Il lancio di Switch ha rappresentato per Nintendo una svolta potenzialmente epocale. Per la prima volta da tantissimi anni a questa parte, il colosso di Kyoto si ritrova a dover supportare una sola console, che di fatto unisce il mercato mobile con quello delle piattaforme casalinghe.
Nel corso dell’ultimo meeting con gli investitori, il presidente Kimishima ha dichiarato che la compagnia continuerà a supportare 3DS. La console portatile a due schermi viene identificata come una macchina ideale per chi voglia giocare spendendo poco, o più in generale per i bambini. Secondo le dichiarazioni Nintendo continuerà a seguire questa fascia del mercato, supportandolo con prodotti sviluppati ad hoc.
Nonostante le parole di Kimishima, è sotto gli occhi di tutti che 3DS sia ormai più che avviata sul viale del tramonto. Ed è altrettanto chiaro che Nintendo abbia deciso di spostare i propri investimenti verso altri settori dell’intrattenimento.
I rischi del mondo del cinema
Si comincia con un lungometraggio a cartone animato dedicato a Super Mario, una notizia che non dovrebbe sorprendere nessuno: era stata proprio Nintendo qualche mese fa a comunicare di essere interessata al mondo del cinema. È una decisione sensata, anche se molto rischiosa. L’obiettivo è cercare di pubblicizzare le IP della compagnia anche a un pubblico di non giocatori. Questo permetterebbe di diversificare sia il target che l’offerta, e allo stesso tempo capire se c’è una qualche possibilità di profitto al di fuori dell’universo videogame.
Il rischio è però altissimo. Se ci pensiamo bene, quanti giochi sono stati trasformati in film di qualità? Prince of Persia ha raggiunto la sufficienza con un 6,6/10 su IMDB e un metascore di 50/100, Warcraft ha un più dignitoso 6,9 a seguito però di un investimento colossale. Per il resto l’incontro fra cinema e videogame è sempre stato disastroso: né i soldi, né gli attori sono mai riusciti a dar vita a produzioni di qualità. Penso che i livelli più agghiaccianti siano stati raggiunti con i film di Street Fighter e – guarda un po’ – Super Mario Bros.
Nintendo ha deciso di affidare la produzione del nuovo cartone animato a Illumination, lo studio responsabile dell’ottimo Cattivissimo Me. Gente esperta insomma, il che lascia ben sperare. Shigeru Miyamoto sarà co-produttore del film, quindi avrà un certo potere decisionale.
Ovviamente saranno fondamentali sceneggiatura e regia, e da questo punto di vista prego che Miyamoto non faccia danni. Un game designer non è necessariamente una persona capace di stabilire la ritmica di un film. Credo dovrebbe lasciare la massima libertà al team di Illumination, che senza dubbio avrà gente più preparate di lui in materia.
Nintendo Labo e Preservatoto
Che il film sia un successo o meno, Nintendo ci sta provando. Sta provando a proporre cose nuove, diverse dal solito, un po’ come con Labo. Si può ironizzare pensando alle possibili applicazioni e ad eventuali sviluppi futuri, come la divisione per adulti di Nintendo che si occuperà di produrre Dildodo, Preservatoto e Puttanono. Ma lo sperimentalismo e la voglia di reinventarsi hanno sempre fatto parte di questa compagnia, a dispetto dei tempi che cambiano.
Oggi ci sono tanti soldi in più, denaro che prima andava ripartito nel supporto verso due piattaforme in contemporanea. Switch ha cambiato tutto, probabilmente in meglio.
Il colosso di Kyoto ha fatto sapere che Labo è solo una delle novità che la compagnia sta preparando per i giocatori. Ci sono altri progetti non ancora annunciati che espanderanno ulteriormente il concetto di videogame, e che permetteranno di giocare in maniera innovativa. Non sappiamo quando potremo posare gli occhi su queste misteriose novità, ma sospetto che l’E3 2018 potrebbe rivelarsi un ottimo palcoscenico.
Nintendo e gli esperimenti mobile
Se da una parte 3DS ha ormai fatto il suo tempo, Nintendo non vuole comunque rinunciare al mercato mobile. Miitomo è un progetto ufficialmente morto, ma sia Fire Emblem Heroes che Animal Crossing Pocket Camp continuano ad andare piuttosto bene. E’ il momento quindi di provare la strada di Mario Kart, che arriverà su iOS e Android nel prossimo futuro.
