[Recensione] Cross of the Dutchman – Varietà cercasi

Data di Uscita 10 Settembre 2015 Lingua Inglese
Piattaforme PC, Mac, SteamOS Versione recensita PC

In un ambiente, quello degli action, ormai saturato dall’uso e abuso delle ambientazioni fantasy, non sono molti gli sviluppatori che decidono di riprendere avvenimenti storici e costruirvi attorno, così come scarseggiano ancor di più coloro i quali scelgono setting originali come quello dell’Europa cinquecentesca.

Cross of the Dutchman

Cross of the Dutchman racconta la storia di Pier Gerlofs Donia, famoso pirata frisone, dalle umili origini al momento in cui decide di prendere il mare per sterminare i sassoni diventando il leggendario guerriero che oggi conosciamo, e lo fa in modo degno e rispettoso, per lo meno dal punto di vista culturale.
Il buon lavoro di ricerca del team Triangle Studios si riflette in ogni piccolo dettaglio che costituisce il mondo rurale olandese, dalle architetture alla conformazione del territorio senza dimenticare vestiti e armature.

E’ pur vero che ad un buon ritratto del ‘500 avremmo certamente preferito una struttura meno monotona e lineare ma capiamo bene che si tratta pur sempre di una trasposizione storica piuttosto fedele ed il tentativo di connubio tra veridicità degli eventi e libera interpretazione da game developer avrebbe potuto intaccare lo stesso nucleo narrativo; non giustifichiamo, tuttavia, la scarsissima caratterizzazione dei personaggi, intangibili e niente più che semplici comparse definite soltanto da alcune righe di testo.

L’avventura parte con il freno a mano tirato, presentando una carrellata di obiettivi troppo simili a fetch quest spezzate brutalmente dall’improvvisa invasione sassone che non riesce comunque a far ingranare il titolo, sia per la scarsa varietà di situazioni e scenari sia per il pessimo combat system di cui parleremo in seguito.
Durante gran parte del gioco non si farà altro che camminare avanti e indietro allo scopo di parlare con un determinato abitante o sconfiggere nutriti gruppi di soldati nemici; solo nei capitoli finali (8 e 9), dal tono più epico e ricchi di pathos, si riesce ad apprezzare un’attesa svolta degli eventi che culminano con l’ascesa dell’eroico contadino verso la gloria della pugna.
Ma un degno finale non basta quando a mancare sono le basi.

Innanzitutto il sistema di controllo, vagamente Diablo-like, è quanto di più legnoso e impreciso si potesse riuscire a realizzare.
Oltre a soffrire di uno sporadico input lag, il titolo non gestisce al meglio i cambi di inquadratura della telecamera isometrica, che non offre un raggio visivo sufficiente ad avere una panoramica completa degli eventi a schermo (complice anche una minimappa non chiarissima), provocando così inaspettate collisioni di Pier con oggetti non interattivi dello scenario che durante le battaglie o gli inseguimenti si traducono in morte certa.
All’imprecisione dei movimenti segue l’assoluta incompetenza del sistema di combattimento, tra i peggiori su piazza.

Cross of the Dutchman

La bassa qualità delle animazioni, insieme ad una lentezza esasperante delle stesse e all’assenza di lock on, non conferisce un feeling piacevole ai combattimenti, anzi li rende tutti uguali fra loro e davvero noiosi, in quanto gli unici due tasti deputati all’offensiva sono il sinistro e il destro del mouse, rispettivamente attacchi spammabili leggeri in combo di 4 e abilità speciale ad area: impossibile utilizzare l’attacco sul posto tenendo premuto shift in quanto il personaggio continuerà a muoversi goffamente nella direzione del click.
Appena sufficiente l’intelligenza artificiale dai cui colpi non viene fornita alcuna protezione se non il mantenimento delle distanze a discrezione del giocatore, tra l’altro inutile a causa delle frecce ricercanti con un 100% di hit ratio a qualsiasi distanza e dunque inevitabili.

Purtroppo non c’è neanche tanto spazio per la progressione dell’alter ego, confinata ad un paio di potenziamenti per salute -autorigenerante- e stamina, atta all’uso delle sei abilità intercambiabili tra mani nude e spada, ma mai in grado di apportare un minimo di varietà come avremmo sperato.
La natura statica di Cross of the Dutchman si riscontra persino nellle abbozzate sezioni stealth, superflue e banali poiché nessun nemico potrà notarci se restiamo al di fuori dell’area illuminata dalle lanterne, aggiungendo ulteriore noia ad un titolo già non molto coinvolgente.
Forse un numero maggiore di aree esplorabili e soprattutto ben differenziate tra loro avrebbe fatto al caso di Triangle, che ha sì realizzato 6 microzone gradevoli e coerenti ma non ha voluto spingersi oltre piccoli villaggi e fattorie antistanti fin troppo simili.

Per ultimo il comparto tecnico, appena sufficiente giacché non proprio al passo con i tempi e privo di configurazioni grafiche, ma comunque senza particolari sbavature che saltano all’occhio: il titolo si fregia di un simpatico stile cartoonesco (molto carine le cutscene in stile Crypt of the Necrodancer) dai colori sgargianti e di una soundtrack inizialmente mediocre che si riprende sul finale.
Il gioco, tuttavia, mostra segni di cattiva ottimizzazione e non di rado abbiamo osservato il framerate andare in picchiata durante le situazioni più concitate, specificando inoltre che per la review abbiamo utilizzato una Nvidia GTX 970.

In sintesi
Cross of the Dutchman è un action mediocre, un’avventura dal grande potenziale narrativo che si piega sotto il peso di un gameplay totalmente privo di varietà e ripetitivo fino alla nausea.
Facile, lineare e dalla durata di circa 2 ore, il lavoro di Triangle Studios non ci ha convinti a causa della troppa dedizione al racconto di una storia tutto sommato godibile che ha per contro l’ingiustificata assenza di tutto ciò che un videogioco dovrebbe contenere, primo fra tutti il divertimento.
Se proprio vi interessa, aspettate i saldi.
Valutazione scala 1/10

4.5
+ Ambientazione originale e dettagliata
+ Stile grafico accattivante
– Ripetitivo, blando, generico
– Combat system orrido
– Niente varietà né profondità
– Facile, lineare, breve

3 commenti

  1. Argh!
    Grazie come sempre delle vostre review senza peli sulla lingua. Gli unici a fare recensioni obiettive e a dare voti bassi, meritati, quando c’è bisogno.
    Purtroppo dovrò a questo punto cancellarlo dalla mia lista dei Desiderati visti i gravi limiti del titolo in questione…

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