Se cresci sul finire degli anni ’80 e ti appassioni di videogames ci sono buone probabilità che parte la tua vita sia passata in compagnia delle fantastiche avventure di Lucas Arts. The Wardrobe omaggia quelle vecchie produzioni, ma si diverte anche a tributare tutta la cultura nerd da un trentennio a questa parte.
Proprio di recente abbiamo recensito Nelly Cootalot, ci fa piacere assistere a questa seconda giovinezza nel genere delle avventure grafiche. Bisogna anche dire però che il mercato comincia ad avere parecchie proposte, e l’alchimia necessaria per realizzare un buon gioco di questo tipo è delicata, complessa. Serve una buona storia, personaggi eccellenti e un design dei puzzle che sappia mettere alla prova. The Wardrobe riesce a rispettare questa sacra triade?
The Wardrobe
Il gioco ci mette nei panni di un bambino morto. Essendo una persona terribile e dallo humor nero mi basterebbe questa frase per essere fortemente incuriosito dal prodotto. La storia parla di due amici che passano insieme il proprio tempo in spensieratezza. Un giorno uno dei due dà all’altro una prugna, questo ha uno shock anafilattico e muore. Skinny -questo il nome del protagonista- è rappresentato come lo scheletro del bambino. Nostro compito sarà spingere l’amico a confessare l’omicidio entro tre giorni per poter salvare la sua anima. Originale come incipit, non c’è che dire, nonché istruttivo per sensibilizzare il pubblico contro i pericoli delle prugne.
Nulla di nuovo sotto il sole per quanto riguarda le meccaniche del gioco. Con il mouse andremo alla ricerca dei punti sensibili all’interno di ciascuno scenario. Questi sono ricchissimi di elementi, disegnati a mano e dotati di uno stile particolare, molto gradevole. Considerata la mole di oggetti presenti a schermo potrà essere opportuno utilizzare la barra spaziatrice per evidenziare ciò con cui potremo interagire. I puristi vorranno evitare qualsiasi tipo di aiuto, ma credeteci se vi diciamo che c’è davvero tanta roba in ogni singola ambientazione.
Questa sorta di “confusione” non è fine a se stessa. Da una parte invita ad aguzzare la vista e concentrarsi, dall’altra dà spazio al citazionismo, vero cuore di The Wardrobe.
Se siete dei nerd a 360 gradi passerete un sacco di tempo ad analizzare con la lente di ingrandimento ogni centimetro delle oltre quaranta illustrazioni di cui il gioco si compone. Ci sono riferimenti a videogames passati e moderni, a serie TV, film, motori grafici, anime e manga. Dal Sigmund Freud di Grim Fandango allo SCUMM di Lucas, da Bioshock a Ranma 1/2, da How I met your Mother a Portal. Una pletora di immagini e oggetti sono stati infilati lì solo per farvi apparire quella lampadina accanto alla faccia che vi fa ammettere di aver passato buona parte della vostra vita a nerdizzarvi nell’anima.
Questo è l’aspetto migliore e più gratificante di The Wardrobe, perché per il resto qualcosa è andato storto.
Il problema è che gli enigmi del gioco sono spesso difficili in maniera gratuita e forzata. Sono cresciuto con Fate of Atlantis, i primi tre Monkey Island e Day of the Tentacle, so bene come siano le avventure grafiche impegnative. Il problema è che ciascuno di quei prodotti richiedeva solo di pensare in maniera creativa o ironica, qui si esagera davvero. Il design di un buon numero di puzzle mi ha messo in croce, portandomi a provare il classico tutto con tutto. Risolvere molti enigmi richiede ragionamenti almeno bizzarri, con ogni probabilità lontani da quelli che si farà la maggior parte dei giocatori. Non ho nulla contro la difficoltà in un gioco, mi piacciono le sfide impegnative. In questo caso a mio avviso si scade troppe volte nell’illogico, portando a una frustrazione gratuita. Arrivare alla soluzione di uno di questi enigmi non mi ha portato inoltre ad alcun tipo di soddisfazione, proprio perché il passaggio è risultato casuale, non motivato da un’idea scattata per illuminazione divina. Ora, di certo non sono la persona più intelligente del mondo, ma con The Wardrobe mi sono sentito acuto come un fagiolo.
Giustamente il protagonista ritiene necessario sottolineare ogni mancanza del giocatore con frecciatine pungenti ogni volta che proporremo soluzioni assurde. E’ giustissimo, peccato solo che numerose scelte operate in fase di design dei puzzle siano altrettanto allucinanti.
Dobbiamo congratularci invece per il lavoro svolto nei doppiaggi, di buona qualità, uguali o superiori rispetto a un tripla A. Sia Skinny che i comprimari recitano bene, le voci sono azzeccate, il vecchietto cieco che dirige i lavori in una delle prime ambientazioni è da impiccare.
The Wardrobe è una produzione italiana, ed è giustissimo che la nostra versione del gioco abbia ricevuto le meritate attenzioni. Allo stesso modo siamo piacevolmente sorpresi dall’interpretazione dei doppiatori inglesi, eccellente e una spanna superiore rispetto a quella nostrana. Se capite la lingua vi invitiamo a godervi il gioco nell’idioma anglosassone, merita davvero.
Un po’ sottotono l’accompagnamento sonoro del gioco, fatto di motivetti tutto sommato ripetitivi. Non c’è la varietà dei classici Lucas, né lo stile. Non si arriva a provare fastidio, ma personalmente ho ridotto il volume dando la precedenza a voci ed effetti.
In sintesi
The Wardrobe è un’avventura grafica che punta al popolo dei nerd e che diverte tantissimo con il suo citazionismo. La miriade di riferimenti presenti nelle ambientazioni strappa sorrisi, fa strabuzzare gli occhi, solletica la memoria. Purtroppo il design degli enigmi è risultato fin troppo astruso, spesso illogico. Forse si voleva rendere il prodotto difficile come i giochi di un tempo, ma si è raggiunto un estremo frustrante. L’alto livello di sfida è artificioso, nega ogni tipo di gratificazione al momento della risoluzione dei puzzle. Si procede troppo spesso a tentoni, senza un’idea chiara sul come o cosa fare. Cercare di combinare tutto con tutto è una pratica fastidiosa in qualsiasi gioco, un’ammissione di sconfitta. E’ tuttavia indice anche di una mancata comprensione tra sviluppatore e giocatore, quando salta il divertimento c’è poco da fare.
The Wardrobe merita indubbiamente come prodotto citazionistico, fa sorridere parecchio, c’è molta ironia. Vale molto meno in quanto avventura grafica, troppo altalenante nella qualità. Se siete dei nerd fino all’osso consigliamo comunque di provarlo. Magari accompagnatevi con qualche video su YouTube per i momenti meno chiari.