I titoli di guida tendono a sposarsi bene con i controlli via giroscopio, e sicuramente Nintendo starà attentissima alla giocabilità.
La cosa più interessante è però un’altra. In pochi hanno notato che Nintendo potrebbe portare i propri giochi mobile su Switch con estrema semplicità. La piattaforma Tegra viene utilizzata anche per far girare Android, le conversioni dei software sarebbero rapide. Perché questi titoli mobile non arrivano su Switch allora?
Nintendo sta facendo una cosa molto intelligente, ovvero tenere separati due mercati analizzando l’andamento di due sistemi di commercializzazione che a conti fatti non conosce. Su Switch osserva il software tradizionale, che sta adesso accompagnando per la prima volta con DLC e Season Pass. C’erano stati dei casi simili anche su Wii U, ma adesso Nintendo spinge con maggiore aggressività verso contenuti a pagamento. Pensiamo a The Legend of Zelda: Breath of the Wild, a Pokkén, Xenoblade Chronicles 2 o anche Fire Emblem Warriors.
Le due strade di Nintendo
Su mobile la compagnia tenta invece la strada del free to play, del freemium e delle micro transazioni. Non mi sorprenderei di vedere apparire prima o poi anche i famigerati loot box. Secondo le parole di Kimishima, è tuttavia 0con i free to play che vedremo ulteriori sperimentazioni.
I giochi di questo tipo rilasciati fino ad oggi avevano sistemi di micro transazioni molto poco invasivi. Animal Crossing può essere giocato in relativa tranquillità senza acquistare nulla. Fondamentalmente offre al giocatore un’esperienza abbastanza completa, non spinge a tutti i costi all’acquisto.
Nintendo ha fatto sapere che potrebbe modificare in futuro il proprio approccio alle micro transazioni per incrementare la monetizzazione. In parole povere vogliono vedere che succede se l’utente si sente più forzato ad acquistare. Smetterà di giocare o effettivamente comprerà? Si incazzerà? Si rischia di danneggiare l’immagine della compagnia?
Come dicevo si tratta di esperimenti e di analisi. Su Switch sta avvenendo esattamente la stessa cosa con DLC e Season Pass. Nintendo non vuole mischiare due mercati fondamentalmente diversi, ma allo stesso tempo desidera capire come massimizzare gli introiti.
I servizi online a pagamento di Nintendo
Ci si sposta anche sui servizi, e a Settembre 2018 partirà ufficialmente l’online a pagamento di Switch. Avrà un costo molto contenuto rispetto alla concorrenza, si parla di 20 euro all’anno. Con ogni probabilità il sistema avrà successo, anche se non esiste assolutamente nessun motivo per cui gli utenti console debbano pagare per il gioco online.
E’ una mossa abbastanza ovvia, e anche sensata. Sia Sony che Microsoft monetizzano, Nintendo non ha motivo di continuare a fare la “buona” della situazione. Certo, ci sarebbe quello strano concetto del rispetto verso il consumatore, ma oggi come oggi se ne fregano tutti, e provano a rifilarci stronzate tipo “eh, ma tenere l’infrastruttura online, i server e la fase di ricerca e sviluppo è costoso“.
Ma poverini! Servirebbe proprio un modo per recuperare questi investimenti! Che so, magari mettere una tassa! Magari una tassa sulla vendita del software! Sì dai, le chiameremo royalties, e saranno del 30% sul prezzo di vendita di ogni singolo gioco! Ah, vero: esistono già.
Discorsi vecchi, comportamenti folli da parte dei produttori di hardware, a cui Nintendo si sta semplicemente adeguando. Nulla di nuovo sotto il sole in pratica.
Ad ogni modo, la Virtual Console dovrebbe venire lanciata in concomitanza con l’avvio dei servizi online. L’azienda possiede tantissimi giochi che hanno ancora oggi un ascendente fortissimo sui nostalgici, basti guardare il successo straordinario di NES e SNES Mini. Sono prodotti che hanno già dimostrato di poter vendere molto bene su sistemi portatili, ricordiamoci ad esempio le innumerevoli riedizioni dei vecchi classici su GameBoy Color e Advance. Senza dubbio sapranno andare a braccetto con chi utilizza Switch in modalità handheld, anche perché dovrebbero consumare poca energia.
