[Recensione] Minimum – Una grande incompiuta

Data di Uscita 10/09/2014
Piattaforme PC Windows
Versione recensita PC Windows

All’uscita dei primi trailer di Minimum, un tps in stile cubico con soldati, mech ed elementi MOBA, una buona parte della community di Steam si dichiarò entusiasta del concept proposto da Human Head Studios in collaborazione con Atari.
L’idea che sta alla base del titolo, infatti, è quella di permettere ai giocatori di craftare oggetti e potenziare gli armamenti durante le partite grazie ai punti ottenuti uccidendo gli avversari e completando obiettivi. La modalità principale mixa uno scontro fra titani controllati dalla CPU alla rodata meccanica di tower conquest/defense, con in più il supporto pedestre fornito dagli utenti che dovranno preoccuparsi di spianare la strada al titano e distruggere dei creeper addetti all’erogazione di power-up al robot di squadra.
Fin qui sembrerebbe molto promettente ma, paradossalmente, i guai di Minimum iniziano proprio dal momento in cui esce da un early access durato circa 5 mesi.

Minimum – Una grande incompiuta

Veniamo al fulcro del discorso: Minimum è un gioco incompleto.
Pur essendo, a detta degli sviluppatori, un “full steam game”, nello stesso menu principale del gioco troviamo un emblematico v0.0.50360.1, inequivocabile segno della non finitezza del prodotto.
Come se non bastasse, un cospicuo numero di opzioni e caselle (prima fra tutte quella relativa al livellamento delle armi) non sono selezionabili e riportano la dicitura “coming soon”, lasciando all’utente pochissimi contenuti di cui usufruire.
Sorvolando su questo aspetto ci lanciamo in game e notiamo subito che anche il lato tecnico del gioco lascia a desiderare. Dopo un’attesa a dir poco biblica e vari freeze casuali riusciamo ad entrare in un match, udendo l’opinione non molto generosa della nostra scheda video (Gigabyte Geforce 660ti OC) riguardo all’ottimizzazione generale di un motore grafico non proprio eccezionale, sebbene offra uno stile alla Minecraft di sicuro molto gradevole.

Il gameplay, nella sua parte strettamente offensiva, non si distanzia per nulla dagli standard del genere e gli slot propongono un’arma da fuoco, una melee e una tattica a piacimento tra cui torrette, granate e altro. Ciò che rende Minimum interessante, però, è la progressiva evoluzione delle armi, le quali mutano e si potenziano ad ogni uccisione effettuata, nonché la possibilità di craftare oggetti ed armature da cristalli e materiali droppati dai nemici.

Il sistema, tuttavia, si dimostra sbilanciato e frustrante poiché avvantaggia da subito i player autori dei first blood, creando una pericolosissima e prematura pendenza delle sorti della partita in favore di chi riesce ad accumulare armi ed armatura potenziate in anticipo rispetto al team nemico.
Ci è capitato innumerevoli volte di venire oneshottati dalle katana in dual wield (definirle overpowered è un eufemismo) mentre cercavamo senza successo di danneggiare i nemici dalla distanza con armi da fuoco dalla potenza e dalla precisione ridicola, il tutto in mezzo ad un mare di lag, a delle hitbox non chiare e ad un’interfaccia per niente funzionale.
Inoltre il pickup degli oggetti, che dovrebbe essere immediato, subisce una sorta di ritardo abbastanza fastidioso costringendo gli utenti a sostare in zona drop per più di 3 secondi, un tempo apparentemente breve ma che può costare la vita; il sistema di looting, poi, non premia l’autore della kill ma chiunque raccolga i materiali per primo come a specificare che chi tardi arriva male alloggia.

Per quanto riguarda la modalità orda (PVE), le poche partite senza freeze che siamo riusciti a giocare hanno attestato l’incredibile sbilanciamento in termini di difficoltà dei nemici, coadiuvato da un’assenza della barra della vita che rende ostico gestire il proprio stile di gioco come si vorrebbe e l’assurda mancanza di risorse di supporto all’interno delle location, cosicché ogni team trascorre inizio e fine delle ondate a camperare su piattaforme alte ed isolate, cercando di non esser mai colpito dalla brutale quanto casuale furia dei nemici.

Segnaliamo altresì l’impossibilità di individuare nemici, alleati e pianificare qualunque tipo di strategia che non preveda l’utilizzo smodato dell’esclamazione “Leeroy Jenkins” perché non esiste una minimappa né gli obiettivi vengono segnalati in modo sufficiente.

Pensate sia finita qui? Eppure la parte migliore non è ancora stata svelata.
Al primo avvio, di fatto, viene richiesta l’iscrizione ad un sito esterno previo l’impedimento di accedere al gioco stesso, proprio come in un qualsiasi free to play.
Peccato che non si tratti di un gioco gratuito in quanto il prezzo su Steam si attesti sui 7€, cifra assolutamente inappropriata sia per la qualità del gioco sia per la poca trasparenza dimostrata dal team di sviluppo che ha addirittura aggiunto uno shop all’interno del titolo.
E’ pur vero che tutti gli articoli dello shop sono classificati come skin ma ad un’attenta analisi salta fuori una vergognosa verità: si tratta di armi e corazze con statistiche ed effetti esclusivi a cui si aggiungono blueprints i cui prezzi in real currency lampeggiano fastidiosamente durante il crafting in game.

Conclusioni

Cosa dire, insomma, di Minimum? Un titolo con diverse potenzialità mal sfruttate, incompleto e addirittura pay to win, che illude gli utenti tramite nomenclature furbesche e trailer ingannevoli servendosi della totale incapacità di Steam di scremare giochi completi da progetti ancora in sviluppo il cui accesso anticipato è finito per motivi inspiegabili o, all’altro estremo, si protrae fino all’inverosimile.
Alla luce di quanto detto, allo stato attuale il gioco non merita un voto e ci auguriamo che i ragazzi di Human Head Studios si mettano al più presto al lavoro per fixare bug, glitch, correggere il tiro sulla questione shop e offrire un’esperienza godibile a tutti coloro che li hanno sostenuti durante l’early access e che vorranno continuare a farlo.

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