Sono passati più di 13 anni da quando abbiamo iniziato ad attendere Kingdom Hearts 3, titolo che avrebbe dovuto concludere la celebre saga di Tetsuya Nomura partita nel lontano 2002. Un lasso di tempo lunghissimo, enorme, eccessivo per la realizzazione di qualsiasi media d’intrattenimento, specialmente per un videogioco. Sappiamo infatti molto bene cosa accade quando lo sviluppo si protrae così tanto. Nella stragrande maggioranza dei casi i risultati sono nefasti, come dimostrano gli esempi illustri di Duke Nukem Forever, Spore o Too Human. Raramente il prodotto finito accontenta fan e critica, giacché l’hype si gonfia con il passare del tempo e gli strascichi di uno sviluppo travagliato si mostrano inesorabilmente sotto forma di cicatrici più o meno evidenti all’interno del gioco stesso.
Lo abbiamo visto di recente in Final Fantasy XV ed era ovvio che sarebbe successo anche a Kingdom Hearts 3. Probabilmente non nella misura in cui alcuni (pessimisti cosmici) si aspettavano ma il segno c’è eccome. Per quanto mi riguarda ho due opinioni diverse e per certi versi contrastanti sul titolo. Una è quella di un fan che lo ha atteso per circa metà della sua vita giungendo talora alla rassegnazione, l’altra è quella di un comune redattore che cerca di essere obiettivo e valutare in modo imparziale. Nella recensione di quest’oggi cercherò di conciliare queste due anime e raccontarvi Kingdom Hearts 3 in ogni sua sfaccettatura. Iniziamo.
Kingdom Hearts 3 – Recensione
Data di uscita: 25/01/2019
Versione recensita: PS4
Disponibile su: PS4, XB1
Lingua: Italiano
Prezzo di lancio: €74.99
Il tentativo di spiegare ad un neofita la trama di questa serie, o anche di un solo capitolo, pareggia in difficoltà il livello Turbo Tunnel in Battletoads giocato senza mani. Spesso e volentieri persino chi, come noi, ha recuperato circa ogni spin-off disponibile, dimostra di avere le idee confuse sulla storia del mondo creato da Nomura. Sì, sento già i nostri amici su Twitch lanciare gli hashtag #sceltedidesign e #sceltedilore con il tono ironico di sempre. Definire incasinato il lore di Kingdom Hearts significa usare il più tenue degli eufemismi. E la colpa è tutta degli scrittori. Per fortuna la situazione di Kingdom Hearts 3 migliora di gran lunga rispetto al passato, portandosi quantomeno sulla decenza (premesso che se non avete giocato ai precedenti non capirete una mazza).
A grandi linee non ci sarebbe neanche nulla di complicato. Sora, il protagonista, è incaricato di trovare un modo per salvare dei vecchi amici imprigionati dall’eterno cattivone Xehanort e mandare all’aria il suo piano malvagio di controllo del mondo. All’inizio del gioco ci viene detto che per ripristinare i nostri poteri dovremo metterci in viaggio alla ricerca di indizi. Ecco il pretesto per visitare i tanto decantati mondi Disney, che sulla carta avrebbero dovuto essere il pezzo forte dell’opera. Sulla carta perché alla prova dei fatti risultano non consequenziali allo svolgersi degli eventi, in pratica dei corpi estranei nell’economia della trama vera e propria.
Kingdom Hearts 3 – Video recensione
2 su 7 propongono pedissequamente il riassunto pari pari del relativo film, in cui Sora e compagni fanno in pratica da spettatori. Gli altri 5 ci mettono un po’ più nel vivo dell’azione ma senza raggiungere i fasti dei vecchi capitoli (Agrabah, la città di Halloween, etc.). In nessuno, comunque, il racconto è stato avvincente o interessante in alcun modo. Persino l’Olimpo, a cui sono particolarmente affezionato fin da bambino, né i Caraibi, mondo che attendevo da anni salvo poi terminare ultimo nella mia lista delle preferenze in questo gioco. Si può quindi dire che la prima parte di Kingdom Hearts 3, ovvero 2/3 del totale, sia piuttosto lenta e noiosa.
