harry potter hogwarts mystery

Harry Potter Hogwarts Mystery strangola un bambino per 20 minuti se non pagate…

Dopo averci deliziato con le sue pratiche birbantelle con La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra, Warner ci riprova con il nuovissimo Harry Potter Hogwarts Mystery. Trattasi di un titolo mobile appena rilasciato su iOS e Android sulla falsariga dei classici “non giochi”, quelli in cui tutto ciò che ci si richiede è cliccare su dei pulsanti per diventare bravi in determinate skill dimostrando al mondo che i nostri polpastrelli funzionano. Se avete giocato di recente a The Sims Mobile saprete perfettamente di cosa sto parlando.

Questa tipologia di prodotti è ovviamente indirizzata a un’utenza più casual o semplicemente molto giovane, non hanno un grande appeal sui videogamer tipici da PC o console. Va da sé che debbano basarsi su un sistema free to play con micro transazioni in app. Tutto normale.

Meno normale è la maniera in cui questo Harry Potter Hogwarts Mystery decide di introdurci al magico mondo delle micro transazioni.
Il gioco mette a nostra disposizione 24 punti energia, punti necessari per eseguire qualunque tipo di operazione. E’ necessario attendere 4 minuti perché si rigeneri un singolo punto o, alternativamente, potremo far ricorso agli acquisti in app.

Durante le sezioni iniziali del gioco, dopo un tutorial che ci insegna a cliccare sulle cose, il nostro personaggio viene catturato da un mostro. Ovviamente dovremo liberarlo, e per farlo servirà appunto energia. Nulla di strano, no?
Ecco, peccato che per liberarsi servano 29 punti energia o giù di lì. In pratica inizierete a liberarvi, vedrete il vostro piccolo avatar che si divincola da tentacoloni che fanno molto hentai, quindi esaurirete l’energia. A questo punto il tentacolone si attorciglierà sul collo dello spaventatissimo bambino, quindi apparirà la finestrella che vi invita ad acquistare energia se volete salvare immediatamente il vostro fortunello, altrimenti dovrete aspettare 20 minuti.

harry potter hogwarts mystery

Benvenuti nel magico mondo di Harry Potter Hogwarts Mystery!

In un prodotto palesemente pensato per i più piccoli Warner vuole darvi l’immagine di un bambino strangolato per 20 minuti a meno che non sborsiate i vostri euro. Ok?
Senza parole.

A pensarci bene è un’immagine molto emblematica. Una persona immobile che viene strangolata da una creatura più potente fin quando non deciderà di comprare la vittoria. Se decidete di aspettare sarà l’agonia virtuale di un ammasso di pixel a forma di bambino per 20 minuti, minuti durante i quali potrete certamente ridurre a icona l’applicazione, giusto per non pensare al fatto che il vostro piccolo Harry aveva bisogno del vostro denaro e voi… voi! Voi lo avete abbandonato.

Vogliamo pensare a come potrebbe vivere un bambino un’immagine del genere? No, non ci pensiamo, non siamo mica psicologi, Warner avrà certamente fatto le sue ricerche per assicurarsi di non urtare la delicata psiche ancora in formazione della nostra prole. Ne siamo sicuri, di certo non vanno a sbatterti un’immagine del genere tanto per spillarti qualche euro, sarebbe un comportamento da animali. Sono sicuro che dietro tutto ciò ci sia una logica che vada ben oltre il mero cash grab. Sicuramente.

Interessante è anche accorgersi come Hogwarts Mystery abbia poi previsto un ulteriore timer all’interno del gioco. Naturalmente dovrete fare i conti con la ricarica dell’energia, come del resto accade in tantissimi videogame casual su mobile. C’è però anche un altro contatore, che in questo caso prende a riferimento le ore.
Sì, perché qualunque attività vogliate compiere dovrete completarla entro un determinato lasso di tempo. Se non vi dedicherete al gioco troppo a lungo, i vostri progressi all’interno di quella stessa attività verranno azzerati. Una maniera simpatica per costringervi a utilizzare l’applicazione con costanza.
C’è chi ti dà le ricompense giornaliere per aver effettuato il login; Hogwarts Mystery preferisce annullare i tuoi progressi. Yeah!

Gente del genere andrebbe studiata col supporto di Piero Angela.

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