Cyberpunk 2077

Cyberpunk 2077 crolla su Steam, petizione per i contenuti tagliati

Mentre gli sviluppatori di CD Projekt Red continuano a lavorare per risolvere i problemi di Cyberpunk 2077, il numero di giocatori su Steam subisce un crollo in qualche modo inaspettato, con un calo del 79%. Per fare un raffronto, The Witcher 3 aveva visto un calo simile dopo tre mesi dal lancio, dimostrandosi quindi molto più longevo per la propria community. Cerchiamo però di approfondire e dare un po’ di contesto.
Cyberpunk 2077 ha fatto segnare al lancio un vero e proprio record per Steam, con oltre un milione di giocatori contemporaneamente online. Nessuno – o quasi nessuno – aveva idea che il gioco fosse afflitto da una mole spaventosa di bug, che ha delineato una situazione sensibilmente peggiore rispetto a quella vista in The Witcher 3 al lancio (ricordiamoci infatti che anche The Witcher 3 non è stato rilasciato in forma ottimale, c’erano tanti problemi).

Cyberpunk 2077 crolla su Steam

Il numero di giocatori di Cyberpunk 2077 su Steam è quindi calato in maniera repentina dopo un lasso di tempo piuttosto ridotto, e le motivazioni sono tante. C’è il discorso bug, certo, ma c’è anche una percezione del gioco molto diversa rispetto ai tempi di The Witcher 3. Cyberpunk 2077 ha avuto uno sviluppo a dir poco travagliato, con CD Projekt Red che ha preso delle decisioni discutibili, operando tra l’altro una serie di tagli ai contenuti del gioco e rimuovendo feature promesse in fase di marketing. Il gioco finito è apparso molto più vuoto e meno coinvolgente di quanto trailer e comunicati stampa lasciassero intendere. Il che è una cosa normalissima in questo campo, ma anche un comportamento che in pochi si aspettavano da CD Projekt Red. Il danno di immagine è stato gigantesco, e a questo si sono aggiunte le class action già avviate dagli investitori.

Keanu-Reeves-Cyberpunk-2077 Steam

CD Projekt Red si è ritrovata con un progetto enorme, passando in pochi anni dall’essere una piccola software house a un colosso del gaming. È bene allora ricordarsi che, nonostante fatturi più di Ubisoft, CDPR non è Ubisoft, che ogni anno può prendere lo stesso engine, sviluppare qualche asset e pubblicare un nuovo open world. Con Cyberpunk 2077 CDPR doveva creare – quasi – tutto da zero, andando incontro a problematiche che, forse, non ha saputo prevedere.
Il calo dei giocatori su PC è quindi comprensibile, e immaginiamo che sulle console della corrente generazione sia stato simile, se non peggiore. Teniamo presente infatti che la versione PC (Steam o GOG) di Cyberpunk 2077 può contare sulle mod, che tendono a incrementare la longevità di qualsiasi videogame. Può trattarsi di contenuti estetici, di quest e missioni addizionali, o elementi che modificano il gameplay, come la recente mod – ancora in sviluppo – che abilita la tanto richiesta telecamera in terza persona.

La petizione e i contenuti tagliati

Adesso è apparsa online anche una petizione che chiede a CD Projekt Red di ripristinare nel gioco i contenuti promessi. Naturalmente vi invitiamo a firmarla se desiderate supportare la causa, è un modo come un altro per farsi sentire. Secondo rumor piuttosto insistenti, lo sviluppatore avrebbe già in mente di rilasciare i contenuti tagliati attraverso DLC gratuiti. C’è chi parla di una sorta di versione 2.0 di Cyberpunk 2077, un rilancio sulla falsariga di No Man’s Sky. Speculazioni che arrivano da presunti dipendenti di CD Projekt Red, che potrebbero essere verisimili, ma che in fondo non hanno molta importanza. Quello che oggi sappiamo per certo è che Cyberpunk 2077 non era pronto alla pubblicazione, né su Steam, né sulle console di corrente generazione, né soprattutto su quelle della generazione passata. Sappiamo per certo anche che il problema non sono i bug. O meglio, non sono solo i bug, ma tutti quegli elementi che erano stati promessi e che non sono mai arrivati nelle mani dei giocatori.

Cyberpunk 2077, ovvero l’early access impossibile su Steam

Gli sviluppatori di Hades sono andati avanti per anni con un prodotto in accesso anticipato, lasciandosi finanziare dai giocatori, ricevendo feedback e continuando a lavorare fin quando il prodotto non fosse realmente maturo e pronto per la sua versione 1.0. Cyberpunk 2077 è stato pubblicato invece per andare incontro alle esigenze di investitori che non volevano perdere la finestra del natale. CD Projekt Red ha dovuto mettere sulla bilancia due pesi: uno erano gli investitori, l’altro erano i giocatori. È chiaro chi dei due fosse più importante, e per una compagnia di queste dimensioni è assolutamente normale che gli investitori abbiano la priorità. Nulla di sorprendente o di nuovo sotto il sole. Decisioni lineari e sbagliate, tante, troppe. Scelte infelici che oggi portano Cyberpunk 2077 a quel -79% su Steam. È una cosa inevitabile, per adesso.

Perché quando hai bisogno di un DLC per reintegrare contenuti tagliati durante lo sviluppo, significa che stai sbagliando qualcosa. Significa che, forse, non hai avuto abbastanza tempo per finire il lavoro. Oppure significa che il lavoro stesso non è stato gestito in maniera ottimale. In questo momento Cyberpunk 2077 dovrebbe essere uno di quei giochi in accesso anticipato su Steam. Uno di quei giochi su cui non puoi prendertela tanto, se le cose non funzionano bene, perché in fondo ci stanno ancora lavorando. Dovrebbe essere uno di quei giochi in cui la community si ritrova sul forum ufficiale, pubblica i propri feedback, stila delle liste piene di consigli, di idee. Luoghi di ritrovo in cui gli sviluppatori stessi o chi per loro trovano il tempo e soprattutto la voglia di dialogare con la propria community, per capire se le richieste siano effettivamente sensate o meno, se siano fattibili o meno. Si prova, si testa, si instaura un dialogo, si costruisce insieme qualcosa, possibilmente qualcosa di buona. Questo è un approccio valido, progressivo, senza il fiato sul collo di una Borsa che chiede il costante incremento del tuo valore azionario.

CD Projekt Red è oggi un’azienda troppo grossa per questo genere di cose. Poteva farlo ieri, quando c’era The Witcher, ma non oggi. Crescere significa anche cambiare, ed anche questa è una cosa inevitabile.


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