Al contrario nelle fasi finali si cambia decisamente musica. La storia inizia a muoversi di colpo e partono a ripetizione avvenimenti intensi e importantissimi, alcuni davvero commoventi. Se il gioco li avesse distribuiti meglio di certo il risultato finale non sarebbero state 20 ore accettabili e 10 estremamente godibili. Sembra assurdo dirlo ma la parte meno riuscita di Kingdom Hearts 3 sono gli elementi Disney, che mi sento di considerare più una sorta di pubblicità sterile alla compagnia americana che un servigio al titolo Square.
Parliamo sempre di storia, eh, al gameplay ci arriviamo dopo. Dicevamo che gli eventi contenuti nella seconda parte di Kingdom Hearts 3 compensano le mancanze riscontrate nella prima. Ma ciò comporta anche degli svantaggi. Intanto il ritmo generale ne esce poco equilibrato, vista l’impetuosità con cui praticamente tutta la storia si concentra in un terzo dell’avventura. Da qui l’assenza di una vera e propria tensione e l’impressione che sia una specie di corsa forsennata al traguardo. Poche le pause, fondamentali in un titolo altamente story-driven, pochi i momenti per assimilare cosa stia succedendo.
La sceneggiatura di Kingdom Hearts 3 non ha una buona ritmica
L’ultra-compressione della storia causa inoltre un altro, pesante, problema. Non c’è spazio per l’approfondimento dei personaggi, specialmente dei cattivi, che vediamo 1-2 volte al massimo prima di poterli combattere ed eliminare. Ad eccezione di un paio di unità, il cast asserve all’unico scopo di rivestire un ruolo nell’intreccio. I buoni sono buoni perché sono buoni, i cattivi altrettanto. E la colpa va anche ai dialoghi, imbarazzanti come da tradizione (seppur con leggeri miglioramenti) e penalizzati da una localizzazione atroce, anche qui come da tradizione.
Ultima cosa, e poi basta rompervi i maroni con la storia: il finale. Io, onestamente, ne sono rimasto molto deluso. Purtroppo non posso spoilerare per ovvi motivi ma con tutta onestà non mi sento soddisfatto di come sia stato gestito. Forse perché non è proprio un finale? Non puoi farmi aspettare 13 anni per qualcosa del genere. Credo seriamente che Nomura e Square debbano chiarire le proprie intenzioni sulla serie e mi auguro non scelgano la strada intrapresa e poi malamente abbandonata con Final Fantasy XV e la sua quantità offensiva di DLC che avrebbero dovuto colmare le lacune narrative. Ci sono ancora elementi importantissimi lasciati in sospeso in Kingdom Hearts 3 e mi aspetto che vengano chiariti in tempi ragionevoli.
I mondi Disney sono paradossalmente la parte meno riuscita di Kingdom Hearts 3
Gameplay, finalmente. In linea di massima il titolo mantiene le caratteristiche tradizionali della serie, con il suo stile action RPG basato su velocità e tempismo. Combo, magie, oggetti e attacchi speciali sono rimasti pressoché invariati. A fare capolino qui troviamo i cambi di forma dei vari Keyblade (spade a forma di chiave) ottenibili che rispecchiano ognuno il proprio mondo d’appartenenza e le attrazioni Disney. Queste ultime hanno sì un bell’impatto visivo ma poca coerenza con il gioco in sé e abbassano il livello di sfida in modo significativo. In generale si nota la preponderanza di attacchi speciali in grado di far piazza pulita di nemici, attacchi che diventano disponibili troppo frequentemente e che infliggono quantitativi enormi di danni.
Kingdom Hearts 3 ha un sistema di combattimento meno tattico e più semplice rispetto al passato. Persino al livello massimo di difficoltà non mi ha dato grossi problemi ad eccezione di qualche boss sul finale. Nonostante tutto sa essere divertente e frenetico offrendo spettacolarità visiva a palate e una maggiore varietà nelle manovre offensive ed evasive. Carine anche le sezioni a bordo della nave spaziale Gummi, reminiscenti degli shoot ‘em up nipponici, situate negli intermezzi di viaggio tra un mondo e l’altro. C’è un menù dedicato alla personalizzazione della navicella in stile Robocraft, e un negozio da cui potrete acquistare i materiali necessari alla costruzione.
