Nuovo giorno, nuove notizie amare dai publisher. Iniziamo con quella più rilevante, ovvero l’introduzione delle micro transazioni in Gran Turismo Sport. A partire dal 2 agosto i giocatori avranno la possibilità di acquistare un’ampia gamma di vetture direttamente dal PlayStation Store, proprio come avveniva in Gran Turismo 6. Con quel titolo anche Sony si era gettata nello sporco e lucrativo mondo degli acquisti in app, alcuni dal sapore pay to win. Bizzarra coincidenza, ma da lì in poi le vendite della serie avevano subito un brusco calo. Strano, no? Ora si decide di introdurle nuovamente in Sport, con la differenza che in questo caso si mente ai giocatori.
Durante varie interviste rilasciate lo scorso anno, lo storico creatore della serie Kazunori Yamauchi e i colleghi di Poliphony Digital avevano risposto con secchi “no” alle domande che chiedevano se ci sarebbero state micro transazioni nel loro prossimo titolo. Un po’ come Ubisoft con The Division, ricordate? Prima rassicurano i potenziali acquirenti con falsa onestà e poi mesi o anni dopo il lancio li inculano con update improvvisi in stealth. Il fatto è che da un publisher come Ubisoft potevamo anche aspettarci una carognata simile, da Sony non tanto.
Salvo rarissime eccezioni, infatti, il colosso giapponese ha sempre rilasciato giochi di qualità senza speculare su DLC e micro transazioni a pioggia. Ora il precedente pericoloso. Mentire ai videogiocatori in modo tanto spudorato e con scioltezza, tradendo la fiducia di molti fan, per introdurre pratiche monetarie discutibili. Molto tristemente, da adesso dovremmo iniziare ad essere diffidenti riguardo a promesse e dichiarazioni da parte dell’azienda di Hirai. I publisher sono fatti così: gli dai un dito e si prendono tutta la mano. Figuriamoci quando gli si porge mezza chiappa.
Anthem, uno dei giochi più attesi dal publisher Electronic Arts
Peccato, comunque. Gran Turismo Sport si faceva bello proprio dell’assenza di acquisti in app al contrario del rivale Forza Motorsport 7. Anzi, quest’ultimo le ha addirittura rimosse proprio nei giorni scorsi, sorprendendo un po’ tutti. In questo modo Sony, dopo la misera debacle del cross play in Fornite, perde altro terreno nei confronti di Microsoft, che per quanto indietro in termini di vendite console, per lo meno dimostra un pizzico di buona volontà e rispetto del consumatore, seppur di facciata. Comunque meglio di nulla.
Ma veniamo all’altra notizia, relativa a un publisher decisamente peggiore, ovvero Electronic Arts. Ecco, una delle poche iniziative non deplorevoli del colosso americano, Offre la Ditta, è stata ritirata improvvisamente e silenziosamente. Per invogliare il pubblico PC Windows a utilizzare Origin, Electronic Arts proponeva a periodi irregolari dei giochi totalmente gratuiti da scaricare attraverso quella ciofeca di client. C’erano dentro Dead Space, Battlefield 3, Dragon Age: Origins e tanti altri prodotti di qualità che valeva la pena recuperare. D’altronde erano gratis quindi perché no?
Solo che, si sa, niente dura per sempre, specialmente le cose belle. Basta regalare giochi, si torna alla Electronic Arts di sempre. Ma non è tanto la notizia della cancellazione di Offre la Ditta che mi fa riflettere. Piuttosto il lancio appena seguente di Origin Access Premier, la versione avanzata di Origin Access che dà la possibilità agli utenti iscritti di provare giochi come Anthem ben cinque giorni prima della data di uscita, più altri piccoli vantaggi. Il catalogo racchiude al momento 129 titoli e costa 14,99€ al mese oppure 99,99€ all’anno. Prezzi onesti, direte voi con un bel ghigno sarcastico. Sembra quasi la versione sfigata e meno conveniente del Game Pass di Xbox.
Xbox Game Pass è al momento l’abbonamento più interessante per i giocatori
Personalmente odio gli abbonamenti e preferisco pagare subito ciò che acquisto. Un discorso che vale soprattutto in ambito videogame, dove con i servizi online, precari per natura, e la disonestà di certi publisher i motivi per non star tranquilli ci sono eccome. Ha senso qualcosa come Access Premiere? O meglio, ha senso introdurre in tal modo un servizio simile? Bisogna infatti considerare che la concorrenza è già spietata e tra PlayStation Plus, Xbox Live a cui sommare un bel Game Pass e Nintendo Switch Online (senza contare Netflix, Spotify, Amazon Prime e quant’altro) gli abbonamenti da pagare iniziano ad essere davvero troppi, immotivati e poco convenienti per le tasche del giocatore medio.
Cioè, 100€ all’anno per un paio di tripla A in anteprima e un sacco di altra roba a cui probabilmente non giocheremo mai? Facciamo prima a comprare le Deluxe Dildo Premium Edition e quantomeno sono nostre per sempre, anche se con qualche giorno di ritardo. Ricordiamo, poi, che Access Premier è disponibile solo su PC Windows. Ci sarà davvero il pubblico disposto a pagare? Se costasse un po’ meno, magari. In ogni caso la paura principale che nutriamo verso questi sistemi di abbonamento riguarda i potenziali aumenti di prezzo e le modifiche contrattuali in corso d’opera. Se lo fa Sony con PlayStation Plus può farlo sicuramente anche Electronic Arts. E niente garantisce che persino le 3-4 hit annuali come Battlefield, Anthem e FIFA non si dimostrino alla fine scadenti. In pratica non c’è nessuna certezza.
I publisher sono alla ricerca di modi per racimolare denaro
C’è, tra l’altro, lo spettro frammentazione, e non bisogna sottovalutarlo. Se, dopo Microsoft e Electronic Arts, altri publisher dovessero aprire il proprio servizio ad abbonamento, tutto il sistema diverrebbe sovraccarico e dunque insensato.
Chiaro che, comunque, si parla di una forma di vendita assai proficua. Si basa tutto sulla quantità, sull’offerta stracciata, anche se poi i prodotti in sé rimangono inutilizzati. Un amico che lavora al cinema riferisce che oltre il 60% dei guadagni nel settore viene da abbonamenti scaduti non sfruttati appieno. Con i videogiochi funziona allo stesso modo. Notiamo le offerte su Steam, GOG, Humble Bundle e compriamo in maniera compulsiva, ritrovandoci poi con le librerie piene di titoli mai avviati e che probabilmente non giocheremo mai.
Conviene abbonarsi, allora? Allo stato e al prezzo attuale secondo noi no, ma staremo a vedere. Per adesso vi lasciamo con una domanda piccante. E se i publisher stessero spingendo sugli abbonamenti mensili/annuali anche in modo da aumentare ulteriormente il prezzo base dei giochi? Rifletteteci e fateci sapere cosa ne pensate.