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The Red Strings Club – Recensione

Qualche volta, molto di rado, mi capita di imbattermi in videogame con storie migliori di tanti romanzi e film passati alla storia. E’ stato il caso di Bioshock Infinite, di SOMA, di Firewatch. Oggi The Red Strings Club si aggiunge con prepotenza al piccolo gruppo di eccellenze capaci di lasciare il segno nella mia memoria.
E’ fantascienza, quella di tipo raffinato ed elegante, quella che va in un futuro non troppo distante. Va a scomodare questioni etiche importanti e impegnate, risulta interessante dall’inizio alla fine. Più di tutto si tratta di un videogame capace di scuotere profondamente il giocatore, ponendo tante domande e lasciandole a sedimentare nel cervello mentre cerchiamo risposte a cui sarà impossibile arrivare con assoluta certezza.

The Red Strings Club

Il Red Strings Club è un bar molto particolare. Il proprietario è un eccellente barista, ma è soprattutto un broker di informazioni. E l’informazione è potere. Nel gioco vestiremo i panni di più personaggi, seguendo lo sviluppo di una trama interessante, sviluppata attraverso dialoghi acuti, molto provocatori e lucidissimi.
Ci troviamo in un futuro in cui androidi e intelligenze artificiali fanno parte della quotidianità. La loro diffusione ha spinto all’affermazione di multinazionali che detengono un potere enorme a livello mondiale, sia sotto il piano economico, che politico, che etico.

Trailer di presentazione di The Red Strings Club

The Red Strings Club si gioca in maniera simile a un’avventura interattiva. Dovremo principalmente limitarci a seguire il dipanarsi della storia, nella quale avremo comunque un ruolo importante. Di tanto in tanto dovremo risolvere dei semplici minigame, nella maggior parte dei casi poco interessanti. Si tratta più che altro di muovere il mouse in maniera corretta, lavori di precisione, nulla di troppo complesso o stimolante.
Sul finale le cose si fanno però più divertenti, con una sequenza pseudo-investigativa progettata molto bene, in cui dovremo interagire con più personaggi per ottenere particolari informazioni. A parte quest’ultimo segmento, tutte le parti effettivamente giocate di The Red Strings Club non sono divertenti, mi sono sembrate inserite lì giusto per dire che “stai giocando”.

Ad ogni modo, il fulcro dell’esperienza è appunto la narrazione e la possibilità di intervenire nei dialoghi attraverso domande e risposte dove avremo una certa libertà.
Il gioco può andare in più direzioni, chi tra voi è più sensibile ai temi trattati vorrà probabilmente dedicarsi a più playthrough.

The Red Strings Club

The Red Strings Club ha poche ambientazioni realizzate in pixel art

L’argomento principale del gioco è la libertà in relazione alla natura umana. La storia si sviluppa intorno a una domanda fondamentale: è giusto sacrificare la libertà individuale in nome di un bene collettivo superiore? Ci si chiede se sia giusto che gli uomini abbiano la facoltà di scegliere di far male a se stessi e al prossimo. Se ci fosse la possibilità di eliminare la violenza dal mondo, i soprusi, le guerre, gli stupri, gli omicidi, sarebbe giusto manipolare la psiche delle persone fino a renderle incapaci di pensieri distruttivi? E’ eticamente corretto plagiare e annullare una parte della nostra umanità, se quello che otteniamo è un mondo più armonioso e dove non esiste la violenza?
Sono tutte questioni estremamente delicate e a cui è difficile dare una risposta, personalmente mi sono divertito anche a parlarne a casa, ne sono nati scambi di opinioni molto interessanti.

Cose del genere non avvengono spesso. Tante volte mi capita di venire colpito dalla trama di un gioco, fino al punto da volerla condividere con qualcuno. Se avete visto il finale di giochi come Bioshock Infinite, SOMA o Prey sicuramente saprete di cosa sto parlando. Con The Red Strings Club è diverso, perché non si tratta in effetti di raccontare una trama, ma di approfondire le tematiche sollevate all’interno della narrazione stessa. Non sto raccontando gli eventi di un libro, un film o un videogame perché mi hanno colpito, voglio un feedback sugli argomenti toccati da tali eventi. E’ una cosa fantastica.

