Nel mondo dei canali di informazione dedicati all’hardware, pochi nomi hanno la credibilità e la forza di Gamers Nexus. Il loro lavoro indipendente e meticoloso li ha resi una delle voci più rispettate del settore. Ma stavolta non è una GPU a finire sotto la lente. È Nvidia stessa. In un video pubblicato recentemente, Gamer Nexus ha denunciato una vera e propria macchina del silenzio, orchestrata dall’azienda verde per manipolare la stampa e soffocare il dissenso. Le accuse sono gravi, documentate e inquietanti. Ed è giusto che tutti, consumatori e appassionati, sappiano la verità.
Nel video, Steve racconta come Nvidia abbia messo in piedi una rete di controllo capillare su chiunque voglia recensire le sue schede video. Non si parla più di semplici NDA o embargo temporanei, ma di ultimatum espliciti: “Inserite l’MFG4X nei benchmark oppure vi togliamo l’accesso ai sample, ai driver e ai nostri ingegneri”. Un ricatto in piena regola.
L’MFG4X è la tecnologia di multiframe generation di Nvidia, ma viene imposta anche in contesti dove non ha senso, soprattutto nei confronti con schede concorrenti che non la supportano. L’obiettivo? Truccare i numeri, piegare le recensioni alla narrazione aziendale e distruggere chi non si adegua.
Gamer Nexus non si limita a parole vaghe. Riporta anche casi specifici: le interviste con gli ingegneri Nvidia – molto apprezzate dal pubblico per il loro valore tecnico – sono diventate una leva di pressione. Per parlare con loro devi “rientrare nei ranghi”. E rientrare nei ranghi, per Nvidia, significa seguire la linea imposta. Anche se non ha nulla a che fare con la verità tecnica.
E non si tratta di promozioni commerciali. Nvidia non paga né Gamer Nexus, né Hardware Unboxed, né altri creator. Al contrario, sono loro a sostenere tutti i costi: viaggi, spostamenti, produzione. Eppure l’azienda pretende di decidere cosa debbano dire, cosa mostrare nei video, cosa confrontare e cosa ignorare.
Quello che emerge dal video è una verità amara: Nvidia ha contaminato il rapporto tra stampa e pubblico. Se ogni benchmark deve includere per forza l’MFG4X, anche quando non è coerente, allora ogni risultato è sospetto. Anche chi vuole fare un lavoro onesto viene spinto, indirettamente, a falsificare il contesto dei dati.
Gamer Nexus e Hardware Unboxed sono tra i pochi ad aver detto no. E lo hanno fatto a costo di perdere l’accesso privilegiato a risorse importanti. Ma la conseguenza più devastante è questa: la perdita totale di fiducia. Come possiamo, da oggi in poi, credere a un confronto tra GPU se non sappiamo più chi sta mentendo, chi è stato costretto a piegarsi e chi è ancora libero?
La denuncia di Gamer Nexus va oltre il semplice conflitto tra media e azienda. Rivela una realtà da monopolio aggressivo: Nvidia non si limita a competere, ma vuole controllare ogni aspetto della comunicazione. O sei utile, o sei un problema. O ti allinei, o sparisci. E questa strategia si riflette anche nei rapporti interni.
Nel video si fa riferimento anche a dinamiche oscure riguardanti i budget per “ottenere” certe interviste. Non si sa chi gestisca quei fondi, ma il messaggio implicito è chiaro: la libertà editoriale si compra, o si distrugge.
Una delle parti più amare della testimonianza è l’ammissione che perfino i contenuti più tecnici, più imparziali, più curati adesso risultano inquinati agli occhi del pubblico. Le interviste su argomenti come dissipazione, acustica, latenza – che non hanno nulla a che fare con DLSS o MFG – vengono percepite come compromesse.
È il risultato più tossico di questa strategia: la manipolazione distrugge tutto, anche ciò che funzionava bene. Anche la scienza, anche l’analisi imparziale. E chi ci perde siamo noi, consumatori e appassionati, che non sappiamo più a chi credere.
Dopo questa denuncia pubblica, il silenzio non è più accettabile. Nvidia deve rispondere apertamente alle accuse di Gamers Nexus. Non con comunicati vaghi o con l’ennesimo evento patinato, ma con fatti. Deve chiarire il proprio rapporto con la stampa, eliminare i ricatti, restituire libertà agli operatori del settore. E se non lo farà, sarà il pubblico stesso a decidere. Con la propria fiducia. Con il proprio portafoglio. E con la propria voce.