homeworld deserts of kharak

[Recensione] Homeworld Deserts of Kharak – Scendiamo a terra

Data di Uscita 20 Gennaio 2016 Lingua Italiano
Piattaforme PC Versione recensita PC

Dire che Homeworld: Deserts of Kharak abbia avuto uno sviluppo travagliato sarebbe probabilmente un eufemismo. Questa IP è passata nel corso degli anni dalle mani di società ormai morte e sepolte (Sierra) ad altre società morte e sepolte (THQ). Alla fine questa patata bollente è finita ai bravi ragazzi di Gearbox Software, che hanno affidato i lavori al team Blackbird Interactive. Il punto è che sono passati ben 14 anni da Homeworld 2, un lasso di tempo spaventoso, soprattutto se parliamo di videogame, di tempi che cambiano e di un genere – quello degli strategici in tempo reale – che nel frattempo si è trasformato profondamente. Homeworld sarà in grado allora di superare la prova del tempo?

Homeworld Deserts of Kharak

Questo nuovo capitolo della serie è a tutti gli effetti un prequel dei primi due episodi, e ha per ambientazione proprio il pianeta Kharak e i suoi deserti, luogo dove si presenterà la Prima Anomalia che sarà senza dubbio nota agli appassionati di vecchia data.
La cosa bizzarra è data proprio dal setting: Deserts of Kharak non ci porterà nello spazio, e l’intero comparto tattico dovrà essere gestito per movimenti a terra, il che suonerà un po’ come un sacrilegio per molti appassionati.

Questo non è però Homeworld 3, il che lascia intendere che il publisher stia in qualche modo sondando le acque per capire se sia effettivamente il caso di creare un seguito vero e proprio ambientato nello spazio, o almeno questo è ciò che ci piace pensare.

Ad ogni modo, anche in questo caso parliamo naturalmente di uno strategico in tempo reale, caratterizzato da tempi molto più ponderati e se vogliamo lenti rispetto a gran parte della concorrenza.
Ben presto ci renderemo conto che, come per giochi quali Starcraft, la campagna principale è uno degli elementi più interessanti della produzione, grazie a una storia più che gradevole e a missioni decisamente variegate, nonostante un po’ esigue per numero (sono 13 in totale, e ci terranno impegnati per poco meno di una decina di ore). Ad ogni modo, la struttura stessa di tali missioni rende la curva della difficoltà molto più morbida di quanto in realtà non sarebbe potuto essere, permettendoci di conoscere le diverse unità in maniera abbastanza graduale, senza sommergerci di opzioni fin dall’inizio come fanno molti altri strategici.
Gli sviluppatori sono insomma riusciti a trovare un ritmo eccellente per quanto riguarda la progressione, porgendosi in maniera intelligente nei confronti dei neofiti, ma allo stesso tempo gratificando i vecchi fan della serie mantenendo inalterate alcune delle caratteristiche principali del franchise.

Homeworld Deserts of Kharak
Tra queste possiamo certamente menzionare il fatto che a fine missione le unità in nostro possesso e le risorse accumulate resteranno con noi durante la missione successiva. Per questo motivo andare “all out” e portare avanti attacchi massicci sperando di restare con un unico mezzo superstite dopo uno scontro armato non è esattamente la più saggia delle tattiche: sarà infatti necessario cercare di fare economia sia per quanto riguarda le (limitate) risorse che le nostre unità.

Va da sé che completare una missione con un buon margine di vantaggio sull’avversario ci permetterà di iniziare la successiva in una posizione di predominanza, evitando corse e tatticismi tipici di chi sa di essere in svantaggio.
E’ un sistema intelligente, che porta a pensare in maniera molto più tattica rispetto al solito, nonché uno degli elementi che più hanno fatto apprezzare questo franchise agli appassionati nel corso degli anni.
Tuttavia, la diversa ambientazione permette adesso di operare strategie diverse rispetto agli scontri che avvenivano nello spazio aperto. Uno dei punti cruciali sarà ad esempio l’abilità del giocatore di sfruttare le differenze di altezza del terreno e, dato che parliamo più che altro di dune e deserti, è naturale che sfruttare un buon posizionamento si rivelerà spesso fondamentale per decidere vincitori e vinti in uno scontro.

