Allora ragazzi, che dite, parliamo di Telltale? Di carne al fuoco ce n’è parecchia, così come di considerazioni da fare. Evitiamo il superfluo, ovvero la cronistoria dei fatti che avrete già sentito dai principali canali d’informazione. Licenziamenti, bilanci in rosso, investitori in fuga, class action e chi più ne ha più ne metta. Non ci interessa particolarmente. Preferiamo invece soffermarci su quelle che riteniamo essere le concause del fallimento della compagnia americana, non tutte così ovvie come si potrebbe pensare. Vediamo cos’è successo e cerchiamo di trarre, se possibile, una morale della favola.
Iniziamo col dire che i giochi (se così li si può chiamare) targati Telltale non ci hanno mai fatto impazzire. In linea di massima avevamo a che fare con titoli tecnicamente pessimi, privi di un gameplay degno di questo nome, dotati di bassa longevità e di un modello economico non proprio trasparentissimo. È appurato che i titoli dello studio con sede a San Rafael si tenevano a galla soltanto grazie alle licenze e al comparto narrativo.
Nonostante ciò sono venuti fuori un paio di prodotti eccellenti come The Walking Dead, The Wolf Among Us e Tales from the Borderlands, capaci di coinvolgere ed emozionare utenti di ogni età per merito di sceneggiature di ottima qualità e della tensione trasmessa dall’illusione della scelta. Quest’ultimo è un concetto chiave nel contesto, anche perché su di esso si basava gran parte del design delle avventure interattive Telltale.
Avere davanti molteplici scelte da effettuare in un tempo limitato quando la tensione è alle stelle. Ottenere cutscene diverse e interazioni alternative con i personaggi a seconda del comportamento tenuto in game. Pesare azioni e parole al milligrammo per evitare di compromettere l’esito della storia. Elementi, questi, di cui Telltale si è sempre fregiata. Purtroppo in modo spesso fuorviante e ingannevole.
The Wolf Among Us è uno dei migliori lavori di Telltale Games
C’è chi dice che provandone uno li si provavano tutti. E in effetti in 9 titoli su 10 era proprio così. Le scelte non avevano quasi alcun peso sugli eventi successivi, già scritti a prescindere dai personaggi in gioco e con un unico finale. Si trattava, in sostanza, di avventure alla David Cage ma senza le doverose ramificazioni a renderle un minimo interessanti. Nulla di davvero irripetibile.
Per quanto ci riguarda il punto di rottura con lo sviluppatore californiano è avvenuto dopo la fine di Minecraft Story Mode. La serie era mediocre. Sparita persino la brillantezza dello storytelling non rimaneva che un guscio sostanzialmente vuoto, una licenza utilizzata giusto per tentar di racimolare qualcosa dai fan. Da allora in poi abbiamo smesso di chiedere i codici review a Telltale. Stanchi di scrivere praticamente le stesse cose ad ogni recensione e di ascoltare dialoghi sempre più demenziali, abbiamo gettato la spugna. E come noi migliaia di altri giocatori.
Non a caso già a partire dalla fine dell’anno scorso lo studio navigava in cattive acque. Le vendite di Batman: The Enemy Within avevano toccato minimi storici e i giocatori erano al limite. Anziché investire in un nuovo motore grafico, in staff capace di progettare del gameplay al di fuori dei quick time event, in ottimizzazione tecnica e magari iniziare ad abbandonare la formula episodica, i geni di Telltale non hanno fatto altro che spendere in altre licenze. E tenete presente che non costano poco.
Minecraft Story Mode di Telltale è stato semplicemente triste
Come se non bastasse si sono lasciati contagiare dal virus del politicamente corretto. Più e più volte hanno intrapreso battaglie con gli utenti su Twitter cercando di propinare argomenti femministi e da social justice warrior in relazione ai loro giochi. Sì, questi mancati attivisti non ce la fanno proprio a separare il lavoro dalla politica. Pensate che, allo stesso modo di Riot Games, organizzavano convegni per tutti eccetto che per uomini bianchi eterosessuali e pubblicavano annunci di lavoro riservati a sole donne. Meritocrazia, yeeee!
Si vantavano addirittura di avere il più alto numero di impiegate dell’industria, come se significasse qualcosa. Alcune di esse si autodefinivano con fierezza (e citiamo pari pari) “socialiste/comuniste femministe bisessuali”. Quando abbiamo letto speravamo fosse uno scherzo ma la frase è rimasta lì anche dopo aver strabuzzato gli occhi. Triste vederli impegnarsi in cazzate del genere mentre la compagnia per cui lavoravano andava in rovina. E i risultati si vedono. Ma ehi, priorità.
Ora, è ovvio che Telltale abbia fatto la fine che ha fatto principalmente per ragioni finanziarie. Una serie di decisioni di management infelici, l’aver investito male e il non esser stati pronti al successo hanno rivestito un ruolo dominante nel disastro avvenuto. Provate però a immaginare un mondo parallelo. In questo mondo Telltale ascoltava i feedback degli utenti, sviluppava titoli di qualità ed evitava di scadere nel politico assumendo gente in base al merito e non in base ai genitali. Pensate che sarebbe potuta andare meglio? Noi siamo tendenti al sì. Fateci sapere la vostra.