Anthem

Anthem: continua l’emorragia di giocatori, matchmaking morto

Solitamente quando in un gioco vengono rilasciati dei nuovi contenuti si nota un’impennata nel numero di utenti connessi contemporaneamente, o quantomeno un minimo di incremento. Così non è stato per Anthem, che proprio di recente ha ricevuto un nuovo stronghold, ovvero The Sunken Cell. Sappiamo benissimo che l’azienda ha avuto un mare di problemi, legati alla presentazione in live, legati alla roadmap e legati al gioco stesso. Era comunque auspicabile che i giocatori si sentissero un minimo stimolati dall’implementazione del nuovo contenuto, cosa che non è avvenuta, almeno non se guardiamo i numeri.

Più testate della stampa specialistica, blogger e opinionisti rilevano come Anthem si trovi al momento ai minimi storici in quanto a partecipazione da parte dei giocatori. Questo avrebbe portato a problemi considerevoli nel matchmaking su tutte le piattaforme, e ad una situazione che sembra destinata a peggiorare nelle prossime settimane.

Guardando la top 48 di Xbox il gioco ospita la posizione 45, e sembra in procinto di uscire dalla classifica. Situazione simile su PC, dove il matchmaking funziona quasi esclusivamente in GM1. Su PS4 la situazione è meno drammatica, con la maggior parte dei giocatori che riescono a trovarsi in party da 4 giocatori a livello di difficoltà GM1, sia in missione che in Free Play. Il motivo è ovviamente la diversa base installata, ma è chiaro che qualcosa non vada.
Da un articolo apparso su Forbes apprendiamo che i problemi maggiori si manifestano su livelli di difficoltà più elevati, nello specifico GM2 e GM3. In questi casi si notano difficoltà importanti su tutte le piattaforme, e i giocatori si ritrovano in partita da soli, all’interno di missioni troppo impegnative. La cosa non migliora nemmeno a partita iniziata, dato che il gioco non riesce a trovarci dei compagni nemmeno nei minuti successivi.

anthem the sunken stronghold

The Sunken Cell, nuovo stronghold di Anthem

Tutto ciò non è molto bello, soprattutto se consideriamo che BioWare si era vantata a lungo della presenza del matchmaking per tutte le attività presenti in Anthem. Era un modo di fare il verso a Destiny e Destiny 2, che invece non offrono tale funzione per alcune delle attività più impegnative.
Verrebbe da dire “eh, ma dai, non è colpa di BioWare se non ci sono i giocatori“. Ma in effetti la colpa è proprio di BioWare e della sua gestione assurda dell’intero progetto. Come al solito precisiamo: non parliamo degli sviluppatori, ma dei dirigenti.

La cosa più ridicola è che in realtà non sono i giocatori a mancare: molto più semplicemente, nessuno si sente davvero motivato a giocare a un livello di difficoltà più elevato. Come al solito il problema è la gestione dei loot, in quanto Anthem non prevede un incremento del drop rate proporzionale al tier Grand Master. Questo significa che per farmare nella maniera più efficiente è consigliabile dedicarsi alle attività più rapide (Heart of Rage), quindi anche il nuovo stronghold risulta assolutamente inutile. The Sunken Cell è stato provato, giocato qualche volta e poi abbandonato, in quanto esistono opzioni più sensate per migliorare il proprio equipaggiamento.
Consideriamo ad esempio che a livello GM3, il boss della nuova roccaforte richiede fra i 30 e i 40 minuti per essere buttato al tappeto. Giocando a livello GM1 si riesce a finire lo stronghold minimo un paio di volte nella stessa quantità di tempo.

Essenzialmente chi desidera giocare solo perché apprezza il gameplay ed è alla ricerca di una sfida più impegnativa si ritrova in missione senza alcun compagno, in un gioco che diventa come un single player tarato male.

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I giocatori di Anthem continuano ad essere in rivolta

I commenti da parte della community si sprecano sia su Reddit che sul forum ufficiale. Ci sono giocatori che continuano a divertirsi con Anthem, e va benissimo così. C’è anche chi ha già sul proprio account 300 ore di gioco e più. Qualcuno si chiederà come siano state spese queste 300 ore, ma alla fine i gusti di ciascuno sono quanto di più personale e soggettivo possa esistere.
Dall’altro lato della palizzata ci sono utenti che pretendono rimborsi, altri che non riescono a giocare a causa dei crash. C’è chi chiede che la componente multiplayer venga eliminata, e che la difficoltà sia ricalibrata intorno al single player. E c’è chi vorrebbe la totale chiusura dei server, almeno fino a quando Anthem potrà effettivamente definirsi un gioco finito e completo.

La posizione di BioWare e di Electronic Arts non è proprio chiarissima, anche i fatti lasciano intendere cose contrastanti. Da una parte abbiamo il team che sta assumendo nuovo personale, con la ricerca di una figura specializzata nella ristrutturazione del sistema di loot. Dall’altra parte c’è invece una cronica lentezza dei lavori, che lascia pensare molto male. Qualcuno sospetta che si tratti di una precisa strategia da parte di EA, che potrebbe aver rallentato tutto per spingere i giocatori alla frustrazione, per abbandonare il progetto e limitare il più possibile il danno economico.

Bisogna infatti considerare che Anthem ha attualmente un costo non indifferente per il publisher, sia in termini di forza lavoro, che per la gestione dei server, che ancora per l’impatto sull’andamento in Borsa.
Il gioco ha avuto uno sviluppo durato ben 7 anni. Non un vero e proprio sviluppo, certo, sappiamo benissimo come siano andate le cose. Tuttavia gli investimenti di Electronic Arts sono durati per tutto questo tempo, a prescindere dal disastroso risultato finale.

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Anthem ha un futuro parecchio in dubbio

Mettendo un attimo da parte le teorie complottiste, è ragionevole presumere che Electronic Arts stia ancora dando del tempo (e dei fondi) a BioWare. Giusto il tempo di capire se il gioco abbia o meno la possibilità di generare profitti, limitando gli investimenti e facendo leva sullo zoccolo duro di utenti che è comunque rimasto in game. Mantenendo questa base si potrà capire quanto i consumatori siano disposti a spendere attraverso micro transazioni, e di conseguenza valutare se e quanto continuare ad investire sul progetto Anthem.
Ovviamente sono solo supposizioni, supposizioni molto ottimistiche tra l’altro, considerata la storia di Electronic Arts, così incline a chiudere le aziende meno produttive.

Per il momento il mercato dei looter shooter è composto da Warframe, The Division 2 e Destiny 2. I numeri di Anthem sono decisamente ridotti sia rispetto ai concorrenti che alle aspettative del publisher. Nella migliore delle ipotesi sarà necessario ridimensionare l’importanza e la scala dell’intera IP, ma questo non significa che il franchise non possa creare nel tempo una propria fanbase, fondi permettendo.
Il futuro di Anthem non è certamente roseo né promettente ma, poco per volta, si andrà certamente incontro ad un miglioramento. E’ improbabile che possa essere sufficiente, ma non è del tutto impossibile.

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