La Virtual Console ha un potenziale straordinario
Grande incognita sarà la tanto rumoreggiata Virtual Console per GameCube, che proprio di recente abbiamo scoperto essere fattibilissima in termini tecnici. Esistono già degli emulatori che fanno girare su Tegra il software GameCube, e si sospetta che sia stata proprio Nintendo a svilupparne il codice. Auguriamoci che sia così, ci sarebbero potenzialità enormi.
Tutto questo parlare di Virtual Console non deve però offuscarci la vista: è necessario che la struttura online di Nintendo sia all’avanguardia, ma soprattutto corretta.
Attualmente ci sono due filosofie di pensiero: Microsoft punta sulla retrocompatibilità sia fisica che digitale, con Xbox One che adesso supporta un certo numero di giochi sviluppati per Xbox 360. Sony è stata decisamente subdola: se cercate Dark Cloud (gioco PS2) lo troverete in versione PS3, ma non PS4. Final Fantasy VII è presente in entrambe le versioni, ma dovete acquistarle separatamente. Comprare la versione PS3 non vi dà il diritto di giocare a quella PS4. Già, Anche se è esattamente lo stesso gioco, tutto ciò che cambia è l’emulatore. Dovete pagare due volte.
Nel corso degli anni Nintendo ha spesso proposto gli stessi giochi per più piattaforme, pensiamo ai tantissimi Donkey Kong Country, Super Mario Bros, Mario Kart e via dicendo. Fino a ieri potevamo dare la colpa a un sistema di account poco sviluppato, incapace di tenere traccia dei nostri acquisti. Oggi i giocatori hanno il diritto di pretendere lo stesso trattamento che Microsoft offre ai propri clienti. Non è pensabile che io debba acquistare più volte lo stesso identico gioco, se non cambia nulla in termini contenutistici.
Per sintetizzare
Dopo gli errori commessi con Wii U, Nintendo sembra più che mai intenzionata a redimersi sia agli occhi dei giocatori che degli investitori. Dover gestire una sola console significa poter ridistribuire gli investimenti in tanti altri settori. Il mercato mobile di iOS e Android è difficile, sovrappopolato, ma i franchise della grande N possiedono nomi dal fortissimo richiamo. Riuscire a catturare l’attenzione di questo pubblico non sarà facilissimo, ma credo che i risultati siano già piuttosto soddisfacenti. Adesso bisogna soltanto capire quanto spingere il pedale sulle micro transazioni e trovare un buon equilibrio.
Lo sperimentalismo di Nintendo
Nintendo Labo sarà solo il primo di una serie di esperimenti volti ad ampliare il concetto di videogame moderno. Sappiamo che ci sono altre idee nel calderone della compagnia, e siamo francamente curiosissimi di sapere di cosa si tratti.
L’incursione nel mondo del cinema sarà a sua volta un esperimento, uno su cui si sta puntando tanto. C’è un team di sviluppo di primissimo livello, la co-produzione fra Miyamoto e il fondatore di Illumination, la volontà di lanciare il prodotto direttamente nelle sale e la lunghezza da feature film. Nintendo sta sondando nuove strade, desidera diversificare, pubblicizzare le proprie icone con un pubblico il più possibile ampio.
Il prossimo settembre sarà poi determinante per comprendere le intenzioni della compagnia in merito al tanto discusso online a pagamento. Il fatto di dover pagare è di per sé una follia, ma è anche una follia accettata in silenzio dagli utenti console. Come dicevo in un precedente articolo: perché fare qualcosa gratis, se la gente è disposta a pagare? Certo, non è un gran rispetto per il consumatore, ma nel 2018 la dignità non va più di moda. Ci sorprendiamo per CD Projekt Red perché si comporta in maniera corretta verso i propri utenti, perché fare la cosa giusta è strano, atipico. Quindi è normalissimo che ci facciano pagare per avere il diritto di giocare con i videogame che abbiamo già pagato. E’ lo standard, nessuno dirà niente.
Cerchiamo solo di non fare troppe stronzate con quella Virtual Console.