Death End Re;Quest – Recensione | Per gli amanti dei JRPG atipici

Death End Re;Quest è una di quelle perle nascoste che a meno di spulciarsi il calendario delle uscite nipponiche o di militare regolarmente su Siliconera e Gematsu si fatica a rinvenire. Gli sviluppatori, Compile Heart, sono gli autori di Record of Agarest War e Hyperdimension Neptunia. Si tratta di serie di nicchia, popolari in Giappone ma che qui stentano ad emergere anche per mancanza del dovuto marketing e della copertura da parte dei siti specializzati, troppo impegnati a leccare le suole dei publisher occidentali e promulgare idee politiche a mo’ di attivisti online.
A una prima occhiata molto superficiale Death End Re;Quest potrebbe essere bollato come visual novel semi-erotica, occhiata che nel caso di alcune testate corrisponde alla recensione registrata su Metacritic. In realtà l’aspetto “moe” si ferma soltanto al design di alcuni personaggi e il gioco dimostra un certo spessore sia a livello narrativo che di gameplay.

death end re quest recensioneDeath End Re;Quest – Recensione

Data di uscita: 19/02/2019
Versione recensita: PS4
Disponibile su: PS4
Lingua: Inglese
Prezzo di lancio: €59.99

Death End Re;Quest ci mette nei panni di due protagonisti che vivono in mondi separati. Il primo, Arata Mizunashi, è un programmatore impiegato presso una software house giapponese, Enigma, che si occupa di giochi in realtà virtuale. L’altra, Shina Ninomiya, è una sua collega intrappolata all’interno di un videogioco, World Odyssey. I due lavorano insieme al suddetto titolo, quando da un giorno all’altro non si hanno più notizie di Shina e il progetto viene cancellato.

La ragazza si risveglia misteriosamente all’interno di World Odyssey, i cui server sono afflitti da bug piuttosto inquietanti. Coordinandosi via chat con Arata, il quale riesce ad individuarla prontamente, dovrà cercare di finire il gioco e attivare la sequenza di ending per sperare di uscirne viva. In realtà le cose sono molto più complicate di così ma preferiamo non spoilerare nulla e lasciarvi il piacere della scoperta come farebbe Alberto Angela.

Infatti la storia di Death End Re;Quest, che si snoda per circa 30 ore, è zeppa di momenti esaltanti e gode di un’ottima sceneggiatura. Per certi versi ci ha ricordato Steins;Gate, ma anche un po’ Danganronpa, Zero Escape e Psycho Pass, grazie a un sapiente mix tra fantascienza, horror psicologico e soprannaturale, con anche interessanti sfondamenti della quarta parete. Il tutto risulta davvero godibile. Siamo arrivati ai titoli di coda con il fiato sospeso, a testimonianza della qualità di un intreccio sì lungo e intricato ma anche avvincente e dal giusto ritmo.

Death End Re;Quest – Video recensione

La formula espositiva prevede una maggioranza di sezioni in stile visual novel interamente doppiate sia in inglese che in giapponese e alcune cutscene animate in 3D. C’è un bel po’ da leggere ma per fortuna niente di troppo prolisso. Chiaro, si tratta di un gioco da gustarsi lentamente perché sessioni troppo dilatate potrebbero diventare pesanti. Ah, e se vi dà fastidio il “moe” (alias ragazze mezze nude con voce stridula) non preoccupatevi affatto, in quanto come dicevamo in apertura è ben contestualizzato e non riveste alcun ruolo nella narrativa.

Un altro simpatico extra è rappresentato dalla cinquantina di finali alla Nier Automata. A volte verrete messi davanti a bivi e una scelta errata vi porterà a un triste epilogo con game over. In quel caso dovrete ricaricare l’ultimo salvataggio e selezionare l’altra opzione. Non serve a niente in realtà, eccezion fatta per i finali segreti sbloccati completando tutte le missioni secondarie (purtroppo delle banali fetch quest), ma in fin dei conti l’aggiunta non dispiace.

Per quanto riguarda il lato puramente ludico, Death End Re;Quest rientra nella categoria dei JRPG. L’esplorazione avviene all’interno di percorsi brevi e lineari che culminano in dungeon dal design spesso intricato. I nemici sono visibili, e collidere con le loro hitbox dà il via agli scontri. Questi avvengono in arene medio-grandi in stile Tales, con la differenza che qui il terreno è disseminato di tasselli corrotti che danneggiano e provocano malus al contatto.

