donkey kong country tropical freeze

Donkey Kong Tropical Freeze sparato a 60 euro fa meditare

Donkey Kong Country Tropical Freeze, una delle migliori esclusive per WiiU, è disponibile da qualche giorno anche su Switch. Il porting contiene ben poco di nuovo rispetto alla versione originale uscita nel 2014, in sostanza delle feature per i neofiti, ma rimane sicuramente un gran prodotto che vale la pena di recuperare. Almeno in teoria, visto il comportamento abbastanza scorretto di Nintendo riguardo alla monetizzazione. Sì, perché nonostante il prezzo originale fosse di 50€ su Wii U (ora circa 20€), Tropical Freeze su Switch costa la bellezza di 60€.

Tutto ciò è anacronistico, specie se consideriamo che si tratta del porting quasi invariato di un titolo uscito 4 anni fa. Se lo confrontiamo con South Park The Stick of Truth, coetaneo e anch’esso rilanciato in remaster su current gen, notiamo una differenza di 30€ centesimo più, centesimo meno. Era già successo qualcosa di simile con Mario Kart 8, Pokken Tournament, Hyrule Warriors e altre re-release, ma in quei casi l’opinione pubblica aveva sommariamente ignorato il problema giustificando le pompose etichette con la presenza di contenuti aggiuntivi e impercettibili migliorie.

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Donkey Kong Tropical Freeze è un porting venduto a prezzo superiore all’originale

La nota dolente di fondo è comunque la stessa. Nintendo ritiene di poter far pagare di più i propri videogiochi (e accessori) rispetto alla concorrenza. Prendiamo i prezzi dell’eShop, ridicolmente alti persino rispetto a quelli del retail senza alcuna reale motivazione. Di sconti, poi, se ne vedono raramente e mai in grado di convincere l’utente medio all’acquisto. L’azienda non vuole accettare la legge della svalutazione, ragion per cui a un anno di distanza Breath of the Wild, Splatoon 2, ARMS, etc. mantengono il pieno valore. Al contrario, le esclusive di Sony come Horizon, Persona 5 o Gravity Rush 2 sono già state ampiamente scontate fino ad oltre il 50%. Qual è, in questo caso, la differenza? Forse Nintendo ce l’ha più grosso? O forse è soltanto più furba/avida, ipotesi decisamente più plausibile.

Chiaro che a nessun publisher venga mai chiesto di far beneficenza, andrebbe contro i principi stessi del marketing. È impossibile, tuttavia, non infastidirsi quando si adottano pratiche insensate e anti-consumatore, peraltro difese a spada tratta dalle cerchie di fanboy spruzzanti nonsense nella speranza di sopperire alla mancanza di risposte logiche da parte del loro beniamino in giacca e cravatta. Ricordo ancora le affermazioni deliranti riguardo al Pro Controller e a tutti gli accessori di Switch vergognosamente sovrapprezzati, come del resto la console stessa. Probabile che a Kyoto stiano iniziando a sentirsi una sorta di Apple dei videogiochi, compagnia dai diktat talmente aurei da far impallidire le bolle papali del XV secolo.

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Nintendo dovrebbe rivedere il proprio rapporto con i soldi

In un mondo dove si ricorre a sitacci come G2A e Kinguin per risparmiare qualche euro sul digitale o addirittura si pirata bellamente, la strategia di Nintendo è tutt’altro che lungimirante. Innumerevoli possessori di Switch si dichiarano scontenti dall’eShop e sono passati a Steam, Live e PSN. Del resto per quale assurda ragione dovrei spendere 10€ in più per la versione Switch di Rime oppure pagare il doppio per il porting di Doom? Non ha un fottuto senso. Nel caso di Donkey Kong avrei pure potuto sopportare il prezzo pieno, se solo all’interno del pack ci avessero inserito anche Country Returns. Quella sarebbe stata un’ottima mossa capace di conciliare offerta e profitti. Non di certo vendermi un porting di 4 anni fa a 60€, cara Nintendo.

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