Simpatici allo stesso modo gli altri mini-giochi, ormai diventati marchio di fabbrica di Kingdom Hearts. Ogni mondo visitato ha la sua gimmick e un paio di attività gradevoli che spezzano dal solito combattimento in terza persona. Tra questi citiamo la guida di mech in sezioni FPS, corse in snowboard, arcade stile Puzzle Bobble e addirittura la possibilità di cucinare tramite quick time event ottenendo bonus temporanei a salute, punti magia, attacco e difesa. Tutto decisamente apprezzabile e ben curato.
Per fortuna il gameplay di Kingdom Hearts 3 è ancora molto valido
L’esplorazione è cambiata un po’ alla luce di un incremento esponenziale delle dimensioni dei livelli. I mondi sono ora vasti e imponenti, anche se paradossalmente più lineari che nei capitoli precedenti. Tanto lo spazio sprecato a mio parere, e la strada da percorrere per allungare il brodo in certi mondi che avrebbero potuto essere più piccoli e concentrati. Allo stesso tempo è un piacere esplorare arrampicandosi e svolazzando in giro nelle ambientazioni Disney, realizzate con estrema cura e dovizia di particolari.
In tal senso c’è poco da dire: Kingdom Hearts 3 è una gioia per gli occhi. Non avrei mai pensato che Unreal Engine 4 fosse tanto flessibile e performante, specialmente su console. Si arriva al punto in cui le cutscene sono quasi più belle dei filmati in computer grafica. Nel gioco si trascorre buona parte del tempo ad osservare i paesaggi con la mascella spalancata e sognare di poterci mettere piede di persona. Un mondo in particolare -non dico quale- è riuscito a farmi mettere via il controller per qualche secondo per farsi ammirare in tutta la sua magnificenza.
Non parliamo di dettagli particolarmente alti, d’altronde in certi casi le texture sanno essere mediocri, ma della combinazione vincente tra palette di colori, luci e ombre. Non a caso Kingdom Hearts 3 vi dà una sorta di cellulare con macchina fotografica integrata (che tra le altre cose serve a sbloccare il finale segreto, ohibò) nel caso vogliate improvvisarvi Instagramer videoludici. Bene i 60fps più o meno stabili su PS4 Pro, che stavolta è riuscita miracolosamente a non decollare direzione Marte.
Kingdom Hearts 3 offre minigame piacevoli e variegati
Lodi anche per il comparto sonoro, forte di una soundtrack eccellente composta da Yoko Shimomura con pezzi di Utada Hikaru e… Skrillex. Ok. L’audio merita comunque una tirata d’orecchi abbastanza pesante per via del doppiaggio disastroso in inglese. Avremmo potuto soprassedere se ci avessero dato la possibilità di scegliere il giapponese parlato ma a quanto pare a Nomura pesava il sedere. Sarò strano io ma ad ogni conversazione mi veniva voglia di strapparmi i peli della barba. Localizzazione penosa e doppiaggio inglese a tratti dilettantistico sono difetti che avrebbero potuto e dovuto essere evitati con una semplice opzione o una patch in stile Persona 5. Quando la rilasceranno non sarà mai troppo tardi.
Consigliato
È stata una recensione lunga e strana ma siamo finalmente giunti ai titoli di coda. I miei giudizi finali sono due. Da fan devo ammettere di esser rimasto piuttosto deluso a causa di scelte narrative e di design discutibili che piazzano Kingdom Hearts 3 fuori dal podio dei miei capitoli della serie preferiti. Sensazione di rushato, personaggi sottotono, sceneggiatura altalenante, difficoltà inferiore al passato e tutti i motivi additati in precedenza. Da redattore devo invece riconoscere l’ottima qualità complessiva del prodotto per cui francamente temevo il peggio dopo 13 anni. È longevo quanto basta, offre un’esperienza di gioco fluida e divertente, un comparto tecnico invidiabile e alcuni momenti comunque memorabili. Poteva essere meglio? Abbastanza, ma ci tocca accettarlo così com’è. Non resta che tenere le dita incrociate per il futuro e sperare che il prossimo capitolo riesca a centrare in pieno il bersaglio.
Anteprima | Prodotto | Prezzo | |
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Pregi | Difetti |
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