Il sistema di combattimento prevede turni fissi, durante i quali potremo muoverci liberamente sul campo. Buona parte delle mosse si basa infatti sul posizionamento, essendo dotata di portate definite. Una tipica cura richiede ad esempio che vi troviate vicino ai compagni di squadra che desiderate guarire, mentre un attacco fisico vi obbliga ad accorciare le distanze con il bersaglio. Il raggio d’azione della manovra sarà visualizzato appena prima di confermare la combo.

death end re quest recensione

Death End Re;Quest ha un sistema di combattimento a turni profondo

Sì, perché non si attacca una sola volta ma ogni personaggio ha a disposizione ben 3 mosse per turno, eseguite in successione. Ciò consente di creare combinazioni sempre diverse e sbloccarne di nuove quando si indovina la giusta serie. In sostanza se mescolerete tre attacchi compatibili ne otterrete uno più potente e lo potrete equipaggiare subito dopo il combattimento.

Ma c’è un ulteriore strato di profondità. Oltre al sistema di debolezze e resistenze in stile Pokémon, per cui bisogna calcolare le proprie strategie a seconda della situazione, è interessantissimo l’uso della fisica. Gli avversari colpiti con attacchi di un certo tipo vengono spinti in lontananza rimbalzando sia sui muri che su altri nemici in traiettoria, subendo danni.

Si può anche spingerli sopra i tasselli corrotti di cui parlavamo prima per distruggerli senza beccarsi i malus. Quando almeno il 50% dei tasselli viene distrutto, è possibile attivare dei poteri speciali come aumenti statistici, evocazioni e mini-giochi abbastanza folli. Questi ultimi consistono in modifiche in tempo reale del sistema di combattimento con quello di altri generi videoludici. Modalità shooting? C’è. Picchiaduro? Anche. Puzzle? Pure. Sono in tutto 6 e usarli è piuttosto divertente, oltre che efficace.

In generale ogni parte del sistema di combattimento di Death End Re;Quest riesce a soddisfare appieno persino i palati più fini e gli esperti di JRPG. La grande profondità meccanica e la libertà di sperimentare con personaggi e mosse ben diversificate ci ha convinti senza riserve. Dove si pecca è invece nella gestione della progressione e nel bilanciamento della difficoltà.

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Ci sono parecchi minigiochi in questo Death End Re;Quest

Le statistiche salgono con l’aumento dei livelli ma oltre questo non si va. Fuori dai combattimenti potremo giusto equipaggiare un’arma e tre oggetti che fungono solo da addendi numerici. Niente effetti aggiuntivi, niente meccaniche interessanti in tal senso. Come se non bastasse qualunque oggetto in game costa cifre spropositate fin dall’inizio e si arriva al punto in cui negli ultimi capitoli bisogna svuotare completamente il borsello per comprare un unico articolo dal mercante. Perché? Non l’abbiamo ancora capito. Forse sadismo.

Poi c’è il problema difficoltà, bassa per buona parte dell’avventura con dei picchi improvvisi e fastidiosi. Non avviene una crescita progressiva man mano che si procede: un dungeon nel mid game può essere infernale come uno nel late game può essere una passeggiata. Lo stesso dicasi per i boss che peraltro hanno il brutto vizio di uccidere con un solo colpo a caso. Magari un attacco infligge 230 danni e il successivo 3000 senza tante spiegazioni. Fortunatamente c’è la possibilità di resuscitare anche più personaggi contemporaneamente con una sola mossa ma il bilanciamento risulta comunque troppo approssimativo.

Sul comparto tecnico non c’è un granché da dire, vista la preponderanza di scene in stile visual novel. I disegni sono gradevoli e hanno personalità a sufficienza. Di contro i modelli 3D mancano del tutto di espressività e animazioni apparendo come manichini sulla scena. Peccato perché le ambientazioni sono ben curate dal punto di vista prettamente scenico, specialmente nelle fasi finali. Buoni gli effetti di luce e particellari, sufficienti le texture. Accettabile il framerate fisso a 30 per la tipologia di gioco, anche se non avrebbe guastato tentare di raddoppiarlo almeno su PS4 Pro. Altalenante infine la soundtrack che prova a risollevare una colonna sonora blanda e ripetitiva con un paio di tracce vocali pregiatissime come Caligula Syndrome.

Consigliato


Piccole lacune a parte, Death End Re;Quest è un titolo che se siete appassionati di JRPG non dovreste perdervi. Ha tutto ciò che un giappofilo potrebbe desiderare, dalle poppe allo sci-fi di prima scelta, con intorno un sistema di combattimento intelligente e per certi versi innovativo. E stranamente è pure riuscito a scampare alla censura puritana di Sony, quindi tanto di cappello. Di sicuro, per quanto ci riguarda, è il miglior lavoro di Compile Heart finora. Davvero una bella sorpresa.

Pregi Difetti
  • Comparto narrativo lodevole
  • Sistema di combattimento profondo e divertente
  • Oltre 30 ore di contenuti e finali multipli
  • Un po’ carente sul lato tecnico
  • Bilanciamento incerto
  • Progressione limitata

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