[Recensione] Life of Pixel – Mannaggia alla vecchiaia

Data di Uscita 01/08/2014
Piattaforme PC Windows, Mac OS, PS Vita
Versione recensita PC Windows

Capisci di non essere più giovanissimo, almeno videoludicamente parlando, quando ti accorgi di alcune piccole cose. Meravigliarsi del fatto che GTA III ha più di dieci anni, ad esempio, oppure rendersi conto che Football Manager permette di inserire la propria vera data di nascita, sono segnali del tempo che passa. Se ti capita per le mani un piccolo giochino come Life of Pixel, poi, e senti che la tua infanzia passata sulle console a 8 e 16 bit non è andata completamente persa, vuol dire che mouse, tastiera e pad sono diventati più che un semplice passatempo.

Life of Pixel – Mannaggia alla vecchiaia

Partiamo con una premessa: Life of Pixel è un piccolo atto d’amore verso i videogiochi dell’era 8 e 16 bit, e pertanto risulterà subito molto gradito a coloro i quali hanno mosso i primi passi videoludici durante il periodo appena citato. Il protagonista del gioco è, come il titolo fa intendere, un piccolo pixel. Questo, stanco della sua anonima vita da pixel verde immerso in un mare di altri pixel verdi, decide di scappare, e di tornare nel mondo in cui era lui a dettare legge. Parliamo, ovviamente, dell’era delle console proposte sul mercato tra gli anni ’70 e ’90: tra le tredici presenti nel gioco, è d’obbligo citare Atari 2600, ZX Spectrum, Commodore 64, GameBoy, NES e Sega Master System.

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A ogni console, dunque, corrisponde una serie di livelli da superare: come da tradizione, all’interno di questi il giocatore dovrà raccogliere dei collezionabili, utili per sbloccare tre console all’inizio nascoste. Nel concreto, dunque, una volta scelta una console, dopo un breve riassunto della storia della stessa, il nostro pixel dovrà affrontare degli stage dal sapore decisamente classico.
Ogni ambiente riprende l’aspetto tipico dei giochi sviluppati per le varie console proposte: se quindi i livelli dedicati al GameBoy vireranno verso il verde, quelli del Sinclair ZX81 saranno in bianco e nero. Diciamo subito che l’aspetto estetico dei vari livelli proposti richiama molto da vicino tutte le console citate: tutto ciò non fa che alimentare un effetto nostalgia che farà sorridere i giocatori che su quelle console, ormai parecchi anni fa, hanno veramente giocato.

A livello di gameplay, Life of Pixel ci ricorda con che cosa ci si divertiva ai bei vecchi tempi: parliamo ovviamente di platform bidimensionali difficili e tosti, pieni di insidie e assai poco benevoli con i giocatori. Gli stage saranno sempre pieni di nemici, punte affilate che sbucano dai pavimenti, letali pozze d’acqua, mattonelle che scompaiono sotto i nostri piedi, piattaforme mobili, e via di questo passo.
In Life of Pixel c’è tutto quello che un platform di anni fa aveva da offrire: il livello di sfida, dunque, sarà sempre molto alto, e i fallimenti saranno tanti e ripetuti. Va da sé che un sistema di gioco di questo tipo, da giocare assolutamente con un pad, risulterà gradito a chi ha provato sulla pelle cosa significhi giocare senza avere la possibilità di effettuare salvataggi, e dove un solo contatto con un nemico obbligava a ricominciare un livello tutto daccapo. Tra un’imprecazione e l’altra, ci si ricorderà di quante volte si è morti a Super Mario a causa di qualche salto mal calibrato, o di quel boss di fine livello del primo Sonic per Sega Mega Drive così difficile da superare. Sono sensazioni preziose, e questo piccolo gioco ha il merito di riportarle alla mente.

Se è vero che il gameplay può in ogni caso avere degli alti e bassi nel level design o semplicemente nel livello di difficoltà, la vera forza di Life of Pixel è il comparto sonoro: selezionate il GameBoy, e il titolo proporrà il piccolo effetto sonoro che si poteva sentire appena accesa la console; scegliendo il NES, invece, non si potrà non sorridere ascoltando il tipico salto di Mario. Ogni console, in ogni caso, avrà un tema musicale a 8 bit appropriato alla circostanza; queste composizioni, difatti, saranno spesso deliziose e piacevoli da ascoltare. L’unico difetto, è da ricercare nel fatto che questi accompagnamenti verranno ripetuti ininterrottamente: seppur belli da ascoltare, dopo un po’ potrebbero stancare.

Conclusioni
Life of Pixel ci ricorda come eravamo: appassionati di giochi difficili, cattivi, sempre pronti a punirci per qualche disattenzione. Se si guarda la questione da un punto di vista ristretto, potremmo dire che è il gioco in sé a proporre una sfida assai dura, e quindi potenzialmente frustrante. Ribaltando la prospettiva, e capendo che l’intero prodotto non è che un omaggio ai videogiochi, non si può non considerare il fatto che la difficoltà proposta è figlia della natura dei titoli a cui si giocava anni fa. Insomma, il fatto che Life of Pixel sia difficile è un merito, perché una volta i videogiochi erano davvero così. Se si resisterà a un possibile senso di ripetitività tra i vari livelli, allora, quello che si otterrà sarà un piacevole salto nel passato: se siete giocatori di vecchia data, è un qualcosa a cui difficilmente si potrà resistere.
– Riesce a rievocare le atmosfere delle console di anni fa
– Comparto audio 8 bit delizioso
– Propone una sfida sempre appassionante…
– …che qualcuno potrebbe trovare frustrante e ripetitiva


Metascore /100
Life of Pixel | Sito Ufficiale | 6.99$

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