Sfortunatamente gli sviluppatori hanno deciso di non reintrodurre le formazioni, uno dei punti di forza del primo capitolo della serie. Questo significa che quando ordineremo a un gruppo di unità di muoversi, queste si sposteranno a velocità differenti e, tante volte, proprio tale differenza sarà considerevole, portando alcuni dei nostri mezzi a venire esposti al fuoco nemico molto prima degli altri.
E’ una scelta di design che non appoggiamo, e che era già stata ampiamente criticata in Homeworld Remastered Collection. Più che altro si rende la vita più difficile al giocatore senza un reale motivo. Per fare un esempio, cercare di sfruttare le altezze allineando le nostre truppe sulla sommità di una duna diventa notevolmente più arduo di quanto non dovrebbe essere, in quanto le unità si sposteranno anche in relazione alla disposizione degli altri mezzi.

Homeworld Deserts of Kharak

Deserts of Kharak sembra essere afflitto inoltre da alcune problematiche che riguardano l’intelligenza artificiale, forse un qualche tipo di glitch che gli sviluppatori non hanno ancora avuto il tempo di correggere.
Saltuariamente capiterà infatti di attaccare gruppi di avversari mentre alcune delle unità resteranno assolutamente immobili, senza curarsi della nostra presenza o del fatto che i loro compagni stiano venendo massacrati. E’ una situazione bizzarra, che fa pensare che il nemico sia in pausa pranzo, dunque in tali circostanze si può tranquillamente procedere oltre, in quanto è come se l’intelligenza artificiale non fosse in grado di rilevare la nostra presenza.

Il multiplayer non è francamente uno degli aspetti più riusciti della produzione: le mappe sono poche, le modalità non entusiasmano, in linea di massima il design non è eccellente.
Dal punto di vista tecnico Deserts of Kharak non sembra proprio non gioco di questa generazione. Per quanto infatti la direzione artistica sia buona, basterà avvicinare la telecamera per rendersi conto che il numero dei poligoni utilizzati è relativamente basso, e che alcune texture non sono affatto all’altezza.
Se a questo aggiungiamo difetti tecnici come bug all’intelligenza artificiale, una telecamera che dopo le cutscene decide di andare in Indokazistan e un rilevamento delle collisioni almeno discutibile (a volte i veicoli si attraverseranno vicendevolmente), non possiamo che bacchettare il team di sviluppo per un lavoro di ottimizzazione che probabilmente non c’è stato.

Conclusioni
Homeworld: Deserts of Kharak riporta l’attenzione su questo importante franchise grazie a un prequel che narra una storia interessante, e che si mantiene fresco e intrigante per tutta la durata della campagna principale. L’idea di scendere a terra piuttosto che ambientare di nuovo tutto nello spazio è coraggiosa, ma in linea di massima ha ripagato, grazie alle nuove meccaniche introdotte che riguardano in primis lo sfruttamento delle diverse altezze.
Peccato solo che il team di sviluppo abbia voluto continuare sulla strada del “niente formazioni”, una pecca notevole, soprattutto se consideriamo le diverse velocità delle truppe.
Il gioco è consigliato se siete degli appassionati della serie, o se cercate uno strategico in tempo reale di buona qualità e con una storia avvincente. Tenete solo presente che il multiplayer quasi non esiste, che la longevità non entusiasma e che sono presenti alcuni bug che speriamo possano essere risolti in breve tempo.
Valutazione

7.7
+ Storia interessante
+ Molta varietà nella campagna principale
+ Il combattimento a terra e le nuove meccaniche funzionano
– Niente formazioni
– Un corposo numero di bug al lancio
– Longevità non entusiasmante

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