the king's bird recensione

The King’s Bird – Recensione | Parkour volante tra controlli incerti

The King’s Bird è un piccolo progetto indipendente, ad opera del team Serenity Forge, presentato allo scorso E3 e premiato dalla critica settoriale con diversi premi. Il titolo ha toccato il suolo di Steam da qualche giorno ma non sembra essere particolarmente in voga. Che sia ancora una volta colpa della spazzatura di cui è pieno lo store di Valve? Probabile, eppure non si tratta solo di questo. In realtà parliamo di un prodotto interessante sulla carta, cioè in video e screenshot, ma deludente nell’atto pratico. Andiamo subito a scoprire cos’è andato storto nella nostra recensione.

the king's bird recensioneThe King’s Bird – Recensione

Data di uscita: 23/08/2018
Versione recensita: PC
Disponibile su: PC
Lingua: Inglese
Prezzo di lancio: €16.79
Videogame in offerta su Amazon

Il gioco inizia presentandoci in modo rapido e simbolico la sottilissima premessa narrativa. Una spericolata bambina desiderosa di libertà si avventura fuori dal suo villaggio nonostante gli avvertimenti del capo tribù, presumibilmente suo padre. Ad aspettarla trova templi, laghi, foreste e ovviamente dei pericoli. Non c’è un vero e proprio filo logico nel susseguirsi degli eventi né sono presenti dialoghi di sorta ad approfondire tematiche introspettive, solo accennate. È un’esperienza sostanzialmente visiva e uditiva, piacevole sì ma ben lontana dai picchi narrativi ed espressivi di Journey o Inside.

Stando agli sviluppatori, la ciccia è da ricercarsi esclusivamente nel gameplay. Le fonti di ispirazione citate sono Dustforce, N+, Super Meat Boy e simili. Da questi The King’s Bird trae le meccaniche principali, che rispondono al genere dei platform 2D incentrati sul trial & error. Si salta, si scivola, si plana e si sfrutta la velocità per aggrapparsi alle superfici in modo da compiere acrobazie folli. È una sorta di simulatore di parkour più o meno realistico in cui bisogna superare degli ostacoli ambientali per giungere alla fine dei livelli. Fin qui tutto molto semplice.

The King’s Bird – Video Recensione

L’introduzione e le fasi iniziali colpiscono nel segno grazie all’effetto wow delle ambientazioni stilizzate e coloratissime, alla soundtrack eccellente e alla sensazione di libertà che si prova nel fluttuare da un capo all’altro dello schermo. In quei momenti pensavamo che si trattasse di un gioiellino e non vedevamo l’ora di scoprire cos’altro avessero in serbo per noi gli sviluppatori. Invece, più le ore passavano e più cresceva il retrogusto di amaro in bocca. Dei problemi di The King’s Bird, infatti, ce ne si accorge soltanto passate le prime fasi di gioco.

All’inizio i livelli di The King’s Bird presentano un design aperto, accessibile e intelligente. I margini di errore sono equi, le morti seppur frequenti non risultano mai ingiuste, inoltre i checkpoint posizionati in modo intelligente alleviano la potenziale frustrazione. Poi d’un tratto il gioco cambia musica iniziando a restringere gli spazi enormi concessi in precedenza e sostituendoli con strettoie costellate di spuntoni e altri pericoli in grado di uccidere all’istante. Un salto in alto nella difficoltà per niente graduale, insomma, che avremmo anche potuto accettare se non fosse stato per tre elementi determinanti.

Primo, i controlli sono imprecisi e i movimenti della protagonista altamente scivolosi. Capita di avere in mente la traiettoria giusta e fallire a causa di ritardi o errori nell’input. Capita anche di cadere e morire perché il personaggio slitta troppo da una parte all’altra. Secondo, la sensazione di aver finito la stragrande maggioranza dei livelli per fortuna e non per bravura. In certe sezioni si muore decine e decine di volte senza capire il motivo, e si va avanti allo stesso modo. Totalmente a caso.

the king's bird recensione

The King’s Bird viene penalizzato fin troppo da controlli imprecisi

Terzo, la mancanza di varietà. Andando avanti nell’avventura a cambiare è solo il colore dei fondali e i livelli non si distinguono abbastanza gli uni dagli altri. A poco servono i piccioni sparsi qua e là come collezionabili, inutili e tra l’altro difficilissimi da recuperare. E ancora a meno serve l’unica boss fight, quella finale, anch’essa fustigata dalle incertezze dei comandi. Non ha senso pretendere la precisione assoluta quando a mancare è l’affidabilità delle manovre eseguibili.

Forse avrebbe aiutato diminuire la velocità di movimento della protagonista e ridurre lo slittamento, visto che le sezioni più ostiche richiedono una precisione chirurgica. Inutile ripetere per l’ennesima volta quanto sia importante, per un platform che si rispetti, lasciare anche un minimo margine di errore all’utente e non pretendere un’esecuzione perfetta. In questo campo, Nintendo fa scuola ancora oggi. E non a caso i suoi platform sono i migliori su piazza da tempo immemore.

Sponsoru!

Offerte videogame e hardware Amazon

Accettabile

In fin dei conti, comunque, The King’s Bird non è esasperante come un Super Meat Boy. Il livello di sfida si poggia quasi interamente sulla precarietà dei controlli e con un po’ di pazienza/fortuna riuscirete a venirne a capo. Non è la più emozionante delle esperienze platform, ma riesce quantomeno a salvarsi dall’insufficienza secca offrendo il minimo indispensabile ai fan in cerca di cattiveria videoludica gratuita. Recuperatelo ai saldi, se volete, ma l’idea migliore è spendere un paio di euro in più e recuperare lo splendido Celeste.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *