[Recensione] Raven’s Cry – Be brave, motherfuckers!

Data di Uscita 30 Gennaio 2015 Lingua Inglese
Piattaforme PC, Mac, Linux, PS3, PS4, X360 Versione recensita PC

Ah, i pirati.
Uomini diseredati, emarginati e disperati che andavano per mare alla ricerca di fortuna e che spesso non facevano ritorno o venivano catturati e decapitati.
Se da un lato la loro figura ha subito, nel corso degli ultimi anni, un rispolvero romanzesco a volte banalizzante, dall’altro ha reso possibile la nascita di alcune opere videoludiche o filmografiche davvero degne di nota.
Vi annunciamo subito che Raven’s Cry, ultima fatica dei Reality Pump, non è una di esse.
Rinviato con perseveranza per circa due anni, con l’originale data di uscita attestata al lontano ottobre 2013, l’opera videoludica è stata finalmente pubblicata da Topware Interactive su Steam nello scorso 30 gennaio e ha già ottenuto un’enorme dose di recensioni negative, a nostro avviso motivatissime.

Raven’s Cry

Le vicende si aprono con una scarna presentazione del nostro protagonista, Chris Raven, capitano pirata senza scrupoli incappato improvvisamente in una sete di vendetta nei confronti degli uomini che hanno stuprato e ucciso sua madre quando egli era ancora un ragazzino.

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Complice una scrittura a dir poco approssimativa, conosciamo solo alcuni dettagli sul passato del buon Christopher e tali spezzoni narrativi – perlopiù flashback in stile fumetto – non bastano a trasmetterci una dose sufficiente di empatia ed immedesimazione.
Nessuno tra i personaggi (doppiati malissimo) risulta tangibile o utile alla storia in qualche oscuro modo, anzi sembra quasi che i comprimari si trovino all’interno del gioco per riempirlo di cafonerie gratuite, stereotipi e cliché del tutto evitabili ma inseriti quasi a forza allo scopo di rattoppare l’incredibile vacuità del titolo.
In poche parole, se cercate complessità, intrecci, sobillazioni e pathos in stile Black Sails sappiate di trovarvi sul binario sbagliato: a mancare sono proprio le basi.

Ma, fidatevi, l’impianto narrativo è l’ultimo dei problemi di Raven’s Cry.
Nonostante provi a pescare a piene reti dalle meccaniche navali di Assassin’s Creed III, sia i controlli che le tattiche offensive in mare aperto poggiano interamente sulla randomicità.
Le traiettorie dei cannoni (forniti di tre tipi di munizioni) contano cinque diverse angolazioni e stabilire quale possa effettivamente colpire il nemico si rivela problematico quanto frustrante.
Il sistema di abbordaggio, poi, oltre ad essere vistosamente buggato, non fa altro che scimmiottare il metodico e funzionale corrispettivo dell’opera di Ubisoft, evitando peraltro di fornire un tutorial esauriente oltre che mancando di comunicare al giocatore la possibilità di fuggire dagli scontri a fuoco ed approdare a destinazione.
Piccola parentesi: la struttura simil-open world del titolo fa sì che l’utente sia invogliato ad esplorare l’intera mappa già totalmente disponibile quasi dall’inizio, eppure non aiuta una progressione graduale dello stesso poiché, almeno dalla nostra esperienza, ingaggiare una o più navi durante le prime ore di gioco significa conseguire morte certa.
In sintesi le battaglie navali sono tediose, inutili e mal congegnate.

Parlando del combattimento a terra, peraltro, la situazione peggiora ulteriormente.
Le sfide a colpi di sciabola, non coadiuvate da hit detection, animazioni e fluidità perlomeno accettabili, si riducono ad un semplicissimo button mashing dei tasti per l’attacco leggero e, di rado, quello pesante, con la totalità dei nemici che cadrà esanime dopo tre o quattro colpi. E’ anche possibile schivare e contrattaccare ma dubitiamo dell’effettiva efficacia di tali manovre, specie perché le risposte ai comandi sono affette da gravissimi ritardi per cui bisogna spesso schiacciare il tasto molteplici volte prima di ottenere l’azione desiderata.
Sembra quasi che gli sviluppatori si siano impegnati per rifinire negativamente il già pessimo combat system di Risen 3, e ce ne vuole.

