Microsoft Defenders of Joy

Anche Microsoft nel buco nero del politicamente corretto

Il mondo sta cambiando. Chi, ora, ha la forza di opporsi agli eserciti di femminismo e politicamente corretto? Di opporsi al potere della soia e della censura, e all’unione di Sony e Microsoft? Insieme, mio signore Kodera, regneremo su questa Terra del Gaming. Il vecchio mondo brucerà tra le fiamme della politica. Le palle cadranno. Un nuovo ordine sorgerà. Guideremo la macchina della soia con la censura, il ban e il furto di account e giochi. Dobbiamo solo rimuovere coloro che si oppongono a noi.
Ed ecco, in versione Tolkeniana, il sunto di ciò che sta accadendo ultimamente in Microsoft. Come se non fosse bastata la completa soificazione di Sony, che sta creando danni enormi ai giocatori e ad aziende giapponesi come Marvelous e Nippon Ichi, ora ci si mette anche Phil Spencer a distruggere le speranze di un futuro normale per il gaming su console.

In un recente post sul sito di Microsoft, Spencer ha annunciato l’inizio di un programma di “diversità e inclusione” nell’ecosistema Xbox, al fine di combattere odio, tossicità, bigottismo e misoginia. Per farlo, si servirà dell’aiuto dei “Difensori della Gioia” (no, non sto scherzando), per identificare sul momento abusi e usi sbagliati della piattaforma. Le conseguenze le conosciamo già: sospensioni, ban e revoca dei prodotti acquistati in puro stile Lupin.

Seguirà poi una ristrutturazione della community, con un nuovo Club che aiuterà a creare “spazi sicuri” per ogni tipo di utente. Il team di moderazione si assicurerà che non circoli neanche una parola o un concetto potenzialmente offensivo. For the children, come Sony. Se sa un po’ di censura preventiva è perché si tratta proprio di questo. Perché hey, i giocatori sono brutti e cattivi, non sanno regolarsi e quindi sta a noi insegnarglielo.

phil spencer microsoft xbox

Anche Phil Spencer, capo della divisione Xbox di Microsoft, alla fine ha ceduto

Non sia mai che si decida di adottare le funzioni di parental control come fa Nintendo, oppure di filtrare i contenuti espliciti come fa Steam, o ancora di mutare le chat. No, figuriamoci. Noi dobbiamo fare bella figura con i guerrieri sociali e sfoggiare la nostra bellissima aureola di progressismo. Come dite? Abbiamo diverse cause legali in corso per discriminazione e bullismo all’interno della nostra azienda? Non importa, basta urlare “abbasso gli uomini bianchi, evviva le donne” e la stampa dimenticherà tutto. Ormai funziona così.

Come avevo già detto, è normale che un’azienda come Microsoft abbia delle regole su gestione e condivisione dei contenuti sulla propria piattaforma. Assicurarsi che nessuno possa sfruttarla per compiere azioni illegali e pericolose credo sia una priorità assoluta, e su questo non si discute. Ma qui stiamo parlando della rimozione totale di qualsiasi cosa esuli dai dettami del politicamente corretto.

Parlare della lotta a odio, tossicità, bigottismo e misoginia (manca stranamente la misandria) nei videogiochi è soltanto ridicolo. Cosa fai, mi banni la console perché insulto i compagni di squadra cani su Halo? Mi bolli come pericoloso perché in uno scatto d’ira lancio una bestemmia in chat vocale? Dici che sono sessista e misogino per aver dato della meretrice alla mamma altrui? La maggior parte dei giocatori ricorre al trash talk per sfogarsi, ventilare la propria frustrazione online, irretire gli avversari e fino a prova contraria non è niente di illegale. Talvolta è persino propedeutico e aiuta a farsi due risate. Al limite si ignora, si blocca o si silenzia. Ergo, combatterlo in tal modo non ha alcun senso.

Call of duty black ops 4 microsoft

Microsoft non capisce che offendere le mamme altrui in qualche caso è necessario e terapeutico

Primo perché più proibisci qualcosa con la forza e più spingi le persone a volerla, con un principio simile allo Streisand Effect. Secondo perché non c’è assolutamente bisogno di farne un teatrino pubblico. Istituisci delle norme, le applichi e chi s’è visto s’è visto. Gli annunci di questo tipo servono né più né meno soltanto a generare una reazione PR positiva. A Microsoft non importa nulla di sessismo, tossicità e roba simile. Fare la differenza, come dicono loro, significherebbe offrire supporto concreto ai gruppi marginalizzati, sostenendo economicamente associazioni di volontariato, centri di cura e case comunità. Di certo censurare tette, parolacce e inserire gli avatar transessuali non risolve alcun problema di diversità e inclusione nel mondo reale.

Viviamo in un’epoca di capitalismo progressista in cui le aziende fingono di interessarsi alla giustizia sociale per vendere i loro prodotti a gente che finge di odiare il capitalismo. Lo vediamo nei fatti, con migliaia di casi di sfruttamento sul posto di lavoro, evasione fiscale e una serie di comportamenti che con il liberalismo non hanno niente a che vedere. Il nemico, però, è il fanservice, insieme a chiunque la pensi diversamente da te. Sapete che grazie ai guerrieri sociali su Final Fantasy XIV potete essere bannati solo per aver espresso un pensiero diverso da quello di un altro giocatore? Queste, signori, sono le reali conseguenze del politicamente corretto.

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Forse Microsoft farebbe meglio a preoccuparsi di problemi più urgenti, al momento

Poi abbiamo i “giornalisti” allineati al pensiero unico che danno 5 a un gioco perché gli zombie sono tutti bianchi, oppure si lamentano di un determinato personaggio considerato *scegliere un termine a caso tra razzista, sessista, nazista, omofobico, transfobico, etc*. Gli stessi giornalisti che minacciano, picchiano, doxano la gente online e cercano di rovinargli la vita (ved. community manager di GOG) per una semplice differenza di opinioni. Questo non è essere tossici? No, beh, insomma, meglio ripresentare lo spauracchio fasullo del presunto odio scaturito dal Gamergate che persino l’FBI ha dimostrato essere basato su accuse del tutto infondate.

Microsoft, anziché occuparsi di tossicità e cazzate del genere, dovrebbe pensare a rimettersi in carreggiata. Recore, State of Decay 2, Sea of Thieves e Crackdown 3 sono giusto gli ultimi esempi di una gestione scriteriata degli studi di sviluppo first party, impantanati in un’annosa mediocrità. Su PC stiamo ancora aspettando The Master Chief Collection, il cui ritardo inizia già a farci preoccupare. Sembra proprio che le speranze di vedere almeno una corsa a due nella prossima generazione siano sfumate. Ora non resta che Nintendo, almeno fino a quando l’epidemia della soia non arriverà anche a Kyoto.

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