazione estrema che si è (giustamente) venuta a creare. Le micro transazioni sono sicuramente più accettabili rispetto ai loot box, permettono quantomeno di acquistare oggetti specifici, senza lotterie e probabilità. Ma questo non significa che vadano bene in assoluto, nemmeno se il contenuto sono “solo” oggetti cosmetici.
Come sottolineato anche da personalità quali Jim Sterling, i cosiddetti cosmetici sono oggi parte integrante dei videogame multiplayer. Il motivo è semplice: la personalizzazione estetica dei personaggi ha un valore enorme per quasi tutti i giocatori. Ciascuno vuole avere il personaggio più figo, più bello, più cazzuto. Si crea un meccanismo di competizione e di interazione con gli altri per cui vogliamo essere notati, vogliamo essere particolari. L’estetica è fondamentale, è per questo che passiamo un sacco di tempo negli editor di creazione del personaggio.

Un gioco monetizzato tramite cosmetici significa anche che numerosi sviluppatori e designer lavorerà su contenuti destinati solo a una piccolissima parte dei giocatori. E’ dimostrato infatti che nel migliore dei casi meno del 5% degli utenti spende denaro in micro transazioni. C’è gente al lavoro per una fetta ridottissima della playerbase, gente che potrebbe invece dedicarsi ad altri elementi della produzione. Questo avviene solo perché publisher o sviluppatore desiderano massimizzare i propri guadagni con poco sforzo, a scapito della qualità generale.
Perché è ovvio che se la direzione si concentra su cappelli, elmi e skin ci saranno meno risorse per DLC, espansioni ed eventi. E’ naturale. Si dedicano risorse a ciò che porta denaro. I DLC portano denaro, investiamo. Ma anche i cosmetici portano denaro, perché quel 5% dei giocatori spende proporzionalmente un casino. Investiamo.

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I leggiadri stormtrooper di Battlefront 2

Quando un videogame viene commercializzato con un sistema standard incassa con la vendita fisica e digitale. I giocatori spendono i loro 70 euro e, nel caso di titoli online, si preparano a un immancabile Season Pass che di solito costerà altri 30 euro.
Come ho più volte sottolineato, non c’è nulla di male nelle micro transazioni. Nulla di male, ma solo se il gioco o i DLC vengono offerti gratuitamente. Il mobile ha insegnato infatti che il free to play può funzionare, e anche bene. Ci sono un mare di giochi che generano tranquillamente profitti senza includere alcuna meccanica pay to win. E’ una cosa possibile. Ovviamente serve una buona progettazione alla base, ma è è innegabile che si possa offrire il software gratuitamente e guadagnare solo attraverso micro transazioni.

Ci sono tantissimi giochi che funzionano senza scadere in pratiche vergognose. Degli esempi migliori abbiamo parlato giusto qualche giorno fa, menzionando Super Mario Odyssey, Monster Hunter World e Horizon Zero Dawn. Tutti tripla A single player, tutti giochi che monetizzano con la vendita del software base. Il titolo di Sony si è appoggiato anche su un DLC, mentre Mario e Monster Hunter hanno preferito la strada degli update gratuiti per espandere la propria playerbase e migliorare l’opinione dei consumatori.

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Darth Maul e Yoda, perché Battlefront 2 rispetta il “canone”

Titanfall 2 e Overwatch usano invece le micro transazioni pur essendo venduti a prezzo pieno. Tuttavia entrambi offrono DLC, contenuti aggiuntivi, mappe ed eroi in forma totalmente gratuita, e le stesse micro transazioni non interessano il gameplay. Quindi sì, sono cosmetiche, ma mi stanno mantenendo il gioco costantemente aggiornato. Non è la mole di contenuti che si può trovare in un gioco incentrato sui Season Pass, ma è una struttura solida e piuttosto ricca.
Oggi Star Wars Battlefront 2 è un gioco premium con micro transazioni cosmetiche e aggiornamenti gratuiti. E oggi va bene così.
Ieri Star Wars Battlefront 2 era però un gioco premium con micro transazioni pay to win. Questo non dobbiamo dimenticarlo.

Rendiamo merito a chi sa gestire le cose nella maniera corretta.
Path of Exile e Warframe vengono offerti gratuitamente e monetizzano poi attraverso micro transazioni che hanno effetti anche sul gameplay, ma che non sarebbe corretto definire pay to win. Va benissimo così.

Poi c’è il quarto caso, quello contro cui è giustissimo scagliarsi, quello di The Division o L’Ombra della Guerra. Giochi da 70 euro, con Season Pass da 30 euro, ma anche con micro transazioni cosmetiche. Ogni cosa è incentrata sulla monetizzazione, ciascun elemento di queste produzioni vuole spingere il consumatore a spendere di più.
Pensate a un qualunque capitolo recente di FIFA. Crediti, punti esperienza, abilità dei calciatori: se volete competere davvero avrete bisogno di spendere. Oppure preparatevi a investire una quantità disumana di ore nel grinding.

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Pew pew!

Il pay to win e i loot box sono due gigantesche problematiche del gaming moderno. Hanno determinato pesanti modifiche nella maniera di progettare e sviluppare i videogiochi, modifiche distruttive che hanno addirittura richiesto l’intervento dei governi. Politici che hanno tirato in ballo la questione Battlefront 2 a causa di masse di persone che hanno fatto la voce grossa.
Le micro transazioni sono meno terribili dei loot box, ma meno terribile non significa che vadano bene. E’ necessario che noi tutti manteniamo una certa lucidità sulla questione.

Ciò che è successo con Star Wars Battlefront 2, il comportamento scellerato dei publisher e degli sviluppatori: tutto questo è stato colpa nostra. Abbiamo voltato lo sguardo, abbiamo detto che le micro transazioni cosmetiche andavano bene, che non ci interessavano personalmente, perché tanto noi non paghiamo, tanto noi ci concentriamo sul gioco, tanto i nostri soldi sono al sicuro. E dicendo che la cosa non ci riguardava gli abbiamo permesso di continuare a esistere. Da lì il passo successivo è stato naturale: se la micro transazione può esistere magari può esistere anche il loot box. Se il giocatore si lamenta ma tutto sommato fa anche finta di niente, magari posso provare a spillargli soldi in un altro modo. Questo è uno spazio che noi abbiamo concesso a mega corporazioni alla ricerca di qualche milione facile.

Serve più caldo, più aggressività, più vocalità, più rabbia. Una sola persona può scatenare un putiferio sollevando le giuste discussioni nel giusto forum. Non bisogna pensare che sia responsabilità degli altri, ciascuno di noi ha il potere di esprimere il proprio dissenso, in maniera più o meno violenta. E la violenza, se non vogliamo essere violentati, è assolutamente necessaria.

Un commento

  1. Ma chi ha scritto questo articolo?! Battlefront 2 non ha nessun season pass e tutti i dlc sono e saranno distribuiti GRATUITAMENTE per tutti. Smettela di fare disinformazione

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