Si potrà dunque pensare ad una discreta varietà di quest secondarie e un sistema di esplorazione soddisfacente? Niente affatto.
A differenza di GTA o Skyrim, giusto per citarne due, qui non c’è un vero motivo per girovagare in quanto la maggioranza delle location ricopre un ruolo puramente scenico, talvolta ben riuscito ma di alcun aiuto ai fini del looting.
L’open world è un’illusione: potrete viaggiare esclusivamente da punto A a punto B per godervi il paesaggio, limitato da muri invisibili e minacciosi avvertimenti testuali come “non puoi proseguire, torna subito indietro” che annichiliranno l’Ulisse dentro di voi.

Le risorse vanno acquistate, si pagano care e ci si trova non di rado a dover giocare carte false per non rimanere impantanati nella medesima sezione per ore, vista la penuria di oggetti ed equipaggiamenti sparsi per la mappa.
L’assurdità di alcune missioni, situazioni ed NPC, però, potrebbe suscitarvi più di una risata e, almeno sotto questo punto di vista, ci si potrebbe appigliare alla classica definizione di “so bad it’s so good“. Più di un personaggio, protagonista compreso, si fregia invero di un linguaggio razzista o comunque politicamente scorretto e il buon senso, nella stragrande maggioranza dei casi, viene rimpiazzato da volgarità gratuite in funzione di una pseudocomicità sguaiata invidiabile da Plauto in persona.

Veniamo, infine, al lato tecnico.
Le opzioni grafiche, definite tra l’altro in decimali, gravano come un macigno sul framerate che si mantiene instabile persino con settings minimi; il motore grafico, dal canto suo, non offre uno spettacolo gradevole e la mancata ottimizzazione rende il titolo singhiozzante su pressoché qualsiasi configurazione medio-alta; resa grafica e sonoro riescono comunque a raggiungere la mediocrità.
Non mancano i fastidiosi caricamenti alla Half-Life, che il gioco effettua prima di qualsiasi transizione.
I menu e l’interfaccia sono approssimativi, poco funzionali e non mancheranno le randomiche sparizioni di testo o addirittura di intere sezioni (come ad esempio “comandi” o “audio”) dalle impostazioni.
Bug e glitch sono, infatti, all’ordine del giorno.
Giusto per citarne alcuni: crash all’avvio, reset automatico delle preferenze, rimozione arbitraria dei salvataggi, sparizione di quest ed NPC fondamentali per il prosieguo dell’avventura, caricamenti falliti, un buon 50% di dialoghi muti, ritardo nei sottotitoli e tanto altro ancora.

Conclusioni
Se solo gli sviluppatori si fossero impegnati a dovere lanciando sul mercato un prodotto completo e rifinito, Raven’s Cry avrebbe potuto aspirare alla sufficienza.
Oltre ad essere contenutisticamente scialbo, dotato di una trama evanescente e di un gameplay decisamente mediocre, il titolo, già patchato a ripetizione, è tecnicamente disastroso giacché rilasciato in stato prematuro.
Gli appassionati di trash potranno trovarlo su Steam alla modica cifra di 54,99€, prezzo che, a nostro parere, sembra più un insulto all’utenza; ma vai a capire cosa passava per la testa del publisher e soprattutto di Valve quando hanno accordato la commercializzazione di questo scempio.
Cari fan dei pirati e dei videogiochi, evitate ordunque Raven’s Cry come la forca: il naufragar nel suo mare non vi sarà affatto dolce.

+ Lo sfondo piratesco – Tutto il resto

Metascore 30/100
Raven’s Cry | Steam | 54,99€

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