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Microsoft come Sony: fate i bravi o vi togliamo i giochi

Cosa c’è di meglio di una news su un publisher per ravvivare l’inizio della settimana con qualche grassa risata? Probabilmente spoilerare Game of Thrones al tuo peggior nemico, ma visto l’andazzo della serie non si tratterebbe ormai neanche di un’offesa così grave. Ad ogni modo, Microsoft. Ciao. Oggi parleremo proprio di te. Credevi di passarla liscia ed evitarti la derisione pubblica pensando fossimo troppo impegnati a spalare cacca su Sony? Pensavi male. In questo periodo, dove parlare di discriminazioni varie va di moda, anche noi cerchiamo di riservare a tutti lo stesso trattamento.

Ma andiamo al fatto. Qualche giorno fa Microsoft ha pubblicato le sue nuove linee guida per la community di Xbox Live. Vi risparmiamo il pippone per dirvi che non si tratta di nulla di nuovo, roba standard come evitare la condivisione di materiale pornografico, minacce, frodi e quant’altro. Giusto, d’altronde un’infrastruttura densamente popolata deve pur avere un codice di condotta degno di questo nome.

Le risate non tardano però ad arrivare. Microsoft ha infatti deciso di dichiarare guerra al trash talk, la goliardia online, promettendo punizioni severe a chiunque oltrepassi certi limiti. Per farci capire di quali limiti si parli, la stessa azienda ha pubblicato un piccolo manuale di guida per gli insulti in game. Godiamocelo in versione italiana.

Microsoft: esempi di goliardia accettabile

Ti ho distrutto. Non riesco a credere che pensassi di essere al mio livello.

La tua è una mira degna di una patata. Crepa.

Hai avuto un ratio positivo solo perché hai camperato per tutta la partita. Ritenta, moccioso.

Vittoria da due soldi. Ti darò la rivincita quando imparerai a guidare senza uscire di strada ogni due secondi.

Che schifo. Cerca di migliorare e torna solo con un ratio morti/uccisioni superiore a 1.

Esempi di goliardia che oltrepassa il limite

Ti ho [minaccia sessuale]. Non riesco a credere che pensassi di essere al mio livello.

Ehi [parolaccia], la tua è una mira degna di una patata. Crepa, immondizia.

Hai avuto un ratio positivo solo perché hai camperato per tutta la partita. Ucciditi, moccioso.

Vittoria da due soldi. C’era da aspettarselo da un [insulto razzista].

Fai schifo. Tornatene nel tuo paese, magari ti faranno rientrare con un ratio morti/uccisioni superiore a 1.

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Call of Duty, franchise dove da sempre scopriamo le orribili storie sul passato delle nostre mamme

Beh insomma, diciamo che tutto ciò si commenta da solo. Potevano anche evitare un’uscita simile, più idiota e articolata del dovuto, ma li ringraziamo comunque per le risate. I problemi arrivano dopo, quando si inizia a parlare di punizioni. Prima vengono citati i peccati capitali per gli utenti di Xbox Live, che vedono la logica (sono sarcastico) estromissione di pratiche come hackeraggio, divulgazione di informazioni riservate e swatting ma guai se ti permetti di offendere qualcuno.

Vietato minacciare un giocatore dopo una partita, usare insulti “omofobici”, creare gruppi basati sull’odio etnico, prendere in giro altri giocatori in post pubblici, scrivere insulti sui profili altrui e rispondere alle provocazioni con terminologia sessuale. Già. Se vi dicono “gg ez” non potrete rispondergli di andare affanculo o Microsoft si arrabbia.

E se si arrabbia quelli che lo prendono dietro siete voi. Le penalità prevedono il divieto di chattare e postare contenuti sulla piattaforma, la sospensione dell’account e il ban definitivo. Ciò comporterebbe la perdita di tutti i giochi e i contenuti acquistati, abbonamenti e saldo. In pratica un furto regolamentato a tutti gli effetti. Si riprendono i prodotti che avete pagato, anche i giochi single player, e si spazzolano pure il saldo residuo sull’account. Se non è roba da class action questa io non so francamente che altro possa esserlo.

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Microsoft, ovvero l’inutilità di un microfono

Ora, siamo d’accordo che chi oltrepassi certi limiti online debba essere punito, e anche severamente, ma portargli via prodotti regolarmente acquistati è fuorilegge. Insultare gente in partita non è un reato, non si sta facendo niente di illegale. Siamo d’accordo, la piattaforma è di loro proprietà e loro sono anche le regole. Tuttavia, se si ricorre alla pratica del ban sarebbe opportuno limitarsi alle funzioni online e non alla sottrazione indebita di contenuti pagati e saldo rimanente sull’account.

Anche Sony ha espresso posizioni simili a Microsoft nei mesi scorsi, bannando account di individui “problematici” con la stessa filosofia. Questo significa che se comprate un gioco in digitale non è più effettivamente vostro. Lo state solo noleggiando finché la piattaforma a cui vi appoggiate non decide di riprenderselo e fottervi i soldi spesi. E il paradosso è che persino un potenziale terrorista dell’ISIS potrebbe tranquillamente continuare a giocare su PS4 e Xbox One con dei giochi fisici. Chi se ne frega se lo bannano, lui compra retail ed è più furbo.

Sapete perché fanno tutto ciò? Per costringervi a spendere ancora. Non costerebbe nulla aggiungere un’opzione di censura delle parole inappropriate, di oscuramento della chat, di monitoraggio e controllo dei genitori sull’intera console in stile Nintendo. Però no, è più semplice costringere tutti a parlare come degli idioti o a non parlare del tutto per paura di perdere i prodotti acquistati. Geniale e diabolico.

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Sony teme per la nostra integrità morale. Eliminiamo le cosce.

A prescindere da questo, l’enfasi sul politicamente corretto sta davvero degenerando in scenari orwelliani. Tutto il mondo dei videogiochi sembra annaspare in un vortice di ipocrisia e insensatezza. Siamo arrivati al punto in cui Sony censura anche cosce e ombelichi femminili nelle copertine dei giochi (come potete vedere nell’immagine), Microsoft ci dice come fare trash talk minacciando di derubarci se scriviamo parolacce in chat (salvo poi finire sulle prime pagine per casi di discriminazione all’interno dell’azienda), Steam rimuove titoli dal suo negozio in base a come si sveglia la mattina ed Epic, beh, Epic continua ad essere materia organica anfibia.

Viviamo in una versione del mondo in cui Nintendo è l’azienda più liberale e attenta al consumatore del panorama videoludico. Possibile? Bah, probabilmente ci serve una bottiglia intera di caffè per riprenderci dalla sbornia collettiva.

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