The Red Strings Club

I minigiochi non sono molto divertenti

The Red Strings Club si finisce in circa 4 ore, ed è una durata funzionale all’ottima sceneggiatura. Ho notato solo un’unica caduta nella ritmica, ma in generale parliamo di tempistiche magistrali. I dialoghi sono sempre molto densi, gli scambi affatto banali, tanti registi e sceneggiatori dovrebbero studiare questo giochino e far tesoro dei suoi insegnamenti.

Proprio parlando di regia, mentre giocavo a The Red Strings Club non ho potuto fare a meno di notare alcuni interessanti riferimenti al mondo del cinema, di cui sono un grande amante. In particolare ho notato dei possibili parallelismi con il primo Blade Runner, con Prometheus e con Alien Covenant, tutti di Ridley Scott. Le tematiche sono a volte sovrapponibili, per quanto la mano e la maniera di approfondirle sia chiaramente diversa. Da questo punto di vista credo si potrebbe tirare in ballo anche Steven Spielberg, almeno quello degli anni ’80 e ’90.
C’è moltissima carne al fuoco, non c’è che dire.

The Red Strings Club

Il particolare stile grafico di The Red Strings Club

Tutta questa magnificenza registica e contenutistica non sarà purtroppo accessibile a tutti. The Red Strings Club è un videogame indipendente, e come spesso accade in questi casi, ciò significa che è completamente in inglese. Non si tratta inoltre di un inglese per tutti, ma solo per chi capisce questa lingua discretamente bene. Ci sono anche tanti termini legati alla robotica, alla tecnologia, vengono utilizzati numerosi acronimi. Bisogna insomma avere una certa dimestichezza con la lingua, non è un prodotto per chi abbia una conoscenza solo scolastica. E’ un peccato, lo so, ma il mercato indipendente non ha i fondi del tripla A, e l’Italia resta purtroppo un mercato minuscolo.

Il gioco si appoggia su una pixel art molto gradevole. C’è una prevalenza di tinte scure, una penombra costante, un’atmosfera a metà fra il cyberpunk e il noir, a seconda dei momenti. L’intero gioco si svolge in una manciata di ambientazioni, gli sviluppatori hanno creato pochissime locazioni, quasi tutte al chiuso. Un po’ di varietà in più sarebbe stata molto gradita, e in qualche caso avrebbe anche potuto rendere la narrazione più incisiva.

Discreta la colonna sonora, che quando usa strumenti elettrici raggiunge la sufficienza, mentre diventa eccellente nelle sue incursioni sul pianoforte. In alcuni casi ho trovato i pezzi elettronici fin troppo ridondanti, tanto che ho preferito disabilitare del tutto il volume della soundtrack, indipendente dagli effetti audio per fortuna.

The Red Strings Club

La sessione finale è piuttosto gradevole anche nelle meccaniche

The Red Strings Club è un acquisto obbligato per chi ami la fantascienza e le questioni morali legate alla robotica, all’intelligenza artificiale o al libero arbitrio, ovviamente a patto di possedere una buona conoscenza della lingua inglese.
Il gioco dura poco, ha una buona rigiocabilità, solleva tematiche interessanti con coraggio e grandissima lucidità. Gli ottimi dialoghi, la maniera di porgere le diverse argomentazioni e la ritmica incalzante conferiscono al prodotto un’eccellenza incontestabile.
E’ senza dubbio uno di quei giochi pseudo-sperimentali destinati a lasciare il segno negli utenti che avranno la fortuna di giocarci. Più di tutto, è la dimostrazione di come un videogame possa essere perfettamente all’altezza dei migliori film e romanzi prodotti negli ultimi cinquant’anni.

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