Ghost of Tsushima

Sony conferma la censura su PS4, motivazioni al limite dell’assurdo

Arrivano direttamente dal quartier generale di Sony, in California, le dichiarazioni che confermano l’attuazione delle politiche di censura su PS4. Negli scorsi mesi ve ne avevamo parlato in modo diffuso trattando i casi di Senran Kagura, Dead or Alive e tanti altri videogame nipponici basati sul fanservice. Gli sviluppatori erano stati costretti a censurare i propri titoli e scontentare così la fanbase, con ripercussioni anche piuttosto negative sulle vendite.

Le censure erano entrate in essere durante il regno di John Kodera, ora sostituito dall’ex presidente di PlayStation Europa Jim Ryan. La bufera scoppiata in Giappone ha costretto il presidente di Sony Japan Atsushi Morita a rispondere pubblicamente cercando di accampare scuse ridicole come la protezione dei minori e l’allineamento agli standard globali. A quanto pare, però, non si trattava di fuffa ma della reale posizione della compagnia in ambito contenutistico.

In un’intervista con il Wall Street Journal un portavoce di Sony, pur rifiutandosi di scendere nel dettaglio, ha confermato che è in atto una vera e propria censura preventiva. Ecco le frasi salienti dell’articolo.

Il portavoce di Sony ha confermato l’istituzione di nuove linee guida sui contenuti, le quali fanno sì che i creatori possano offrire contenuti ben bilanciati e propedeutici alla corretta crescita dei più giovani.”

“Due fattori in particolare hanno contribuito all’instaurazione di queste politiche. Uno è stato l’ascesa del movimento #MeToo negli USA, a causa del quale è diventato rischioso associarsi a contenuti potenzialmente offensivi verso le donne. L’altro riguarda la crescente rilevanza di siti come Youtube e Twitch, dove i giocatori condividono le proprie partite con tutto il mondo. Ciò significa che persino i giochi giapponesi più espliciti potrebbero avere una copertura globale.”

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Ecco Ron Swanson (destra), falegname di fama internazionale, accanto al suo apprendista

Inutile dire che si tratta di balle da PR, in conflitto tra loro e incredibilmente ridicole. Quella del proteggere i bambini è una scusa da quattro soldi, se consideriamo che in primis avrebbero benissimo potuto adottare un sistema simile a quello del Parental Control di Nintendo, che permette ai genitori di decidere a quali contenuti possano accedere i figli. Secondo, esiste qualcosa chiamato ESRB, PEGI o CERO che dir si voglia, il cui compito è quello di classificare un prodotto in base alle fasce di età a cui si rivolge. Terzo, non mi sembra che gli FPS militari o gli action dove si massacrano persone a sangue freddo siano “propedeutici” alla corretta crescita dei bambini. Violenza sì, tette virtuali no. Il trionfo della logica americana moderna.

Poi, che diavolo c’entra il #MeToo con i videogiochi? Pensavo si trattasse di proteggere le vittime di violenze sessuali nella vita reale, non di rompere le uova nel paniere ai falegnami di mezzo mondo. E non mi sembra che inserire del fanservice equivalga a offendere le donne, anzi ci sono diverse ragazze che apprezzano rimandi sessuali nei videogame e il character design audace in stile Senran Kagura. Se si dovesse censurare qualsiasi cosa di potenzialmente offensivo per i singoli individui, film, serie TV e videogiochi smetterebbero di esistere.

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La mascotte del movimento #MeToo

Altra baggianata quella di Youtube e Twitch che porterebbero alla ribalta i contenuti erotici nei giochi giapponesi. A parte il fatto che entrambi i siti hanno già delle linee guida in merito, ma che ragionamento del piffero è mai questo? Allora, censuriamo tette e culi in Game of Thrones perché poi la gente prende delle clip e le mette online, oppure perché magari lo guarda insieme a figli e nipoti. Siamo alla totale assurdità, ragazzi. Questi ci stanno prendendo per il culo, cercando di nascondere la propria agenda politica additando scuse talmente strampalate da apparire dubbie persino al più accanito dei fanboy.

Siete femministi? Fan del politicamente corretto? Odiate gli uomini eterosessuali e i prodotti a loro dedicati? Siete una barzelletta, ma abbiate almeno il coraggio di ammetterlo. Tirare in ballo i bambini e il #MeToo mi fa venire in mente il boss di Gearbox Randy Pitchford che cercava di giustificare il video di una camgirl squirtante sulla sua chiavetta USB dicendo che gli serviva come spunto per i suoi spettacoli di magia. E no, non sto scherzando. Ha proprio detto così.

Badate bene. Noi scherziamo ma c’è gente che perde il proprio posto di lavoro per colpa di simili idiozie. Il creatore di Senran Kagura Kenichiro Takaki si è dimesso da Marvelous per il troppo stress derivato dalle politiche censorie di Sony, il direttore di Dead or Alive 6 Yohei Shinbori ha fatto una fine simile in seguito al flop commerciale del suo (censuratissimo) gioco, diversi sviluppatori indipendenti di giochi erotici giungono all’esasperazione di fronte all’idea di dover cambiare genere o vendere prodotti praticamente monchi. Chiaro, la soluzione sarebbe pubblicare su Switch e PC ma non è sempre così facile rompere il rapporto con un partner commerciale di peso come Sony.

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Senran Kagura, una piaga terribile più della peste bubbonica

Spesso e volentieri vengono censurati o addirittura rimossi da PS4 giochi che non contengono alcun contenuto esplicito. È il caso di Super Seducer, bannato dal PSN a seguito di lamentele da parte delle solite femministe sui social. Allo stesso tempo, titoli con fanservice dedicato al pubblico rosa o gay (ad esempio Dream Daddy Simulator) non vengono considerati pericolosi per i bambini, offensivi e via dicendo. Due pesi e due misure, come anche nel caso recentissimo di Mortal Kombat 11, in cui le lottatrici sono state coperte da testa a piedi e rese meno formose per questioni di “rispetto e maturità”, mentre gli uomini in boxer vanno più che bene. In un gioco dove puoi far vomitare l’intestino al tuo avversario e strappargli il midollo a mani nude. Voi non lo vedete ma in questo momento sto scuotendo la testa con espressione rassegnata.

Non è più neanche un discorso di fanservice ma di principio. Quando un’azienda mi racconta fesserie, utilizza doppi standard e mi impedisce la fruizione di contenuti legali, io la mando a fanculo per partito preso. Stanno soltanto strizzando l’occhio ai guerrieri sociali, non gliene frega nulla di proteggere donne o bambini, è tutta politica. Ci pisciano sulle gambe e danno la colpa alla pioggia. Si ergono a paladini della giustizia quando in realtà stanno solo piegandosi per baciare l’anello della lobby di turno. Chissà se Sony cambierà lo slogan delle campagne pubblicitarie di PS5 in More Censorship Awaits. For the players, prima di tutto.

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